domenica 22 agosto 2010

Premier: niente trattative, fiducia o urne Fli: pronti a dar vita ad un nuovo partito


«Non accetteremo un voto sul 95% della mozione che conterrà i cinque punti programmatici, non intendiamo trattare sul 5% relativo alla giustizia. Prendere o lasciare»: è stato questo il ragionamento svolto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso del vertice di questa mattina a Palazzo Grazioli a cui hanno partecipato, tra gli altri, Denis Verdini, coordinatore nazionale, Marcello Dell'Utri, Michela Brambilla e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. «L'incontro è di certo servito a prepararsi all'ipotesi di voto anticipato» ha detto il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, il quale ha precisato che nell'incontro si è organizzata la presenza sul territorio, vista la «concorrenza della Lega» e la nascita di Futuro e libertà.

Berlusconi: non ho intenzione di farmi logorare dai finiani. Berlusconi ha ribadito di non avere nessuna intenzione di farsi logorare in estenuanti trattative con i finiani. La fiducia che il governo chiederà sui cinque punti programmatici non potrà riguardare solo alcuni aspetti del programma e non gli altri, ma dovrà essere complessiva sull'intero pacchetto. Il nodo è ovviamente quello della giustizia, e in particolare sul cosiddetto processo breve che alcuni esponenti finiani hanno già detto di voler discutere. Ma il premier, ai presenti, è sembrato determinatissimo a non accettare nuove estenuanti trattative: o lo votano al cento per cento o arrivederci e grazie, è stato il suo ragionamento.

Bocchino: prendere o lasciare è una logica commerciale. «La logica del "prendere o lasciare" non appartiene alla politica, ma al commercio». Italo Bocchino, capogruppo di Fli alla Camera, reagisce così all'aut aut del premier. «Se il Pdl - afferma Bocchino - considera Fini fuori da quel progetto politico, lui avrà il dovere nei confronti degli elettori di dar vita ad un nuovo soggetto politico». Il capogruppo Fli conferma l'intenzione dei finiani di dare la fiducia al governo sui 5 punti «senza però "coartare" la nostra libertà di approfondire alcuni temi, a partire dal processo breve».

Berlusconi: «Fini ha cattivi consiglieri». «Se Gianfranco Fini a Mirabello annuncerà di voler fondare un partito tradirà gli elettori - ha detto il premier - Ma non credo che si dimetterà da presidente della Camera». Il premier sostiene che il presidente della Camera ha dei cattivi consiglieri. Il Cavaliere non avrebbe fatto nomi, limitandosi a dire un generico "quei soliti tre", ma nessuno dei presenti ha avuto dubbi sul fatto che Berlusconi avesse in mente Granata, Bocchino e Briguglio. Quelli che, a suo dire, vogliono solo alimentare lo scontro. Quanto ai moderati, il premier si è detto convinto che un gruppo nutrito di finiani non seguirebbe il loro leader nel caso in cui si dovesse arrivare ad una redde rationem nella maggioranza. «Chiederemo a ognuno di loro se vogliono tenere fede agli impegni presi e sono convinto che non tradiranno i loro elettori» ha detto il premier.

«Casini dovrebbe venire con noi». Berlusconi auspica il ritorno dei centristi nel centrodestra. «Pier Ferdinando Casini dovrebbe venire con noi - ha detto Berlusconi - Sarei contento se entrasse nella nostra squadra, anche perché lui stesso avrebbe dei vantaggi, visto che, come dimostrano le Regionali, con noi l'Udc prende più voti, mentre con la sinistra li perde».

Bossi: votare comunque, mai con Casini. «Berlusconi ha detto che ha un progettino da portare in Parlamento. Se lo votano bene altrimenti si va alle elezioni. Io penso che bisogna andare alle elezioni comunque». Lo ha detto il leader della Lega Umberto Bossi. «Mi sembra improbabile - ha aggiunto - che si possa andare avanti così». Il leader della Lega Umberto Bossi che questa sera ha parlato alla festa del Carroccio ad Alzano Lombardo, ha annunciato di aver telefonato a Berlusconi per dirgli che non accetta alcuna alleanza con Pier Ferdinando Casini. «Ho telefonato a Silvio - ha detto Bossi - e gli ho detto che non va bene. Gli ho detto guarda che con Casini noi non ci stiamo. Nomen omen, Casini uguale a casino».

«Il processo breve è una nostra priorità, è già stato approvato dal Senato ed è un punto del nostro programma», ha detto il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, dopo il vertice di stamani. «Sono convinto - ha proseguito - che ci sarà un'ampia maggioranza sul documento programmatico approvato nel vertice di ieri. Se c'è qualcuno che volesse derogare a questo fatto, l'unica alternativa è il voto».

Di fronte alla mozione di fiducia che «conterrrà una definizione e un'articolazione precisa della linea di maggioranza», Fini e gli esponenti di Futuro e Libertà «dovranno fare una scelta chiara», ha aggiunto Cicchitto. «Stavolta non staremo al gioco della approvazioni generiche - ha puntualizzato - per poi piantare casini specifici», come nel caso della legge sul processo breve il cui testo, aggiunge Cicchitto, resterà quello approvato al Senato, già votato da «tutti i soggetti della maggioranza, finiani compresi».

«Se non avrò la fiducia dal Parlamento elezioni a dicembre» aveva già detto Berlusconi nella conferenza stampa seguita ieri sera al vertice del Pdl durato quasi sei ore e dal quale è uscito un documento programmatico in 5 punti: federalismo fiscale, fisco, Mezzogiorno, giustizia e sicurezza e il rilancio dello scudo per le alte cariche dello stato e il processo breve.

Fiducia sul programma o voto. A fine settembre il Pdl - è stato deciso nel vertice di ieri sera - presenterà una mozione sulla quale il premier chiederà la fiducia. «Sui punti del programma - ha avvertito il premier - non accetteremo trattative come quelle avvenute in passato. Se non otteremo l'impegno della maggioranza non ci sarebbero alternative al voto entro dicembre perché oltre questo tempo sarebbe negativo per il paese». Quindi ha ribadito il no a governi tencici («No a un governo di sconfitti, non si può cancellare la volontà degli elettori») e ha aggiunto: «Se ci fossero le elezioni otterremmo un grande risultato con percentuali oltre il 50 per cento».

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si dichiara disposto a votare la fiducia, ma chiede di «vedere meglio» i testi delle leggi che metteranno nero su bianco i 5 punti. «Il documento varato dal vertice del Pdl è condivisibile al 95%. Alcuni punti sono addirittura lapalissiani, la fiducia sembra scontata», ha sottolineato il presidente dei deputati di Fli, Italo Bocchino. «Nessuna sorpresa, è un documento lapalissiano perché chiede cose che sono in gran parte già nel programma del Pdl. Rimane aperta solo la questione del processo breve. È una vittoria di Fini», ha aggiunto Bocchino.

Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, accusa: «Berlusconi certifica il fallimento di questi due anni di governo: adesso la parola è al Parlamento».

«Berlusconi finalmente getta la maschera e dice in realtà che cosa vuole: una giustizia a suo uso e consumo, un fisco che assicura impunità agli evasori e un politica economica solo a favore della cricca piduista di cui fa parte», ha dichiarato Antonio Di Pietro, leader di Idv che aggiunge: è l'ora di «mandare a casa il satrapo nostrano».

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