di Andrea Managò
Alle Regioni italiane l’Europa, tanto cara al
professor Mario Monti, non piace. Mentre si attardano a difesa di vecchi
campanilismi e dei loro privilegi di casta, rischiano di perdere miliardi di
euro di fondi europei. Oltre al danno la beffa: le maggiori indiziate sono
quelle del Mezzogiorno, che più di tutte necessitano di occupazione e sviluppo.
A fine luglio il Commissario europeo alla
Politica regionale, Johannes Hahn,
ha già richiamato Sardegna, Campania, Calabria, Puglia e
Sicilia: entro il 31
dicembre devono programmare le loro quote del Fondo Europeo per lo Sviluppo
Regionale relative al 2007-2009, pena il disimpegno di quei fondi. In totale
per il periodo 2007-2013 Bruxelles ha messo sul piatto 347 miliardi, all’Italia
ne spettano poco più di 21 solo di Fesr, una montagna di denaro che rischia di
tornare al mittente. Dati interni al gabinetto del commissario Hahn,
aggiornati a fine ottobre, rivelano che le Regioni italiane hanno speso appena
il 16,6% dei fondi Fesr a loro disposizione, una performance al di sotto della
media europea. Nel programma Convergenza, 17 miliardi e 883 milioni, Sicilia,
Calabria, Campania, Puglia e Basilicata hanno utilizzato 2 miliardi e 765
milioni: il 15,5%. Fanalino di coda sotto al Vesuvio, con l’11% di risorse impegnate.
Non va meglio col programma Competitività, che include le Regioni del
Centro-Nord: su 3 miliardi e 144 milioni è stato utilizzato il 22,9%.
POCHI GIORNI prima di cadere il governo
Berlusconi è corso ai ripari per salvare 8 miliardi di fondi a rischio
disimpegno. Un accordo siglato con la Ue li ha orientati su quattro assi
prioritari: istruzione, occupazione, banda larga e ferrovie. Di fatto un
commissaria-mento per alcune Regioni del Sud, parte delle loro risorse verrà
gestita dal ministero dell’Istruzione. L’intesa prevede anche la revisione dal
50 al 25% della quota di cofinanziamento italiana. Ma non basta.
Il nuovo ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, in una relazione alle
Commissioni Bilancio di Camera e Senato, è stato chiaro: “Non possono
escludersi perdite a fine del 2011 ed esistono forti rischi di perdita per la
fine del 2012” .
La difficoltà italiana ad accedere alle risorse comunitarie dipende da vari
fattori. Su tutti: scarsa capacità di programmazione degli enti locali e
instabilità delle strutture amministrative, che rallenta i progetti. Anche la
qualità della spesa talvolta lascia a desiderare. È il caso dei fondi ex
Obiettivo 1, spesso assegnati a pioggia: difficilmente creano sviluppo. Lo
testimoniano quelli stanziati in Sicilia a beneficio di carrozzerie, idraulici,
gelaterie o biscottifici.
Le Regioni si trincerano dietro la
difficoltà nel reperire le risorse necessarie per cofinanziare i progetti. Di
certo quelle del Mezzogiorno non hanno potuto attingere a dovere al Fas,
Tremonti ha utilizzato oltre metà di quei 64 miliardi come bancomat per
finanziare interventi di tutt’altra natura. Inoltre, per aumentare il ritmo di
spesa, i finanziamenti dovrebbero essere liberati dai vincoli del patto di
stabilità. Il governo Berlusconi non l’ha mai fatto, ora l’esecutivo Monti
è chiamato al cambio di passo.
MA TRA i venti modelli di programmazione
regionale le differenze sono evidenti. A Campobasso hanno ottenuto i risultati
migliori nel programma Convergenza (25%), soprattutto grazie a una
programmazione mirata e al controllo della spesa. Un esempio, il miglioramento
delle strade di collegamento al mare e la realizzazione di nuovi villaggi
vacanze sono stati accompagnati dal marketing territoriale tramite il fortunato
film Basilicata coast to coast. Risultato: il turismo sulle riviere lucane è
aumentato. Il tutto finanziando la quota regionale dei progetti con le
royalties derivate dall’estrazione del petrolio in regione. La Calabria invece
detiene il poco lusinghiero primato per numero di frodi e irregolarità nell’uso
dei fondi europei. Non solo: è ultima col 9,10% del totale di fondi certificati .
A settembre scorso Bruxelles ha sospeso i pagamenti del Fse in suo favore.
Rispondendo a un’interrogazione presentata da cinque eurodeputati del Pd, il
Commissario Hahn ha spiegato che “il sistema di gestione e controllo regionale
non è stato ritenuto completamente affidabile dalla Commissione”. Eppure alle
Regioni non mancherebbero le sedi per tenersi a stretto contatto con l’Europa,
dispongono tutte di una costosa “ambasciata” a Bruxelles. Viene da chiedersi a
cosa servano.
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