di Massimo D’Alema
Caro Direttore, non ho alcuna difficoltà a rispondere alle affermazioni e ai quesiti posti da Marco Travaglio nel suo articolo pubblicato ieri su Il Fatto. L’On. Cesare De Piccoli non è mai stato mio “luogotenente”, era europarlamentare dei Ds in Veneto e non risulta essere stato neppure rinviato a giudizio per alcuna tangente, né della Fiat né di nessun altro. Io non ho mai ricevuto alcun finanziamento illecito dal Cavallari. Il contributo, a mia memoria, fu registrato in bilancio, come dissi anche ai magistrati. I giudici decisero di non compiere gli accertamenti perché, come recita il decreto di archiviazione, “allo stato, peraltro, appare ultronea ogni altra indagine diretta a verificare, come nel caso dell’episodio riferito dall’On. D’Alema, in termini lievemente diversi da quelli esposti dal Cavallari, se i fatti di illecito finanziamento in favore di partiti o esponenti politici, denunciati dal presidente del CCR, possano essere sussunti nell’ambito di una diversa – e meno grave – fattispecie delittuosa (…), comunque depenalizzata dall’art. 32 L. 24 novembre 1981, n. 689”. Non fu pertanto accertato se vi fu un reato penale di illecito finanziamento oppure una irregolarità amministrativa, peraltro depenalizzata dalla legge. Mi rendo conto che l’accertamento sarebbe stato difficile da compiere dopo tanti anni ed essendo il Pci ormai sciolto. Tuttavia di quel mancato accertamento la principale vittima sono stato io, perché è rimasta l’ombra di un sospetto infondato che poi più volte è stato usato contro di me.
Non mi sono trincerato dietro alcuna immunità europea. Non ne avevo bisogno anche perché la richiesta della Procura di Milano era di poter usare le intercettazioni nel procedimento contro un’altra persona e non contro di me. Il Parlamento europeo, a larghissima maggioranza e senza alcun mio intervento, ritenne la richiesta non motivata.
NON CAPISCO a quale titolo il senatore Alberto Tedesco venga definito mio “fedelissimo”. Oltretutto, all’epoca dei reati che gli vengono contestati, non era neppure membro del nostro partito, bensì leader di un movimento socialista pugliese che aveva sostenuto in modo determinante il Presidente Nichi Vendola nel corso della campagna elettorale per
Vorrei aggiungere che quella di collegarmi a fatti o inchieste che non mi riguardano attraverso espressioni fantasiose del tipo “luogotenente” o “fedelissimo”, quando non esiste alcun elemento concreto che mi chiami in causa, è una tecnica allusiva e diffamatoria.
Vincenzo Morichini, che conosco da tanti anni, non è e non è mai stato mio socio di barca. Ho acquistato una imbarcazione usata da lui nel 1994.
L’imprenditore Viscardo Paganelli ha dichiarato – come riportato dagli organi di informazione – di non aver mai concesso aerei per voli gratuiti. Abbiamo accettato l’invito di Morichini il quale, per quello che noi ne sappiamo, ha regolarmente pagato quei voli.
Ha un patrimonio complessivo pari ad 1.646.454 che è il frutto della capitalizzazione degli interessi attivi sul patrimonio e dei contributi versati negli anni da privati cittadini e da società.
Le ulteriori risorse finanziarie della Fondazione derivano dai versamenti ricevuti per contribuire alla realizzazione delle sue iniziative, dalla pubblicità e dalla vendita dei prodotti editoriali (la rivista “Italianieuropei” e altre pubblicazioni edite dalla società Solaris, controllata dalla Fondazione) distribuiti in edicola e in libreria. Un’altra forma di finanziamento è rappresentata dagli abbonamenti alla rivista. Le inserzioni pubblicitarie pubblicate sulla rivista prevedono pacchetti il cui costo varia da . 5.000 ad . 30.000 in base alle pagine acquistate annualmente.
In questi oltre dieci anni di attività i contributi alla Fondazione sono pervenuti da grandi aziende ma anche da piccole imprese e privati cittadini. Non si può rimproverare alla Fondazione Italianieuropei di aver accettato contributi da imprenditori che, successivamente, sono stati oggetto di indagine. Sarebbe come chiedere a “Il Fatto” la garanzia che nessuna delle imprese che sottoscrivono contratti pubblicitari con il quotidiano sarà mai oggetto di indagini. Si tratta cioè di una richiesta insensata.
La raccolta della pubblicità e dei contributi alle attività è svolta sia direttamente dalla Fondazione e dalla Solaris che attraverso una concessionaria ed altre società senza vincolo di esclusività.
Una di queste società era
I contributi raccolti sono stati regolarmente riportati in bilancio, secondo le modalità previste dalla legge.
Le fondazioni legalmente riconosciute devono infatti iscriversi nel registro delle persone giuridiche istituito presso le Prefetture (D.P.R. 361/2000) ove devono depositare lo statuto e l’atto costitutivo e, successivamente, le eventuali modifiche apportate.
Le società di capitali, come la nostra controllata Solaris, sono tenute alla iscrizione dei bilanci annuali nel registro delle imprese.
Per quanto ci riguarda abbiamo più volte sollevato, e continuiamo a farlo anche adesso, l’esigenza di regolare le modalità di finanziamento delle fondazioni ad esempio attraverso sistemi di incentivazione fiscale per i donatori, codici di autoregolamentazione, comitati etici e sistemi di trasparenza e controllo oltre a quelli già previsti.
D’altro canto, le indagini che sono in corso da parte della Magistratura, alla quale rinnovo la mia piena fiducia, non potranno che confermare l’assoluta correttezza e trasparenza del nostro operato.
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