RELAZIONE ANNUALE ALLA COMMISSIONE ANTIMAFIA: “LE FAMIGLIE STORICHE INFLUENZANO
di Antonio Massari e David Perluigi
La ‘ndrangheta è riuscita a “interagire con settori dell’economia e della politica”, sta mettendo le mani sull’Expo 2015, e soprattutto si evolve: “S’è avuto modo d’apprezzare, sul territorio lombardo, la presenza di esponenti della ‘ndrangheta che, con modalità diverse dalla consolidata prassi mafiosa del controllo territoriale, hanno conseguito più pregnanti interessi economici”.
Gli atti della direzione investigativa antimafia, inviati al Parlamento, non lasciano spazi a dubbi: la ‘ndrangheta in Lombardia è sempre più forte, le cosche sono in evoluzione “costante e progressiva”, le ’ndrine hanno messo radici tanto solide da interessarsi all’affare più ghiotto, l’Expo 2015.
La relazione della Dia è riferita al primo semestre del 2010 e l’analisi dell’antimafia è chiara: la ‘ndrangheta, dopo aver penetrato Piemonte, Liguria, Veneto ed Emilia Romagna, adesso condiziona la vita sociale, economica e politica della Lombardia.
“La consolidata presenza, in alcune aree provinciali, di sodali storiche famiglie di ‘ndrangheta”, scrive
Minacce ed estorsioni per ottenere consenso e omertà: l’assoggettamento operato dalla ‘ndrangheta risponde alle stesse regole che questa “mafia imprenditrice” applica in Calabria.
La penetrazione nel tessuto economico è sempre più incisiva, le cosche interagiscono con “gli ambienti imprenditoriali sani”, si collegano “con ignari settori della pubblica amministrazione, che possono favorirne i disegni economici”.
La ‘ndrangheta, con i suoi “sfuggenti cartelli d’impresa”, si sta infiltrando “nel sistema degli appalti pubblici”. Parliamo dei settori classici di tutte le mafie: “movimento terra, segmenti dell’edilizia privata e opere di urbanizzazione”.
Minacce, tempi rapidi, massimi ribassi: è così che le cosche ottengono appalti e inquinano la vita economica, sociale e politica della regione.
Un condizionamento ambientale talmente elevato da “modificare le dinamiche degli appalti, proiettando nel sistema legale proventi illeciti, e ponendo le basi per ulteriori imprese criminali”.
Nella relazione si parla del “coinvolgimento di personaggi, rappresentati da pubblici amministratori locali, tecnici del settore”, che risultano “organicamente inseriti nelle cosche”: ne “hanno agevolato l’assegnazione di appalti, assestando oblique vicende amministrative”.
Gli investigatori hanno assistito al proliferare delle affiliazioni: “L’indagine ha consentito di individuare nuove filiazioni delle ‘ndrine Barbaro – Papalia di Platì, presenti nella zona sud ovest di Milano, evidenziando ulteriormente la capacità militare di assoggettamento ambientale”.
Il dato più significativo, però, arriva dall’analisi sociale operata dalla dia: parte della società lombarda, ormai, vive l’infiltrazione mafiosa nel settore dell’edilizia, pubblica e privata, con “pacifica rassegnazione”.
Un segno profondamente negativo, che si spiega anche con la capacità, delle imprese mafiose, di assicurare immediati vantaggi di mercato: “Le imprese colluse – si legge negli atti – presentano non soltanto profili di economicità, ma anche indubbie capacità organizzative, che incidono sui tempi di esecuzione. Sulla base di tali considerazioni, non appare eccedente parlare di fenomeno di condizionamento ambientale, inteso come partecipazione ormai pacificamente accettata di società riconducibili ai cartelli calabresi, a determinati segmenti del settore edile sia pubblico, si privato”.
1 commento:
CAZZO! E QUELLO LI' (BOBO MARONI) HA ANCHE IL CORAGGIO DI PARLARE!
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