giovedì 21 ottobre 2010

PORCATA ARMATA




Lodo Calderoli per salvare le “Guardie Padane” sotto processo.
L’Idv: abusi e bugie al Parlamento

di Caterina Perniconi

Le leggi ad personam non sono più solo per Berlusconi. Se 36 esponenti politici della Lega sono coinvolti in un processo per “associazione militare per scopi politici” hanno assolutamente bisogno di un Lodo. A costo di mentire davanti al Parlamento per realizzarlo. Ieri l’Italia dei Valori ha denunciato il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli e ha chiesto le sue dimissioni per aver dichiarato il falso in aula a Montecitorio.

DOPO UN ARTICOLO uscito sul Fatto Quotidiano, il presidente dei deputati dell’Idv, Massimo Donadi, ha presentato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda, alla quale Calderoli ha risposto la scorsa settimana. L’articolo spiegava come nel decreto omnibus entrato in vigore il 9 ottobre, denominato “Codice dell’Ordinamento Militare”, ci fosse una norma fatta apposta per abrogare la pena che prevedeva da 1 a 10 anni di carcere per “chiunque promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare, le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici”. Ovvero un decreto che mentre cancella numerose norme inutili viene usato per camuffare la depenalizzazione di un reato gravissimo, e attuale tanto da esistere un processo in corso contro le famose “Camicie Verdi” padane (che fino a qualche mese fa vedeva imputati anche il leader del Carroccio, Maroni, Borghezio e Speroni). Il ministro, davanti al Parlamento e in diretta televisiva, ha affermato che è stata una commissione tecnica, istituita appositamente con un decreto ministeriale dal governo Prodi nel 2007, a realizzare il Codice e non il suo ministero. Ha dichiarato anche che, dopo l’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei ministri e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, il governo non poteva salvare dall’abrogazione il decreto con una semplice modifica in Gazzetta, trattandosi di modifica sostanziale.

Ma ieri sia Roberto Calderoli sia Massimo Donadi hanno ricevuto una lettera del consigliere di Stato Vito Poli, ex presidente del comitato scientifico citato dal ministro, che dopo aver ascoltato la risposta all’interrogazione parlamentare ha ritenuto necessario denunciarne i contenuti: “Nessun componente del comitato scientifico – scrive Poli – ha proposto (o inserito nel relativo elenco) l’abolizione del decreto in questione”. L’inserimento dello stesso nel Codice “costituisce evidente errore materiale risultando assolutamente incoerente, dal punto di vista logico-giuridico”. E per quanto riguarda la possibilità di rettificare l’errore Poli dichiara che la procedura “tempestivamente attivata dal Capo dell’Ufficio legislativo del ministero della Difesa e condiviso dalla Presidenza del Consiglio” è stata interrotta per “esplicito diniego opposto dall’ufficio legislativo del ministero per la Semplificazione normativa”. Insomma, la norma è stata proposta, inserita e difesa dagli uomini di Calderoli.

ANTONIO DI PIETRO ha annunciato un esposto in procura per i reati d’abuso dopo una “porcata ministeriale” e un’immediata mozione di sfiducia. Donadi ha informato con una lettera anche la presidenza della Repubblica: “Poiché ritengo la lettera del consigliere Poli sicuramente attendibile, ne consegue che il ministro Calderoli avrebbe non solo mentito al Parlamento e al Paese, ma che, verosimilmente, sarebbe intenzionalmente intervenuto dapprima per includere quel reato tra le norme da abrogare e successivamente per assicurarsi che l’abrogazione entrasse in vigore”. Tra l’altro il danno non è rimediabile. Perché il fatto che questa legge sia stata promulgata permette agli imputati di invocarla, per favor rei,anche qualora venisse cancellata. “Dagli atti parlamentari si evince la mia totale estraneità e non responsabilità riguardo a quanto mi viene contestato” ha risposto Calderoli. In ogni caso i suoi compagni di partito sono salvi.

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