giovedì 11 novembre 2010

“Ci si rompe le balle di tutte le veline di B.”


“Potrei lasciare ‘il Giornale’ se condannato per il caso-Boffo Il premier? È confuso e non ha mantenuto le promesse”

di Luca Telese

Nel suo giorno più lungo parte in macchina da Milano, si ferma a mangiare a Firenze, di sera lo trovi in albergo al Sofitel, a un passo da via Veneto. Quasi una ànabasi: una discesa agli inferi in attesa di un giudizio che lascerà un segno, non solo simbolico, nella sua vita. Sulla porta ti saluta con un sorriso sorprendente, amaro: “Domani c’è il plotone di esecuzione”. Domani, cioè oggi. Vittorio Feltri attende una sentenza che per lui conterà due volte, quella che conferma - o meno - la sua sospensione di sei mesi dall’Ordine per il caso Boffo. Parla di tutto: il crepuscolo del Cavaliere, la storia dei suoi colpi giornalistici più controversi, i capricci della prostata (“Ho ancora la mia, scopo una volta al mese...”). Feltri è prudente, ironico, disincantato. Senza enfasi, mi dice cose clamorose - in bocca a lui - su Berlusconi. Frasi feroci sul centrodestra (“Il Pdl o come cazzo si chiama...”). Spiega cosa lo divide - anche se civilmente - dal modo di vedere le cose dal suo alter ego, Sallusti (proprio in virtù di quella sentenza) in questo momento cruciale. Mi spiazza se lo incalzo sul modello di “giornalismo vendicativo” che ha imposto in questo anno: “Sì, è vero, è occhio per occhio. Un precetto evangelico”. Alla fine, con il calcolo del mattatore, butta lì - anche se in forma condizionata - una notizia bomba per il mondo del giornalismo. Da giorni corre il tam tam che parla di una sua nuova impresa editoriale, un nuovo giornale da creare dal nulla. Glielo chiedo e lui mi risponde: “Di solito con i quotidiani mi succede questo. Mi stanco. Ebbene, qui non lo ero ancora. Ma... sono molto deluso, amareggiato. Se mi dovesse arrivare una condanna avrei l’impulso irrefrenabile di cambiare subito”. Il bello è che la condanna è quasi certa. E in questo caso diventerebbe una condanna strana: sei mesi più l’obbligo di fondare un nuovo quotidiano.

Raccontiamo al lettore tipo de Il Fatto come ragiona “il nemico”, quel demone di Feltri.

Ah, ah, ah... Vuoi vedere la coda e il piede biforcuto?.

Raccontiamo la verità sui tuoi colpi proibiti...

Quali?

Non possiamo che partire dal “metodo Boffo”

Ho avuto dall’ordine una sanzione molto pesante, sei mesi. Io commentavo un articolo di un noto inviato, Gabriele Villa. A lui - che firmava la notizia - una censura. A me la sospensione! È poco?

Hai dovuto lasciare il Giornale, per questi sei mesi...

Da direttore non tornerò a firmarlo più in ogni caso. Per tanti anni, anche a Libero sono stato solo direttore editoriale, non muoio mica.

Hai portato tu l’uso dei dossier nel giornalismo contemporaneo?

Non ci crederai: non so nemmeno come sia fatto, io, un dossier..

Controprova: come nacque il caso?

Mi portò la notizia Sallusti. Dicendo che arrivava da un prelato importante. Non ho mai avuto motivo di dubitarne.

E voi come l’avete controllata?

Dissi, proprio a Villa: “Mi raccomando, controllate se è vero”. Tornarono alle 17.30, i due dicendomi: “Controllata”.

Sentenza vera. La velina in cui si parlava dell’omosessualità di Boffo no.

Solo Travaglio ha riconosciuto che la velina era una bufala, ma la sentenza no.

Non si è mai capito se hai chiesto scusa a Boffo. A volte lo dici. Ma se te lo ricordano ti incazzi.

Non mi sono scusato, non sono andato con il cappello in mano.

Cioè?

Ho ammesso che i riferimenti omosessuali nella sentenza non c’erano. Era un errore.

A Boffo è costato la direzione!

Non l’ho cacciato io, ma Avvenire.

Parliamo di “Velina ingrata”, con cui hai sputtanato Veronica.

Sì. Anche se voi progressisti dimenticate sempre che lei aveva sputtanato il marito su Repubblica. Se mia moglie litiga non convoca mica l’Eco di Bergamo.

Come nacque quel titolo?

Qualcuno, anzi... Sallusti, mi mise quella foto sul tavolo. Gli era stata segnalata. Il titolo lo feci io, di mio pugno.

E oggi lo rinneghi?

Nemmeno per sogno! Era una notizia.

Era un attacco maschilista.

No, perché non lo sono. Sono personista...

Cosa sei?

Non faccio differenza fra uomo e donna, soprattutto se si tratta di pirla. Ma perché mai non avrei dovuto farlo, scusa?

Perché era una vendetta.

