di Bruno Tinti
Come tutti sanno
Decisione politica, come testimoniato dal fatto che la maggioranza ha votato compatta per rinviare la decisione e l’opposizione, altrettanto compatta, per concedere subito l’autorizzazione.
È ovvio che l’identità tra il voto del singolo parlamentare e la posizione “ufficiale” del partito di appartenenza esclude l’indipendenza di giudizio; il che, del resto, è la regola tra i nostri politici per i quali i loro sono sempre innocenti e gli altri sempre colpevoli.
Però, prescindendo dagli ordini di scuderia, era giusto processare subito Lunardi (e quindi concedere l’autorizzazione) oppure no? Vediamo.
Lunardi è indagato per corruzione: quando era ministro avrebbe concesso un finanziamento di due milioni e mezzo di euro alla Propaganda Fide, diretta all’epoca dal cardinale Sepe, che, per ringraziamento, gli avrebbe venduto a prezzo di favore (in realtà a una società immobiliare di cui era amministratore il figlio) un palazzo di pregio sito in Roma; per lo stesso reato, ovviamente, anche il cardinale Sepe è indagato.
Sicché tutto lascia pensare che si finirà davanti alla Corte costituzionale. Con quanto vantaggio per la celere definizione del processo ognuno può immaginarlo.
Il fatto è che la corruzione è, come si dice in gergo, un reato a concorso necessario: c’è il corruttore e c’è il corrotto. Il reato sempre uno è, commesso da due persone con ruoli differenti. Perciò, sotto questo profilo, la richiesta della Camera, “datemi anche gli atti che riguardano Sepe, voglio capire bene come sono andate le cose”, è ragionevole.
In altri termini
Se poi ci leggiamo la legge costituzionale 1/1989, scopriamo (articolo 8) che il Tribunale dei ministri deve trasmettere “gli atti con relazione motivata al procuratore della Repubblica per la loro immediata rimessione al Presidente della Camera”. “Gli atti”, non quella parte degli atti che il Tribunale giudica necessaria e sufficiente. Quindi c’è pure un puntello formale alla richiesta della Camera: così dice la legge.
Adesso, siccome tutti ci ricordiamo delle indegnità commesse dal Parlamento in materia di autorizzazioni a procedere, senza distinzioni di partito, è ovvio che anche questa volta pensiamo: questi non autorizzano mai niente, il loro problema è “oggi assicuro l’impunità a te perché domani la dovrai assicurare a me”. Ma, se i politici (tutti) si fossero comportati virtuosamente in passato, magari questo pregiudizio non ci sarebbe. Eh, ma in che mondo vivo? Per tornare con i piedi per terra, il Tribunale doveva proprio mettersi a litigare con
Nessun commento:
Posta un commento