giovedì 29 dicembre 2011

21 MILIARDI DA SPENDERE SUBITO (O TORNANO ALL’UE)




di Andrea Managò
   Alle Regioni italiane l’Europa, tanto cara al professor Mario Monti, non piace. Mentre si attardano a difesa di vecchi campanilismi e dei loro privilegi di casta, rischiano di perdere miliardi di euro di fondi europei. Oltre al danno la beffa: le maggiori indiziate sono quelle del Mezzogiorno, che più di tutte necessitano di occupazione e sviluppo.
   A fine luglio il Commissario europeo alla Politica regionale, Johannes Hahn, ha già richiamato Sardegna, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia: entro il 31 dicembre devono programmare le loro quote del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale relative al 2007-2009, pena il disimpegno di quei fondi. In totale per il periodo 2007-2013 Bruxelles ha messo sul piatto 347 miliardi, all’Italia ne spettano poco più di 21 solo di Fesr, una montagna di denaro che rischia di tornare al mittente. Dati interni al gabinetto del commissario Hahn, aggiornati a fine ottobre, rivelano che le Regioni italiane hanno speso appena il 16,6% dei fondi Fesr a loro disposizione, una performance al di sotto della media europea. Nel programma Convergenza, 17 miliardi e 883 milioni, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Basilicata hanno utilizzato 2 miliardi e 765 milioni: il 15,5%. Fanalino di coda sotto al Vesuvio, con l’11% di risorse impegnate. Non va meglio col programma Competitività, che include le Regioni del Centro-Nord: su 3 miliardi e 144 milioni è stato utilizzato il 22,9%.
   POCHI GIORNI prima di cadere il governo Berlusconi è corso ai ripari per salvare 8 miliardi di fondi a rischio disimpegno. Un accordo siglato con la Ue li ha orientati su quattro assi prioritari: istruzione, occupazione, banda larga e ferrovie. Di fatto un commissaria-mento per alcune Regioni del Sud, parte delle loro risorse verrà gestita dal ministero dell’Istruzione. L’intesa prevede anche la revisione dal 50 al 25% della quota di cofinanziamento italiana. Ma non basta.
Il nuovo ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, in una relazione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, è stato chiaro: “Non possono escludersi perdite a fine del 2011 ed esistono forti rischi di perdita per la fine del 2012”. La difficoltà italiana ad accedere alle risorse comunitarie dipende da vari fattori. Su tutti: scarsa capacità di programmazione degli enti locali e instabilità delle strutture amministrative, che rallenta i progetti. Anche la qualità della spesa talvolta lascia a desiderare. È il caso dei fondi ex Obiettivo 1, spesso assegnati a pioggia: difficilmente creano sviluppo. Lo testimoniano quelli stanziati in Sicilia a beneficio di carrozzerie, idraulici, gelaterie o biscottifici.
   Le Regioni si trincerano dietro la difficoltà nel reperire le risorse necessarie per cofinanziare i progetti. Di certo quelle del Mezzogiorno non hanno potuto attingere a dovere al Fas, Tremonti ha utilizzato oltre metà di quei 64 miliardi come bancomat per finanziare interventi di tutt’altra natura. Inoltre, per aumentare il ritmo di spesa, i finanziamenti dovrebbero essere liberati dai vincoli del patto di stabilità. Il governo Berlusconi non l’ha mai fatto, ora l’esecutivo Monti è chiamato al cambio di passo.
   MA TRA i venti modelli di programmazione regionale le differenze sono evidenti. A Campobasso hanno ottenuto i risultati migliori nel programma Convergenza (25%), soprattutto grazie a una programmazione mirata e al controllo della spesa. Un esempio, il miglioramento delle strade di collegamento al mare e la realizzazione di nuovi villaggi vacanze sono stati accompagnati dal marketing territoriale tramite il fortunato film Basilicata coast to coast. Risultato: il turismo sulle riviere lucane è aumentato. Il tutto finanziando la quota regionale dei progetti con le royalties derivate dall’estrazione del petrolio in regione. La Calabria invece detiene il poco lusinghiero primato per numero di frodi e irregolarità nell’uso dei fondi europei. Non solo: è ultima col 9,10% del totale di fondi certificati . A settembre scorso Bruxelles ha sospeso i pagamenti del Fse in suo favore. Rispondendo a un’interrogazione presentata da cinque eurodeputati del Pd, il Commissario Hahn ha spiegato che “il sistema di gestione e controllo regionale non è stato ritenuto completamente affidabile dalla Commissione”. Eppure alle Regioni non mancherebbero le sedi per tenersi a stretto contatto con l’Europa, dispongono tutte di una costosa “ambasciata” a Bruxelles. Viene da chiedersi a cosa servano.

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