mercoledì 4 agosto 2010

“Quella casa? Era un peso”


di Sara Nicoli

“Io non capisco proprio, la vendita di quell’appartamento l’abbiamo messa pure a bilancio...”. Donato Lamorte, 22 anni di vita politica prima a gestire l’Msi, poi An e oggi presidente del comitato dei 9 garanti di ciò che resta del partito, proprio non si capacita. “La storia andò così...”.

Ecco, ce la racconti...

La vendita di quell’immobile a Montecarlo è precedente al 2008, quando si è formato il Pdl e quando si è deciso di far confluire (entro il 31 dicembre del 2011) tutti i beni di An dentro la Fondazione An che si dovrà occupare di Cultura.

Certo, ma cosa c’entra questo con la vendita dell’appartamento a Montecarlo ?

C’entra, perché An ha beni immobili che molto spesso sono frutto di donazioni oppure che noi abbiamo comprato riempiendoci per anni di cambiali. E questo perché c’è stato un lungo periodo di tempo in cui nessuno ci voleva affittare appartamenti per metterci dentro le nostre sezioni e così noi ci tassavamo e li compravamo.

Avete già alienato una parte del patrimonio? Perché?

Per fare cassa, molto spesso. Abbiamo venduto, per esempio, un altro appartamento in via Somalia, un altro immobile a Monterotondo, un altro ancora a Ostia. Ma tutto questo prima del 2008. Ora si attende di far confluire tutto dentro la Fondazione.

Ma ci racconta come è stato venduto l’appartamento di Montecarlo?

Era un posto fatiscente, dove bisognava pesantemente mettere le mani e più della cifra che ci abbiamo tirato fuori, 300 mila euro, di certo non poteva valere...

Bene, ma com’è andata?

Chi decideva la vendita degli immobili era il senatore Franco Pontone, di concerto con il presidente di An, ovvero all’epoca Gianfranco Fini.

Chi si occupava di scegliere i possibili acquirenti?

Sempre Pontone. Non era mio compito interessarmi di quelle faccende, ma credo che anche Fini lasciasse mano libera a Pontone di decidere. Non so com’è andata la scelta della società, ma di solito prendevamo chi offriva di più. Consideravamo quell’immobile più un peso che una risorsa.

Quindi Fini, secondo lei, sapeva?

Non ho idea, ma immagino che Pontone lo avesse messo a parte della decisione. E comunque questa storia dell’appartamento mi sembra una montatura, abbiamo sempre fatto le cose alla luce del sole, non abbiamo nulla da nascondere”.

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