di ANTONIO CIANCIULLO
Ancora una condanna per l'Italia. E ancora una volta per la caccia. La decisione della Corte di giustizia europea arriva al termine di un anno di pressione violenta di una parte del centrodestra che chiedeva un'ulteriore deregulation venatoria. La risposta della Corte del Lussemburgo sembra mettere una parola definitiva su quella disputa: le deroghe sistematiche decise dalla Regione Veneto violano le direttive comunitarie. L'Italia è in torto e dovrà pagare sanzioni.
La procedura di infrazione si riferisce al 2005 ma da allora la situazione non è cambiata. La Commissione aveva contestato la legittimità della decisione del Veneto sostenendo che "non risponde alle esigenze scientifiche e non rispetta il principio della certezza del diritto" perché le specie di cui è autorizzata la caccia sono state identificate "in via generale e astratta e senza limiti temporali". Inoltre i numeri non tornano. L'Istituto nazionale per la fauna selvatica, l'organismo scientifico che deve dare un parere determinante, aveva fissato per il Veneto un numero massimo di esemplari di peppola oltre il quale in ogni caso non si poteva andare (135 mila), mentre il Veneto ha dato il via libera all'abbattimento di una quota molto superiore (1.514). Lo stesso per il fringuello: il tetto di 410 mila era stato portato oltre i 6 milioni.
Numeri forzati e motivazioni forzate. Le deroghe possono essere concesse solo in casi eccezionali come l'invasione di un aeroporto da parte di una popolazione di uccelli o gravi danni all'agricoltura che non siano affrontabili in altro modo. Ma la Regione Veneto - spiega Massimo Vitturi della Lav (Lega anti vivisezione) - si trova ininterrottamente in regime eccezionale di deroga dal 2004 e aveva accumulato problemi già negli anni precedenti. Una situazione considerata illegittima dalla Corte europea del Lussemburgo che nel luglio scorso aveva già condannato l'Italia per una legge della Lombardia che autorizzava in deroga la caccia a quattro specie protette: fringuello, peppola, pispola e frosone.
Dopo la nuova condanna dell'Italia, le associazioni ambientaliste (dalla Lipu alla Legambiente, dalla Lac all'Enpa, dal Wwf agli Animalisti italiani) chiedono di fermare le deroghe attualmente in atto in Veneto e di porre fine "al disordine che governa la caccia italiana, tra deroghe, inapplicazioni, infrazioni". Anche per l'Arcicaccia la "decisione della Corte europea dimostra che l'estremismo venatorio non paga e anzi si ritorce contro i cacciatori che rispettano le regole".
"La Lega, con il contributo del Pdl, continua a premere per aggirare la direttiva europea provocando pesanti sanzioni a carico dei cittadini italiani", ha aggiunto Gabriele Sola, consigliere regionale di Idv. "I milioni di euro che il Veneto dovrà riconoscere all'Unione europea non si sarebbero potuti utilizzare in modo più proficuo in favore delle vittime delle recenti alluvioni?"
(12 novembre 2010)
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