martedì 23 novembre 2010

Caro Obama, ci porti un po’ di democrazia?


di Silvano Agosti

Caro Obama, a pochi metri dal portone del caseggiato in cui abito da trent’anni, c’è un piccolo chiosco di bibite e ristoro. La sera, quando torno a casa, dopo aver lavorato al cinema come proiezionista, il gestore, mio caro amico, mi offre una cedrata, che bevo volentieri, anche perché ho la sensazione che se rifiutassi si offenderebbe.

Così l’altra sera, seduti a un tavolo in disparte, gli ho consegnato la traduzione della lettera che suo figlio di nove anni ha scritto a Obama, il presidente degli Stati Uniti. “Tu conosci molte lingue, potresti tradurre una letterina che Enrico, mio figlio, vuole a tutti i costi mandare in America?”.

Si tratta di questa lettera che qui trascrivo.

“Caro Signor Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, mi chiamo Enrico e ho 11 anni e so che sei buono. Ho saputo che il tuo esercito ha quasi finito di portare la democrazia in Iraq. Volevo chiederti se dopo potresti mandarlo anche qui da noi a portare un po’ di democrazia. Mio papà mi ha spiegato che in Italia c’è una feroce dittatura democratica che non lascia respiro ai cittadini. Fa finta di essere democratica ma tormenta tutti con tasse, multe, inquietudine in tutti quelli che non hanno lavoro e inquietudine in quelli che ce l’hanno perché non riescono come noi a pagare le spese della vita alla fine di ogni mese e devono fare i debiti. Le scuole sono sempre più affollate e gli insegnanti anche i miei, sono nervosi perché il loro stipendio è troppo basso. A scuola ci costringono a stare seduti ore e ore ad ascoltare cose che non ci interessano e allora noi impariamo solo a star seduti o a fumare e a chiacchierare e tormentare il banco col temperino invece che parlare di cose belle. Qui non fanno le torture del corpo ma torturano le persone rendendole inquiete, insicure, spesso disperate perché non hanno i soldi per curarsi e gli ospedali sono tutti pieni di malati. Con la scusa della crisi tanti cittadini hanno perso il loro posto di lavoro e non sanno come fare. Ogni giorno i giornali dicono che qualche ministro o deputato ha rubato o ha fatto delle truffe. Allora quando li scoprono danno le dimissioni, tutti giurando che non hanno fatto niente ma nessuno di loro va mai in prigione. Ho visto in Internet che tutti possono scriverti e che tu darai risposta a tutti, per questo ho chiesto a Silvano, il mio amico, di tradurre la mia lettera e mandartela”. Tuo, Enrico

Infatti io l’ho tradotta e mandata all’indirizzo di Obama, offerto a chiunque desideri scrivergli. Barack Obama, The White House 1600, Pennsylvania Avenue, Washington DC Stati Uniti

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ce ne fossero di undicenni così consapevoli! Prenderemmo due piccioni con una fava: smentiremmo Berlusconi che ritiene gli italiani degli undicenni ignoranti e manovrabili, appunto, e avremmo certezze sul prossimo futuro.
Cristiana

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Io avrei qualche perplessità che si tratti realmente di un undicenne. Insomma, ha appena finito le elementari!