FRANCESCO BEI
SEUL - Non era mai successo prima. Silvio Berlusconi ha lasciato la capitale coreana, al termine di due giorni di summit G-20, senza tenere alcuna conferenza stampa. Non un obbligo certo, ma una prassi consolidata di trasparenza alla quale a Seoul non si è sottratto alcun leader. Che il presidente del Consiglio, angosciato per la crisi politica italiana, non avesse alcuna voglia di rispondere alle domande dei giornalisti lo si era capito del resto anche ieri sera. Quando la stampa era stata lasciata a bocca asciutta, tenuta a debita distanza dall'albergo dove risiedeva Berlusconi.
Così la precipitosa partenza per l'Italia sembra quasi una fuga, per non parlare del futuro della maggioranza e della crisi in atto. Tutto era pronto, l'ambasciata italiana aveva anche "prenotato" una saletta per i giornalisti.
Ma all'improvviso è arrivato lo stop: «Niente conferenza stampa, Berlusconi e Tremonti stanno già andando in aeroporto». Tutto annullato.
Nella sessione plenaria del G20 il premier italiano è intervenuto per mettere in guardia sulle «attività speculative» che «minacciano la crescita globale e producono un forte impatto negativo sulla vita delle persone». Per Berlusconi «costituisce una priorità, un'assoluta necessità l'introduzione di regole comuni che governino i mercati finanziari e gli intermediari del settore, di misure cioé per ottenere una riduzione dell'uso eccessivo di acquisti sul futuro». Il Cavaliere si è spinto anche oltre, suggerendo «norme che vietino queste speculazioni finanziarie, per esempio vietando gli acquisti futures oppure imponendo che per acquistare il petrolio a consegna futura si impongano dei versamenti che vanno dal 50% in sù».
A margine del G-20 è stata la crisi dell'Irlanda a tenere banco tra i leader europei. Angela Merkel, Silvio Berlusconi, David Cameron e Nicolas Sarkozy, insieme ai ministri dell'Economia e delle Finanze, ne hanno discusso prima dell'avvio mattutino dell'ultimo round di colloqui ufficiali. Berlusconi ha avuto anche un incontro a tre, per parlare di gas e pipelines, con il russo Dmitri Medvedev e il turco Recep Tayyip Erdogan. Poco prima di lasciare Seoul, riferiscono fonti italiane, c'è stato anche un breve faccia a faccia con Barack Obama.
(12 novembre 2010)
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