A una critica feroce si può rispondere con una critica feroce.

A Berlusconi, mica a Libero!

Se ci pensi gli ha distrutto la carriera politica. Nel senso che tutto è iniziato da quella lettera.

Ci torniamo. In ogni caso si può fare giornalismo con occhio per occhio?

Perché no? Dopotutto è anche una massima evangelica.

L’altro colpo basso fu l’intervista in cui dicevate che Veronica era fidanzata con il bodyguard....

A parte il fatto che l’intervista la lessi in pagina, e l’aveva fatta Sallusti e non io....

Anche quella!

... A parte questo, io ero d’accordo. Tanta gente ci ha criticato, tanta gente ci ha detto “Bravi”. Vi scandalizzate tanto per il bodyguard, ma mai per doppia morale di chi attacca Berlusconi.

Il codice da Feltri: vendere vendere, vendere.

Perché, voi non fate il giornale per vendere? Si vede, e si capisce. Per questo stiamo parlando. Vi stimo molto di più dei tanti che lo fanno per non vendere. E fra l’altro ci riescono benissimo, eh, eh!.

Non ci compromettere.

No, te lo dico. Con Travaglio battagliamo via sms, ma è il primo che leggo la mattina. Con Padellaro ci conosciamo da tanti anni, è un comunista di merda... eh, eh... E in qualche modo gli sono persino amico. Curioso no? Per anni non mi credevano se dicevo che non parlavo con Silvio. Ora che Dagospia scrive che sono geloso di Sallusti perché lui ci parla ogni giorno. Dicono: allora dev’essere vero che non lo chiama...”.

Sallusti ci parla? E’ un paese libero, questo. Parliamo di Berlusconi, l’hai criticato.

Scrivo solo quel che penso, ti rassegni?

Hai pensato male del caso Ruby.

Non sono un moralista. Non mi piace...

Cosa?

Se io mi devo fare una scopata, lo faccio per me. Non ho bisogno della claque!

E il caso Noemi, le minorenni?

Bah, va provato che lo sapesse.... Certo non doveva andare a Casoria.

Perché?

Ma come perché? Danneggia la sua politica! Tanta gente di destra dice: una volta sì, le altre no! Lo trova strano e sconveniente, pensa: adesso mi sono rotto le balle, di tutte le veline di Berlusconi.

Anche tu.

Non solo io, non necessariamente io. Il vero problema è che se hai votato Berlusconi e ti sei rotto le balle di lui, che voti? Se vedi Bersani la tentazione del tradimento scompare. Se senti Vendola pensi: parla bene, ma che cazzo ha detto? Così la tentazione forte è votare Lega.

Berlusconi è al crepuscolo?

Non lo so, si dice da 16 anni... Di sicuro è stanco, confuso. Non ha fatto tante cose che doveva fare.

Tipo?

Le liberalizzazioni. Le province, che sono ancora lì. L’abolizione del valore legale del titolo di studio. Le pensioni... Le tasse non poteva tagliarle ora che c’è la crisi, ma nel 2008. E nel 2001?

Sembri un oppositore duro.

Ti sbagli, queste cose le ho scritte nel 2001. Io vado in redazione mi dicono: ‘Ma noi dobbiamo difendere il Cavaliere!’. Lo capisco, lo rispetto, anche se a volte mi viene il dubbio che qualcosa di strumentale ci sia.

Quindi va criticato?

Beh, quando le fa grosse si deve. E non solo io. Ho letto anche due articoli di Belpietro che gli fa un mazzo così.

Sallusti pensa che si debba fare quadrato, tu che vada difesa la libertà?

Messa così... sì. Me l’hai fatto notare tu.

Sei famoso per cambiare giornali come le stagioni.

Sì, c’è un momento in cui mi annoio di un posto. E allora mollo tutto.

Ti sei annoiato?

Ho recuperato da 22 milioni di euro a 7 in 14 mesi! Vorrei arrivare a zero.

Però?

Sul mio umore può incidere la sentenza. E conta anche il fatto che dai big del Pdl, o come cazzo si chiama, non mi è arrivata una parola pubblica di solidarietà.

Potresti fondare un nuovo giornale.

Quando metti un progetto in cantiere, però, ci vogliono sei mesi, un anno.

E il modello?

Mi avete aperto gli occhi voi.

Il Fatto?

Massì. Pochi giornalisti, opinioni forti, servizi esclusivi, libertà. Quel che serve. Con due stampelle, una di carta e una su internet. Pensa che leggendovi, il primo numero, mi dicevo: sono dei pirla. Poi vi ho pesato, ho capito.

Dimmi l’ultima verità, sul caso Fini.

Nella mia vita, forse, ho intuito tre grandi cose. Il vento della Lega. Che arrivava Tangentopoli. E poi ho sentito che Fini stava mandando a puttane tutto, e ci ho preso. Quando i generali del Pdl dicono: “La rottura è colpa di Feltri penso: ma questi non capiscono un tubo!.

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