Le annunciate dimissioni di Mara Carfagna scuotono il Pdl e non solo. Lo si intuisce dall'ultimo scontro tra il ministro e Alessandra Mussolini (un botta e risposta a distanza a colpi di «vajassa» e «appena ti vedo ti insulto»). E una conferma arriva dalle parole di Pier Ferdinando Casini, secondo il quale la querelle politica intorno al ministro delle Pari opportunità deve far «riflettere». Il leader Udc è convinto che il caso Carfagna rappresenti la spia «di un problema più ampio e più preoccupante». «La Carfagna - ha detto Casini a margine dell'assemblea nazionale Udc a Fieramilanocity - tutto sommato è stata un buon ministro. Ha caratterizzato questa stagione berlusconiana e il fatto che dica o faccia dire che il partito è ridotto a un comitato d'affari e che in Campania non c'è agibilità politica è una cosa di grandissima rilevanza e una cosa su cui bisognerebbe riflettere, perché non è il problema della Carfagna, è un problema un pochino più ampio e più preoccupante». Sullo sfondo delle dimissioni della Carfagna, che ha deciso di lasciare il partito, il governo e anche la Camera, ci sono infatti le accuse che il ministro rivolge soprattutto al Pdl campano, ridotto a suo dire a una «guerra tra bande».
«GOVERNO DILANIATO» - L'opposizione plaude alla scelta della Carfagna, specchio secondo l'Italia dei valori di un «governo dilaniato» . «L'Italia non può permettersi altri anni di paralisi dell'esecutivo. Per questo è meglio andare al voto. Il centrosinistra deve farsi trovare pronto e mettere in campo la propria proposta, forte e credibile» afferma in una nota il capogruppo dei dipietristi alla Camera Massimo Donadi.
«DIALETTICA DI GOVERNO» - Ministri ed esponenti del Pdl tendono dal canto loro a minimizzare. «Con tutto il rispetto e la stima per la collega, colloco la vicenda all'interno delle normali, anche se preoccupanti, dialettiche all'interno di un governo» spiega Renato Brunetta. «Berlusconi non è il dio greco che mangia i figli - assicura Gianfranco Rotondi -. Vedrete quindi che aiuterà ancora a crescere uno dei ministri più apprezzati del nostro governo». E intanto al ministro dimissionario tende la mano il sottosegretario alla presidenza Gianfranco Miccichè, fondatore di Fds: «A Mara Carfagna - dice in una intervista - offro di essere la numero uno di Forza del Sud in Campania e non solo in quella Regione». «Questa polemica rispecchia esattamente la situazione del Pdl in tutto il territorio nazionale - aggiunge -. Lo stesso disagio del ministro l'ho vissuto io al mio tempo e lo vivono in tanti. Quello che non funziona non è la Carfagna ma il Pdl».
SCAMBIO DI ACCUSE CON LA MUSSOLINI - Nel frattempo, il confronto tra la Carfagna eAlessandra Mussolini è ormai ai ferri corti. La seconda non ha gradito quel «vajassa» con cui il ministro dimissionario l'ha bollata. «È gravissimo che il ministro Carfagna rivolga a mezzo stampa gratuiti e volgari insulti a una donna parlamentare», ha dichiarato la Mussolini in una nota. «Per questo inqualificabile comportamento, in palese contrasto con le finalità che il ministero delle Pari opportunità persegue, dovrebbe immediatamente rassegnare le dimissioni», ha aggiunto, «le sue parole e il suo agire sono la conferma che non è in grado di ricoprire una così alta carica governativa». La Mussolini ha annunciato che chiederà al presidente della Camera Gianfranco Fini di adottare ogni iniziativa «a tutela della onorabilità e della dignità dei deputati che lui rappresenta». Poi l'avvertimento: «La Carfagna sappia che alla prima occasione di incontro sarà mia cura replicare ai suoi insulti, guardandola dritta in quei suoi occhioni, che dopo le mie parole, ne sono certa, risulteranno ancora più sbarrati». Nell'intervista al Mattino in cui parla delle sue prossime dimissioni, il ministro ha ricordato la foto che la Mussolini le ha scattato in aula alla Camera mentre parlava con Italo Bocchino. «Quello è stato un atto di cattivissimo gusto che non merita commenti ma che si addice alla persona che l'ha commesso», ha detto Carfagna, «a Napoli le chiamano vajasse...». «Vajassa», «serva» o «domestica» nel significato dialettale, «prostituta» per i napoletani di fine '800 , «donna che vive nei bassi» per i partenopei di oggi. Quale che sia l'accezione che aveva in mente, il ministro non ha certo voluto fare un complimento alla collega, ancora per poco, di partito.
Redazione online
21 novembre 2010
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