Il giorno dopo, lo scenario delineato da Berlusconi per affrontare il destino del suo esecutivo continua ad alimentare una nuova guerra di posizione tra maggioranza e opposizione. Se, come sottolineato ieri dal Quirinale, c'è sintonia tra tutte le forze politiche sulla priorità dell'approvazione del ddl stabilità e sulla successiva calendarizzazione del voto di fiducia al governo, lo scontro adesso è tutto focalizzato sulla sequenza illustrata ieri dal premier: l'esecutivo chiederà la fiducia dapprima al Senato, poi alla Camera.
Dopo l'insurrezione del Pd, oggi è Casini a ricordare a Berlusconi "che c'è una mozione già presentata alla Camera. Per cui è chiaro che, per un criterio minimale di correttezza istituzionale, bisogna partire dalla Camera".
Il leader Udc affronta l'argomento arrivando al Palazzo delle Confcooperative, dove è in corso l'assemblea nazionale delle donne del partito. "Poiché la mozione di sfiducia è stata incardinata alla Camera - rimarca Casini - bisognerà partire da lì per un dibattito che io mi auguro sfoci nelle dimissioni di Berlusconi. Credo che sarebbe un ottimo contributo".
Per il Casini, l'"ottimo contributo" che il premier deve dare al Paese è, in realtà, la rinuncia all'argomento del "leader eletto dal popolo" che porta a considerare alla stregua di un golpe qualsiasi ipotesi di governo alternativo a un suo esecutivo. E lasciare campo libero al Quirinale per sondare il Parlamento alla ricerca di una nuova maggioranza, evitando l'immediato ricorso al voto. In fondo, se ha perso la maggioranza, Berlusconi "non se la può prendere con gli altri - sottolinea Casini -. Se la deve prendere con se stesso. La rottura con Fini ha avuto la conseguenza della perdita di autosufficienza del governo".
"Mi auguro che il presidente Berlusconi non ci costringa al voto - chiarisce il punto Casini -. Una campagna degli stracci che duri cinque mesi, e che presumibilmente darà gli stessi risultati che abbiamo oggi in Parlamento, sarebbe una perdita di tempo che non ci possiamo consentire". Lo sostengono anche "le forze economiche e sociali del paese - aggiunge il leader dell'Udc -, dalla Marcegaglia a Bonanni: è pura follia andare a votare" perché "con la situazione economica internazionale, una crisi che porta alle elezioni e che faccia perdere cinque mesi al paese è del tutto irresponsabile. Noi non vogliamo perdere tempo" conclude Casini, "e proponiamo un percorso accelerato per l'approvazione della legge finanziaria".
Cosa accadrà dopo? Parlando del suo avvicinamento a Fini, assieme all'Alleanza per l'Italia di Rutelli, il leader Udc lancia quasi uno spot al nascente terzo polo, che tanto potrebbe incidere sulle sorti di qualsiasi prassi nella gestione della crisi di governo in termini di stretto bipolarismo. "Vogliamo risolvere i problemi del Paese collaborando con tutte le forze responsabili. Non c'è nulla da imparare dai populismi della sinistra e della destra, ma c'è la necessità di fare un grande patto per la nazione, perché questo è un Paese che rischia il separatismo, che rischia il populismo e malattie che sono molto gravi per tutti".
(14 novembre 2010)
domenica 14 novembre 2010
Casini, premier non ci costringa a voto
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