Aspettava la telefonata da Lisbona ieri mattina. Attendeva un cenno da Silvio Berlusconi. È passata l'ora di pranzo, sperava ancora che il premier potesse cambiare idea e linea politica. E cioè mollare i suoi nemici, in particolare il presidente della provincia di Salerno Edmondo Cirielli, l'uomo per cui il coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino era riuscito giovedì a far correggere in corsa la decisione del consiglio dei ministri sulle competenze per il termovalorizzatore campano. L'ultimo smacco.
ATTESA INUTILE - Ha aspettato fino alla fine del vertice Nato, ha annullato tutti gli impegni pubblici, si è rifugiata dai genitori e poi dal fidanzato, Marco Mezzaroma. Ma l'unico che ha sentito da Lisbona è stato il ministro degli Esteri Franco Frattini. Alle sei di sera è arrivata la conferma: la battaglia è persa, hanno vinto Cosentino e Cirielli. Bastano due parole: «La signora Carfagna», dice con distacco Berlusconi in conferenza stampa. Basta il tono infastidito e non serve neppure che spieghi che l'indiscrezione sulle sue dimissioni gli ha rovinato il vertice e quella scena internazionale che poteva dare per due giorni un po' di lustro al governo in affanno.
INTERVISTA - L'intervista che dovrebbe spiegare i retroscena fatti trapelare venerdì, diventa l'ultimo atto, l'ufficialità di una scelta: il 15 dicembre mi dimetto da tutto, dal governo, dal partito e dal Parlamento, dice Mara Carfagna. Avrebbe potuto frenarsi in questo periodo di scossoni, cercare di non cedere alla rabbia e all'emotività. Continuare a sperare nell'appuntamento che il premier le aveva promesso per telefono e prendere tempo fino al 14 dicembre, senza farsi vincere dallo stress di una battaglia politica e personale che logora. Ma lei pensa già al dopo: così può diventare l'immagine, se Berlusconi non riuscirà comunque a farle cambiare idea, di una battaglia anti-camorra, senza farsi trascinare in una guerra di gossip e insulti personali. «Io rispondo alle oltre 55 mila persone che mi hanno dato la preferenza alle ultime Regionali in Campania, non ci sto a questa guerra tra bande dentro il mio partito». Curiosamente, o forse no, dopo il suo passo non arriva neppure una di quelle dichiarazioni di solidarietà che invece le avevano tenuto compagnia venerdì: le parole della Gelmini, di Bondi, della Prestigiacomo. Ieri sera silenzio.
ATTO D'ACCUSA - Del resto il suo risulta un atto di accusa neppure troppo velato proprio a Berlusconi: «Chi comanda il partito?», ha domandato in queste settimane
IPOTESI SINDACO - E adesso? Se non ci saranno sorprese imprevedibili, Mara Carfagna voterà la fiducia al governo e poi si dimetterà. Impensabile però che il Parlamento voti sì alle sue dimissioni, con la solidarietà che le è arrivata da subito proprio dall'opposizione, dunque resterà fino alla fine della legislatura. C'è poi l'ipotesi di una candidatura a Napoli, dove si vota per il sindaco la prossima primavera, ipotesi che in queste settimane sembrava sfumata proprio per lo scontro con Cosentino, Mussolini e
Gianna Fregonara
21 novembre 2010
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