giovedì 18 novembre 2010

Caccia ai transfughi in Transatlantico al Pdl serve quota 316 o qualche assenza


di CARMELO LOPAPA

ROMA - "Offerte, rialzi, ribassi, sembra di stare a Wall Street" la butta lì in Transatlantico, a metà giornata, il finiano Aldo Di Biagio. Ci sono liste che passano di mano, deputati avvicinati dai colleghi pidiellini, telefonini che trillano, parlamentari che entrano ed escono dallo studio di Gianfranco Fini al primo di piano di Montecitorio. Deputati e ministri del Pdl si riuniscono al gruppo con Cicchitto e tirano le somme: oggi contano su 305 deputati rispetto ai 316 necessari: parte la caccia agli undici. Ma - qui sta il punto di svolta - ne potrebbero bastare anche 4-5 in meno se altrettanti centristi o finiani, contrari alla sfiducia, il 14 dicembre se ne stessero a casa, abbassando il quorum. Tra i falchi berlusconiani parte così la rincorsa alla mezza dozzina. Quattro i finiani ritenuti quanto meno "avvicinabili" dalla corte del Cavaliere, un paio gli udc, tentano anche con un dipietrista, ma a fine giornata il carniere resta quasi a secco.

Anzi, la maggioranza perde altri pezzi, anche di peso. Dovrebbe annunciare ad ore il passaggio dal Pdl all'Udc di Casini il siciliano Dore Misuraca. Deputato un tempo vicino a Micciché, sta per fare armi e bagagli col suo carico di voti: la sua famiglia è titolare di una clinica e punto di riferimento politico del potente mondo della sanità privata nell'isola. Sono segnali. Come lo sono i giuramenti di fedeltà a Casini degli udc pur avvicinati, da Alberto Compagnon ("Sto col leader, non ho crisi di coscienza") ad Angelo Cera, che si schermisce: "Il corteggiamento lo detesto, sto bene dove sto". Il leader centrista si tiene stretti i suoi, ma anche Gianfranco Fini ha il suo bel da fare, in queste ore. Il senatore Giuseppe Valditara gli ha portato in studio il senatore pidiellino Piergiorgio Massidda, da tempo in rotta col partito, ma ancora in bilico. Esce da Montecitorio e nicchia: "Non ho ancora deciso, c'è tempo fino al 14 dicembre". Anche se i finiani si dicono ottimisti.

La vera partita si è aperta sulle resistenze dei 4-5 futuristi a votare la sfiducia. Al vertice di Fli nella sede di FareFuturo, Urso, Bocchino, Briguglio e gli altri hanno parlato di congresso, della probabile campagna elettorale (e relativo budget), ma anche dell'astensione sulla sfiducia a Bondi il 29 novembre, e di come arginare i dubbiosi. Carmine Patarino, indicato tra gli incerti, diventa responsabile organizzazione per il Sud di Fli. Catia Polidori, finita nel toto "abbordabili", diventa capogruppo in commissione Attività produttive. L'ex militare Gianfranco Paglia è uscito rassicurato, raccontano, dal faccia a faccia avuto con lo stesso Fini.

È una guerra psicologica, in aula e fuori. A un certo punto della giornata, un ministro Pdl mette in giro la voce che l'ormai ex ministro Andrea Ronchi non voterebbe la sfiducia. Lui stronca l'indiscrezione: "Non c'è alcuna possibilità di defezione". Restano tuttavia almeno un paio di ossi duri da convincere, tra i finiani. Giampiero Catone, da poco transitato dal Pdl, si dice pure d'accordo con la sfiducia "ma bisogna prima sapere cosa accade, al buio non si può andare". E ancor più incerto Giuseppe Consolo: "Non ho ancora deciso, in Fli non siamo una caserma, ma sono baggianate le voci di compravendita che mi riguardano". Dal Pdl bussano anche alla porta di Ferdinando Latteri, l'ex rettore di Catania già transitato dal Pd all'Mpa di Lombardo. Lui resiste, "tranquilli, è blindato" assicura il senatore Giovanni Pistorio. I berlusconiani tornano alla carica del dipietrista Antonio Razzi, che continua a rispondere come già a settembre: "Ho una mia dignità". Ma le opposizioni sotto attacco mantengono le posizioni e ne conquistano. Voteranno la sfiducia Giorgio La Malfa, con un piede in Fli (il Pri di Nucara ne ha chiesto ieri l'esclusione dalla Delegazione Nato in quota Pdl), e Paolo Guzzanti. "Campagna acquisti, chiedete alla nostra Paola Frassinetti" sbotta il ministro La Russa a chi gli chiede del pressing. Tra lei e Fini sembra abbia fatto da tramite sempre Valditara. La deputata ammette e taglia corto: "È vero, ci sono contatti bilaterali, ma resto nel mio partito". Il mercato continua.

(18 novembre 2010)

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