venerdì 13 agosto 2010

Si chiama giornalismo, questo?



ALEXANDER STILLE

Si chiama giornalismo, questo? Com’era prevedibile (anzi previsto, perfino minacciato) Gianfranco Fini è sotto attacco da quando ha fatto il suo “strappo” dal Pdl di Silvio Berlusconi. Giorgio Stracquadanio, parlamentare Pdl aveva detto che bisognava sottoporre Fini al “trattamento Boffo” ricordando lo squallido episodio dell’ex-direttore di Avvenire, Dino Boffo, costretto a dimettersi a colpi di dossier, nonostante il fatto che alcune delle carte pubbblicate dal Giornale della famiglia Berlusconi fossero false come ammesso dal direttore Vittorio Feltri dopo che il danno era fatto e Boffo reso innocuo. Fango e falsità che non hanno impedito a Stracquandanio di lanciare il suo proclama: “Boffo si è dimesso da Avvenire per il martellamento del Giornale, anche su Fini eserciteremo una pressione costante”.

Un meccanismo che abbiamo visto tante volte all’opera durante l’avventura politica di Berlusconi. E’ toccato a Indro Montanelli, un giorno considerato il piu’ grande giornalista italiano del XX secolo poi, quando ha rifiutato di seguire gli ordini di Berlusconi, subito attaccatto come un ingrato, una voltagabbana, un vecchio fascista camuffato, ecc. Ad Umberto Bossi, ora alleato fedele di Berlusconi e quindi trattato con grande rispetto dagli organi di casa Berlusconi, massacrato durante i mesi del cosidetto “ribaltone” quando “tradì” Berlusconi e si alleò con il centro-sinistra.

Nel 2004, dopo le elezioni europee in cui Berlusconi perse molti voti, e Marco Follini, allora leader dell’Udc dichiarò (un po’ come Fini) “La monarchia è finita, deve cominciare La Repubblica” Berlusconi reagì minacciando una manganellata mediatica. “Marco, continua così e vedrai come ti tratteranno nei prossimi giorni le mie televisioni. (…) Non fare finta di non capire, la questione della par condicio è fondamentale. Capisco che tu non te ne renda conto visto che sei già molto presente sulle reti Rai e Mediaset”. Quando Follini sottolineò che di fatto nell’ultimo mese lui era stato presente solo per 42 secondi sulle reti di Berlusconi, il premier rispose: “Non dire sciocchezze la verità è che su Mediaset nessuno ti attacca mai”. “Ci mancherebbe pure che mi attacchino”. “Eppure se continui così te ne accorgerai”. E Follini replicò: “Voglio che sia messo a verbale che sono stato minacciato”.

Quando un giornalista attacca o non tratta bene un personaggio politico secondo il comportamento sugli ordini del suo padrone è giornalismo? O qualcos’altro: propaganda, ufficio stampa, pubbliche relazioni? I giornalisti di destra sostengono che loro sono come tutti gli altri. I giornalisti di Repubblica, per esempio, non sono anche loro di parte? Il giornale tifa apertamente per l’opposizione di centro-sinistra. Nessuno e’ obiettivo e quindi che differenza tra gli uni e gli altri?

A mio avviso, la differenza c’e, ed è molto grande. La cosa che, secondo me, separa il giornalismo dalla propaganda politica è la volontà – anzi il dovere – di raccontare anche le notizie che vanno contro il tuo punto di vista personale, che sono scomode per la tua tesi preferita e per la causa politica in cui ci si riconosce. Quindi quando la sinistra italiana sbaglia – cosa che fa spesso – in genere la Repubblica lo dice. Anzi, spesso le critiche più dure si trovano su giornali come Repubblica, proprio perche il giornalismo è un tentativo di informare e di spiegare la realtà come è non come vorremmo che fosse. Se la destra stravince, il titolo del Giornale è “La destra stravince”. Piaccia o no. Quando invece Berlusconi perde o la sinistra vince, appaiono storie di imbrogli elettoriali oppure articoli che addossano la sconfitta ad altri fattori, altri membri della coalizione del centro destra. Non appaiono mai articoli sgraditi al padrone. La Repubblica, pur apprezzando lo strappo di Fini, ha pubblicato pezzi sugli aspetti poco limpidi della storia della casa di Montecarlo. Mai i lettori del Giornale o di Libero sapranno nulla dei dettagli raccapriccianti di come Berlusconi abbia acquistato la sua reggia di Arcore.

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