Il fronte obliquo della politica: come continuare a non decidere ed esserne fieri
di Bruno Tinti
C’è un’opzione, tra quelle a disposizione di chi deve prendere decisioni, che sta godendo di notevole fortuna: l’astensione. Per dire: ho una moglie e un paio di bambini; però ho anche un’altra donna di cui sono innamorato. Che faccio? Rinuncio all’amore? Abbandono la famiglia? Sia mai, non posso dare questo dolore ai miei cari; però anche la donna di cui sono innamorato... Quindi mi “astengo”: resto in famiglia e continuo a frequentare l’amante; e tutti sono contenti. Situazione questa, in verità, talmente consueta che potrebbe facilmente condurre a un elogio dell’astensione come espressione di sommo equilibrio e prudenza. Non fosse che, presto o tardi, i nodi vengono al pettine. Se passiamo ad altri esempi, l’elogio dell’astensione diventa più difficile. L’amministratore delegato di una grande fabbrica deve decidere se delocalizzare una parte importante della produzione in un paese straniero dove godrà di incentivi statali e di un costo del lavoro ridotto; oppure discutere con i sindacati un contratto di lavoro diverso e più favorevole all’azienda. Che fa, si astiene dal decidere? Se si comportasse così ciò che ne conseguirebbe è evidente per tutti, la fabbrica continuerebbe a languire in perdita costante e, presto tardi, arriverebbe il fallimento. Questi esempi dimostrano che l’astensione è un atteggiamento psicologico da perdenti, proprio di gente che non sa governare la propria vita né le situazioni di cui si è assunto la responsabilità. Insomma, gente insicura, nel migliore dei casi, oppure opportunista e immorale, nel peggiore. Per fortuna, non sempre si è costretti a decidere; ma, quando si deve, rifiutarsi di farlo è sempre sbagliato e spesso immorale.
Il solito “lodo Cicchitto”
PRENDIAMO il caso del sottosegretario Caliendo. E facciamo subito giustizia delle peculiari tesi di B&C, bene esposte da Cicchitto: “La mozione contro Caliendo è gravissima e inaccettabile perché è ancora in corso un procedimento giudiziario”. Cioè: noi del Pdl, che abbiamo sempre detto che i giudici non contano... niente, che i politici sono unti dal popolo, che la politica prende le sue decisioni autonomamente nel rispetto del mandato popolare, che non è accettabile il condizionamento della politica da parte della magistratura; ecco, adesso scopriamo che, se è in corso un procedimento giudiziario, la politica deve fare un passo indietro, aspettare a vedere cosa dirà il giudice e poi... Già, e poi? Presumibilmente, se il giudice dirà che non ci sono reati, intonare canti di vittoria e mantenere Caliendo al suo posto; e, se il giudice dirà che ha commesso gravi illeciti, protestare che trattasi di un giudice comunista e mentalmente disturbato le cui decisioni non possono condizionare il mandato popolare e mantenere Caliendo al suo posto. Ecco, questo dice e dirà Cicchitto (naturalmente su mandato del padrone); ma non c’è da stupirsi, tra tutte le doti del politico l’assenza di coerenza è la più necessaria.
Incapaci manifesti
A SEGUITO di questa straordinaria argomentazione, dunque, il Pdl voterà a favore di Caliendo. Il Pd e l’IdV voteranno contro; e gli altri? I finiani di Futuro e Libertà, l’Udc di Casini e l’Api di Rutelli, cosa faranno? Ecco, da quello che hanno fatto filtrare si sa che si asterranno. Escludiamo subito che questa decisione sia dovuta al fatto che questa gente non riesce davvero a decidere se Caliendo deve restare al suo posto oppure no: un politico che, con tutte le informazioni che sono state fornite su questa storia, non sia in grado di prendere una decisione è meglio che se ne vada a casa per manifesta incapacità.
Quelli che “metti il caso”
ALLORA perché astenersi? Se Caliendo non ha commesso alcun illecito, non ha il diritto di vedersi riconosciuta la sua rettitudine dai colleghi che lo giudicano? E se invece è stato un attivo componente di un’associazione segreta ed eversiva, non è dovere di un parlamentare, eletto dal popolo che gli ha dato la sua fiducia (non è mica un’argomentazione a senso unico, questa) cacciarlo via? Ma naturalmente mi pare di sentirli: le cose non sono così semplici, la politica è una cosa complessa, gli equilibri da mantenere sono importanti. Dunque i nostri riflessivi “non schierati” potrebbero decidere di astenersi per far vedere a tutti che non sono succubi di B&C e che però potrebbero pure diventarlo, dipende... L’astensione è il certificato che dimostra come loro hanno le carte in regola per stare con chiunque (a patto che sia quello che vince): equilibrati, attenti, prudenti e, soprattutto, calcolatori. Caliendo non ha fatto niente di male? Abbi pazienza ma qui si tratta di questioni che vanno al dilà della tua posizione personale. Caliendo è persona indegna di cui il Paese si deve liberare? Abbiate pazienza ma, certe volte, per scopi superiori, si deve pur tollerare qualche piccola ingiustizia.
Fabbriche e opere sante
MENO MALE che le fabbriche sono amministrate in un altro modo. E meno male che, con buona pace del Vaticano, il divorzio permette, a chi non si “astiene”, di avere il controllo della propria vita.
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