MICHELE AINIS SPIEGA:
“OGNI LEADER DI FAZIONE RIVENDICA IL SUO DIRITTO DI VETO”
di Wanda Marra
Il governo Monti per sopravvivere deve tenere conto non solo dei
partiti, nella loro totalità, ma dei vari signorotti di partito”. L’analisi è
del costituzionalista Michele Ainis,
che ricostruisce punti di forza e punti di debolezza dell’esecutivo, proprio a
partire dallo “spappolamento” dei partiti.
Professore,
La Russa ieri ha lanciato un’ammonizione: “Monti dovrà guadagnarsi ogni
settimana, ogni mese il certificato di sopravvivenza”. E anche Berlusconi ha
ribadito più volte il concetto. Come valuta queste pressioni?
La temperatura che accompagna la vita di
questo governo è un po' sempre la stessa: i partiti si conservano la pallottola
in canna. Bisogna vedere chi prima farà fuoco. Anche perché da parte loro si
tratta di una situazione più subìta che scelta.
Ma
non è normale che un governo dipenda dal voto parlamentare?
Certo, non sta mica lì per investitura divina.
E ogni occasione è buona per la revoca della fiducia. Per questo, però,
vale ancor di più: in genere quando cade un governo, si tratta sempre di suicidio.
In questo caso sarebbe omicidio.
Ma
guardando a questa prima fase dell’esecutivo, sembra che non siano solo i
partiti a tenere Monti in scacco, ma anche il contrario, visto che questi
evidentemente non hanno la forza né di prendersi delle responsabilità in proprio,
né di andare al voto. O no?
Probabilmente è vero anche questo. Io penso
che i partiti non esistano più in quanto tali: esistono dei notabili, dei
signorotti di partito. Ma quelli che erano guidati da Berlinguer, da Moro, da
Craxi non ci sono più. In questa situazione governare è più difficile. Pensiamo
a questa legislatura, che nasce con un governo con due gambe, che piano piano
perde l’appoggio. Prima si stacca la componente di Fini, poi diventano
fondamentali i Responsabili, poi cominciano a minacciare anche Scajola e gli
scajoliani.
E
questo come si incrocia con il discorso sui partiti che faceva prima?
La vicenda politica di quest'ultima parte
della Seconda Repubblica è che non ci sono partiti organizzati, ma partiti personali,
a destra, come a sinistra (Berlusconi, Bossi, Di Pietro, Vendola). Ai
partiti personali ora si sta sostituendo una coabitazione coatta: un aggregato
di personalità che formalmente convivono dentro un partito, ma sono in realtà
uno contro l'altro. Con dei veto players infiniti. Il governo per sopravvivere
deve tenere conto di tutti questi signorotti. Che in questa fase non siedono
nel governo, non decidono in prima persona, ma sono costretti a chiedere.
L'altra
faccia della medaglia però non è proprio la ricattabilità dei partiti da parte
di Monti?
Di certo non è interesse del Pdl andare a
votare, perché prenderebbe un bagno. Come non lo è del Pd, né del Terzo polo
che si sta riorganizzando.
Dunque,
chi è il più forte?
A conti fatti è Monti. Perché siamo in una
situazione di emergenza, in questo momento nessun partito è abbastanza forte da
potersi sottoporre a una prova elettorale. E questo è un punto di forza per
lui. Il fatto che però nei partiti ognuno si muova per il suo tornaconto è
un elemento di debolezza.
Il
governo Monti è davvero un esecutivo tecnico o in realtà è politico?
Nasce come governo tecnico e poi si
imbastardisce. Le nomine dei ministri, Monti le ha fatte da solo, anche se
certo le telefonate ci sono state. Ma poi è con la nomina dei sottosegretari e
dei vice-ministri che ha dovuto soddisfare di più le richieste dei partiti.
Dopo
il primo giro di boa, il professore è stato più deludente o più soddisfacente?
Si è fatta questa manovra, che andava fatta.
Si sono corretti i conti. Non si è salvato il Paese. Le liberalizzazioni sono
state poche e sicuramente il principio di equità non è stato rispettato. Per
sintetizzare, vanno bene i numeri, ma non il modo in cui sono stati raggiunti.
Ora bisogna vedere cosa farà Monti in futuro.
Secondo
lei da chi è più condizionato: dal Pdl che, almeno a quel che si vede, ha
messo più veti degli altri partiti o dalle lobby?
Non ho un microfono a Palazzo Chigi. Ma
certamente siamo di fronte a uno spappolamento, a uno sfarina-mento.
Tornando
alle parole di La Russa, dunque?
Ogni governo deve guadagnarsi la sopravvivenza
giorno per giorno. Ma calata in questa realtà, l’affermazione di La Russa suona
come una sorta di altolà. Lui parla come il capo di una fazione, uno che dice:
non c’è solo Berlusconi, ci siamo anche noi.
Ma
come fa Monti a sopportare tutto questo?
Giulio Cesare ha sopportato di peggio. Credo
che chiunque nella sua situazione dovrebbe sopportare lo stesso. E fare il
presidente del Consiglio dovrebbe dare una certa soddisfazione.
Quanto
durerà?
Difficile dirlo. C’è il passaggio della
Consulta sul referendum elettorale a fine gennaio. Oppure a originare un
incidente può essere un sondaggio particolarmente favorevole a un partito.
Nessun commento:
Posta un commento