Nel Pdl aumentano i mal
di pancia e i falchi rimpiangono il voto anticipato
di Fabrizio d’Esposito
Il Cavaliere
prigioniero impotente del Professore. È l’immagine più eclatante che rimbalza dalla lunga
conferenza stampa di Mario Monti. Il
premier prende a schiaffi il suo “predecessore” in modo plateale almeno un paio di volte. La prima è quando gli ricorda le promesse di un anno fa: “Il mio
predecessore, Berlusconi, il 23 dicembre 2010 disse: ‘Non servirà una
manovra correttiva’. Ma le cose poi sono andate diversamente e nel frattempo
sono state necessarie cinque manovre e solo l’ultima porta la mia firma”. Poi,
Monti, sfida sul terreno del mercato il centro-destra con le fatidiche
liberalizzazioni.
Alla pancia del Pdl, sempre più partito di
lotta e di governo, il Professore è apparso troppo spavaldo e sarcastico. Soprattutto
ai falchi che rimpiangono di non essere andati alle elezioni anticipate, e che
ancora ci sperano, e si consolano a modo loro gridando rabbiosamente che lo
spread ancora non scende e quindi la colpa non era di Berlusconi. L’ex ministro
Ignazio La Russa gli dà persino un voto: uno striminzito sei meno. L’ex
sottosegretario Daniela Santanché si lascia scappare un giudizio perfido:
“Sembrava Tremonti più che Monti”. Insomma dura o non dura il governo tecnico?
L’ONERE della prova grava ancora tutto sul
Pdl, il più oscillante tra i partiti della Grande Coalizione messa insieme
dallo spread e dal capo dello Stato.
Il Pd si allinea senza infamia e senza lode con il segretario
Bersani (“Analisi onesta, dopo anni di favole abbiamo avuto un bagno di
realtà”) e l’Udc si conferma la forza più entusiasta della nuova fase.
All’opposizione, Antonio Di Pietro alza i toni e paragona il Professore
al Cavaliere: “Continua la politica delle televendite”.
Nell’ex partito dell’amore, alla fine, a fare testo sono le
dichiarazioni del Capo, che agli schiaffi “tecnici” reagisce con uno zuccherino
propagandistico per i falchi del Pdl: “Noi abbiamo
assicurato il nostro leale sostegno al governo dei professori ma dobbiamo
essere pronti ad ogni evenienza e comportarci come se la campagna
elettorale per le elezioni fosse già in corso”.
B. alimenta la fiamma del Pdl di lotta e agita lo spettro delle
elezioni anticipate per salvare l’attuale bipolarismo, ma in realtà la sua
strategia ha il fiato cortissimo. Anche perché il partito è spezzato in tre, se non più, tronconi. All’area filogovernativa di Alfano e Cicchitto si contrappongono gli ex an e in mezzo ci sono i centristi “in
sonno” che
immaginano già la Terza Repubblica e sono pronti a riposizionarsi altrove.
Questo in un quadro di feroci scontri a livello locale per la nuova stagione
dei congressi. Un Pdl lacerato e pronto a implodere. Reggerà allo stillicidio
di un altro anno e mezzo di sostegno al governo Monti?
La risposta corale è “No”. Molti aggiungono:
“Andremo al voto anticipato, però non prima di sei mesi”. Altri esegeti del
verbo berlusconiano, l’unico che ancora conta nel centrodestra, forniscono
una versione che punta all’eterno conflitto d’interessi dell’ex premier,
“garantito” da ministri di questo esecutivo.
Ecco perché “Monti si
può permettere tutto e Berlusconi è impotente”.
Di debolezza in debolezza il rischio, per il Pdl, è che si
arrivi davvero fino al 2013. Colpa anche dei “cattivi consiglieri
del Cavaliere”.
Non politici stavolta, ma esponenti della finanza come Nagel di Mediobanca e il banchiere Doris. Così uno dei paradossi provocati
da questa impotenza è che si spera nel Pd per andare alle elezioni. Nella
pancia del Pdl si parte dal presupposto che Bersani prima o poi cederà alla
tentazione di vincere le elezioni come candidato-premier del centrosinistra.
E L’INCIDENTE per rompere sarà la riforma del
lavoro. Almeno questo è l’augurio che si fanno a vicenda, per rincuorarsi, i
pasdaran del voto nel Pdl, che fanno affidamento anche su un’altra
dichiarazione di ieri del Cavaliere: “C’è un nuova generazione, una nuova
classe dirigente, guidata da Angelino Alfano. Io non li lascerò soli, resterò
in campo per vincere le prossime elezioni e perché il governo dell’Italia sia
ancora affidato dagli elettori a una forza di democrazia e di libertà qual è la
nostra”.
La
verità è che dalla parte del Berlusconi anti-voto e dello stesso Alfano ci sono
i sondaggi che danno perdenti il centrodestra. Le elezioni adesso garantirebbero
solo gli attuali gruppi di potere del Pdl, anche in caso di sconfitta, ma
allontanerebbero l’incubo di una scomposizione del quadro politico in senso
neocentrista.
Ieri Monti ha smentito di essere candidato al Colle per la
successione a Napolitano. Da settimane infatti circola la suggestione di un
ticket Passera-Monti: il primo a Palazzo Chigi, il secondo al Quirinale.
Scenari per il momento, che però condizionano ogni mossa del
presente. Un presente che vede B. prigioniero di Monti. Oppure “utile idiota”
del governo tecnico. Glielo ha detto ieri l’ex alleato leghista Calderoli.
Nessun commento:
Posta un commento