venerdì 22 ottobre 2010

POLPETTA AVVELENATA












È il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, detto “Gigino ‘a purpetta” a dover risolvere il problema

di Antonio Massari

Dalla famiglia Cutolo, della Nuova camorra organizzata, alla famiglia Bidognetti, del clan dei Casalesi: Luigi Cesaro detto “’a purpetta” è stato spesso accusato di legami con la camorra. È stato arrestato e processato, ha passato indenne ogni grado di giudizio, ma restano agli atti le sue frequentazioni e le accuse di collaboratori di giustizia come Gaetano Vassallo, che nella Campania dei Casalesi era il “re dei rifiuti”, per i quali ne ha gestito il traffico, e ai magistrati della dda napoletana ha descritto i rapporti tra Cesaro e la famiglia Bidognetti. Ora però è Cesaro a doversi occupare di monnezza: è il presidente della Provincia di Napoli, eletto con ben 800 mila voti, e siccome la legge impone alle province d’occuparsi dell'emergenza rifiuti, tocca a "gigino ‘a purpetta" gestire il più delicato dei problemi campani. Nel frattempo, alle sue frequentazioni di camorra, si sono aggiunte quelle politiche: d’alto livello, visto che è giunto ad accattivarsi la simpatia di Silvio Berlusconi, al quale inviava mozzarelle a chili: anche il latte delle bufale, allevate nella sua Caserta, gli hanno ingraziato la buona sorte nella politica. Eppure Cesaro, che muove i primi passi nel Psi del suo paese d'origine, Sant'Antimo, d'intoppi ne ha incontrati parecchi, manette incluse.

A METTERLO nei guai, c’è sempre qualche collaboratore di giustizia: nel 1984 viene arrestato perché due pentiti lo accusano di avere rapporti con la Nco di Raffaele Cutolo. Condannato in primo grado, poi assolto in appello e cassazione, riesce a ribaltare la versione dell’accusa. Le sue frequentazioni con il camorrista Pasquale Scotti e la sorella di Raffaele Cutolo, Rosetta, furono spiegate in questo modo: “Il Cesaro – si legge nella sentenza d’assoluzione in appello - ha spiegato che, al fine di sottrarsi alle pesanti richieste estorsive del gruppo Scotti, chiese i buoni uffici di Rosetta Cutolo, la quale inviò una ‘lettera di raccomandazione’ allo Scotti. Tale lettera, consegnata da due donne, emissarie della Cutolo, al Cesaro, venne da costui a sua volta consegnata allo Scotti, che da quel momento cambiò ‘atteggiamento’ nei confronti dell'impresa di Cesaro”.

AL DI LÀ del profilo penale, quindi, resta che Cesaro ammette: per difendersi da Scotti, piuttosto che affidarsi allo Stato, si rivolge all’anti-stato, cioè la moglie di Cutolo. Antonio Sessa, tenente colonnello dei Carabinieri del gruppo “Napoli II”, nel 1991 redige un duro rapporto su Cesaro: “Per quanto compete – scrive il 19 luglio – risulta di cattiva condotta morale e civile. In pubblico gode scarsa stima e considerazione. È solito associarsi a pregiudicati di spicco della malavita organizzata operante in Sant'Antimo e dintorni". Due mesi dopo Sessa invia un rapporto al prefetto di Napoli. Si discute lo scioglimento del consiglio comunale di Sant’Antimo e scrive: “Cesaro ricopre la carica di consigliere provinciale eletto nelle liste del Psi. Numerose sono le relazioni di servizio, redatte dall’Arma di Sant’Antimo, circa le frequentazioni di questi con noti pregiudicati del luogo”. Dal Psi a Forza Italia fino a conquistare con il Pdl la Provincia di Napoli: l'ex uomo della Asl, di strada, ne ha fatta. E ora deve gestire l'emergenza rifiuti: un settore al quale la Camorra non ha mai inteso rinunciare. Da Presidente, Cesaro ha nelle mani la Sapna, che gestisce i rifiuti nella provincia di Napoli: è da questa società che passa l'emergenza, oltre che dalle scelte politiche affidate - per scelta del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi – ai presidenti delle Province. Il pentito Vassallo ha descritto Cesaro come una persona vicina a Francesco Bidognetti, detto "cicciotto e mezzanotte", un tempo a capo dei Casalesi. Gli stessi Casalesi che, sui rifiuti, hanno costruito un impero. Dichiarazioni da verificare, com'è ovvio, a maggior ragione perché Cesaro, dai suoi processi, è sempre uscito pulito, anche quando ha ammesso d'essersi affidato a donna Rosetta, sorella di don Raffaele, per farsi proteggere. È lo stesso Cesaro che oggi, nel caos campano dei rifiuti, rappresenta lo Stato.

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