giovedì 11 novembre 2010

TUTTI PAZZI PER MASSIDDA


Il senatore Pdl (dato in fuga) ricevuto a Palazzo Grazioli

di Eduardo Di Blasi

La “viabilità sotterranea nell’area, metropolitana di Cagliari” vale la tenuta della maggioranza parlamentare a Palazzo Madama. Il fantasma di Franco Turigliatto si aggira nuovamente per l’aula del Senato, pronto a mandare sotto la propria maggioranza: questa volta non veste i panni del comunista critico piemontese e del suo compagno di banco, l’indipendente del Pdci Ferdinando Rossi, che “in coscienza” fecero passare dei brutti pomeriggi al governo Prodi, ma del fisioterapista, sardo e pidiellino, Piergiorgio Massidda, “in procinto” - ormai da mesi - di trasferirsi armi e bagagli dal Pdl a Futuro e Libertà.

Ieri Massidda è stato ricevuto a Palazzo Grazioli, così come si conviene a chi ha acquisito un qualche potere. Assieme al vice presidente del gruppo Pdl al Senato Gaetano Quagliariello, ha avuto un incontro con Berlusconi che lo stesso Quagliariello ha tenuto a voler descrivere come “lungo e cordiale”. All’uscita dal conclave lo stesso numero due del gruppo Pdl al Senato ha voluto così riassumere l’incontro: “Il senatore Massidda ha posto una serie di problemi che riguardano la Sardegna. Inoltre Massidda ha evidenziato anche la necessità di un intervento per quel che riguarda la viabilità sotterranea nell’area metropolitana di Cagliari”. A queste richieste, è sempre Quagliariello lo voce narrante, “il premier ha preso atto, ha dato disposizione ai ministri competenti, di ricevere nelle prossime ore il senatore Massidda, in modo di poter arrivare nel giro di una settimana, al suo ritorno da Seul, a poter concordare un piano di iniziative concrete per l’isola. E sulla base di questo portare avanti un’iniziativa di collaborazione che veda nel senatore Massidda il garante che questi punti verranno affrontati”.

PERCHÉ, si conclude il siparietto, “adesso il problema urgente è la Sardegna e di fronte alla disponibilità di risolvere i problemi urgenti dell’isola tutto il resto viene in secondo piano” (l’ultimo virgolettato è espresso dal senatore sardo). Così, mercoledì, Berlusconi, di ritorno dalla Corea del Sud, incontrerà nuovamente Massidda.

L’attenzione verso Massidda, non è ovviamente legata alla situazione della Sardegna, che il Pdl già governa con Ugo Cappellacci dal febbraio del 2009, quanto dall’aritmetica. Con il passaggio di Massidda al gruppo di Fli, infatti, la compagine a sostegno di Berlusconi scenderebbe alla cifra limite di 160 (uno sotto la maggioranza assoluta che è di 161), e renderebbe anche l’aula di Palazzo Madama a rischio di continue imboscate. Massidda non è però Franco Turigliatto: è in Parlamento dal 1994, conosce le dinamiche di gruppi e partiti, e non si fa trascinare dalla sola coscienza critica; proveniente dai Repubblicani, ha contribuito a far nascere prima Forza Italia e poi il Popolo delle libertà. Al livello nazionale si è però iniziato a parlare di lui da quando, alle scorse provinciali di Cagliari, si è candidato con una lista civica contro il candidato del Pdl Giovanni Farris, prendendo il 9% e finendo per far capitolare (al secondo turno) il suo stesso partito.

CON QUELLA MOSSA ha ottenuto due risultati: ha “pesato” i suoi 16 mila voti (i parlamentari sono “nominati” e non possono contare il proprio peso) ed ha messo in mora il “correntismo” del suo partito in Sardegna. All’epoca scrisse anche una lettera a Berlusconi motivando la propria scelta: “Hai insegnato che il metodo per capire la gente è quello dei sondaggi, anche questi certificavano che ero nettamente in vantaggio nel gradimento degli elettori. (...) Pur avendo votato con te un documento contro le correnti organizzate all’interno del nostro partito, mi ritrovo nella paradossale situazione di essere stato scavalcato proprio a vantaggio di chi, espressione di una corrente, non era peraltro neppure iscritto al Popolo della Libertà. (...) A Palazzo Grazioli mi hai incoraggiato ad andare avanti, solo il giorno dopo mi hai chiesto di fare un passo indietro proponendomi quello che è il sogno della mia vita politica: fare il sottosegretario alla Sanità. Ma ho detto no. Accettare sarebbe stato vantaggioso, ma solo per il sottoscritto, perché avrei tradito le migliaia di elettori che si sono sempre fidati di me. Terrò fede alla parola data. Per questo che ho già vinto la battaglia più importante: quella della coerenza”.

ADESSO RICOMPARE sulle cronache nazionali con brevi e puntute interviste. Dice di sé: “Sono uno che ragiona, non un bovino idiota”. E, ancora: “Sto soffrendo come una bestia, perché voglio bene a Berlusconi”. Sul suo blog c’è ancora un commento autografo del 4 novembre: “E allora bisogna fare delle scelte che per me partono da una lunga, e anche macerante, riflessione sulla impossibilità di superare la crisi del Pdl, soprattutto in Sardegna, con l'attuale gruppo dirigente. Bisogna, ripeto, fare delle scelte e dovrò farle, anche se dolorose”.

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