“Occuparsi del bene
comune il più bello dei mestieri”: già studia da candidato. Gli elogi di Enrico
Letta, il rapporto con Di Pietro
di Giorgio Meletti
La stella di Mario Monti
ha già smesso di brillare nel chiacchiericcio della politica: il professore di
Varese è stato già archiviato come tecnico puro senza futuro. Adesso è il
momento del ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture Corrado Passera. Ha undici anni meno
del premier e non fa mistero di considerare l’incarico nel governo di emergenza
come trampolino per una vera carriera da leader. Domenica sera, intervistato da
Fabio Fazio a Che tempo che fa (Rai3), ha detto: “Non so se sono capace,
non so se imparerò in tempi rapidi. Occuparsi del bene comune, però, è il più
bello dei lavori”.
Il
leader Idv: è il futuro
Antonio Di Pietro, che lo conosce bene, non ha dubbi.
In contemporanea alla quasi esplicita discesa in campo dell’ex banchiere, ha
spiegato a In onda (La7): “Sarà lui
il soggetto che dovremo tenere in conto per la politica dei prossimi anni. In
queste ore stanno facendo a gara a chi può accaparrarselo tra centrosinistra,
centrodestra e Terzo Polo”. Di Pietro parla con cognizione di causa: nel 1995,
quando preparava la sua entrata in politica, non si capiva se da destra, da sinistra
o dal centro, aveva come consigliere proprio l’allora quarantenne
amministratore delegato dell’Olivetti. Il quale adesso replica quello stesso
copione, proponendosi come leader buono per il centro ma anche per il
centro-sinistra, attraverso il sapiente dosaggio di messaggi mai casuali.
Mentre alcuni suoi colleghi di governo spingono sull’acceleratore delle scelte
“dolorose ma necessarie”, nell’intervista a Fazio Passera ha sfoderato alcune
eleganti veroniche sempre con lo sguardo rivolto a sinistra. Anche a costo di
distinguersi dal presidente del Consiglio.
Prima
mossa: dopo settimane di tentennamenti governativi, che hanno attirato
sull’esecutivo tecnico l’accusa di essere prono agli interessi di Berlusconi, è
stato lui a intestarsi la svolta sulle frequenze televisive: “Non è tollerabile
darle gratis”, ha detto, annunciando lo stop al cosiddetto beauty contest e
rinviando però prudentemente la vendita dei canali tv di un anno.
Seconda
mossa: smentendo
Monti - che aveva fatto dire in Parlamento al ministro Giarda che l’accordo con
la Svizzera per tassare i capitali italiani esportati oltre confine era
giuridicamente improponibile - ha annunciato che la cosa va fatta al più
presto per dare una stangata ai 150 miliardi di euro nascosti nelle banche elvetiche.
Non a caso ieri il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, ha salutato con soddisfazione la
svolta di Passera sulle frequenze e rivolto un appello al governo per
“riconsiderare la questione della Svizzera”: tradotto, un appello a Monti
perché dia retta a Passera.
Il
cattolico tra Bazoli e Cai
Passera
dispone di una serie di requisiti considerati decisivi per una leadership
riformista moderata. È cattolicissimo, è lombardo, cioè uomo del nord, non è un
politico di professione (finora). Viene dalla scuola di Carlo De Benedetti, icona
imprenditoriale del riformismo di centro-sinistra, è stato chiamato da Romano Prodi a risanare (con successo) le Poste, è stato chiamato dal
banchiere Giovanni Bazoli, padre
nobile del centro-sinistra, alla guida della Banca Intesa Sanpaolo. Ha votato
alle primarie del Pd, ma solo fino a un certo punto, perché quando il potere di
Berlusconi è apparso definitivamente inscalfibile (elezioni del 2008) il
manager di Como si è avvicinato al centro destra, flirtando con B. soprattutto
come regista del salvataggio Alitalia a spese dello Stato.
I
nemici del popolo
Ma adesso, mentre il governo Monti diventa
anti-popolare agli occhi dei critici, Passera sta bene attento a non
confondersi nella foto di gruppo dei nemici del popolo. Castiga Berlusconi
sulle frequenze, dichiara guerra ai grandi evasori, annuncia che si batterà per
le liberalizzazioni, che sono il vero totem del suo schieramento di
riferimento: il Terzo Polo, in primis, ma anche la sinistra del Pdl e la
destra del Pd. La sua scommessa è di conquistare la leadership dimostrando la
capacità di attrarre verso il centro pezzi della destra e della sinistra. Come
vuole convincere la sinistra moderata l’abbiamo visto. Per la destra che guarda
al centro appare per ora sufficiente la giusta dose di continuismo di Passera,
simboleggiata dalla determinazione ad andare avanti con i miliardi spesi
(spesso inutilmente) nei cantieri delle grandi opere.
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