ICHINO E COFFERATI, 40
ANNI IN COMUNE ORA DUELLANO SUI LICENZIAMENTI
di Luca Telese
Fa impressione, oggi, vedendoli insieme, mentre duellano senza
possibilità di tregua, immaginare che Pietro
Ichino e Sergio Cofferati siano stati per 40 lunghi anni compagni e amici.
Fa impressione pensare che i due uomini che in queste ore sono rispettivamente
il più grande nemico, e il più grande difensore dell'articolo 18, provengano
entrambi dallo stesso sindacato, dalla stessa storia, dalla stessa città. Anche
perché oggi i due duellanti sostengono tesi antitetiche: "Solo riscrivendo
l'articolo 18 potremo superare il dualismo fra protetti e non protetti nel
mercato del lavoro", dice Ichino (padre spirituale della riforma proposta
dal ministro Fornero). "Togliere una tutela essenziale per i lavoratori
come l'articolo 18, oggi, in tempo di crisi nera, è una follia", ribatte
Cofferati (protagonista della battaglia che nel 2002 bloccò Berlusconi).
MA SOLO alla fine della disputa ti ricordi che
i due - per quanto possa sembrare incredibile - militano nello stesso partito,
il Pd. Alcuni lampi di questo agrodolce amarcord sono affiorati su La7, non
senza reciproche e perfide stoccate, durante una puntata di In Onda in cui li
avevo invitati tutti e due, sabato scorso. Altri frammenti di memoria sono
emersi dopo, interrogandoli separatamente. "Io - sorride il Cinese, con il
suo noto sarcasmo - ho una memoria ferrea. E quindi non posso certo
dimenticarmi che Pietro era collocato alla mia sinistra, uno dei pochi
ingraiani in una federazione storicamente amendoliana”. Ma già qui Ichino
trasecola: "Veramente allora eravamo entrambi riformisti. E so che Sergio
guardava con simpatia alle mie battaglie controcorrente, nel sindacato, contro
l'assenteismo e per la riforma del collocamento". Cofferati concede
l'onore delle armi retroattivo al futuro rivale: "Era un ottimo avvocato,
uno dei difensori più abili della Fiom. Avevo, e nutro ancora, grande affetto
per lui: ma la sua posizione sui licenziamenti è sba-glia-ta, punto". Il
senatore del Pd ribatte: "Cofferati stava nei chimici ed era considerato
un moderato. Invece lui ora è cambiato e ha posizioni che considero
conservatrici rispetto al regime attuale di apartheid fra protetti e non
protetti. Mentre è autenticamente di sinistra battersi efficacemente contro
quel regime". L'ex leader della Cgil, con una punta di durezza: "Sul
piano personale rapporti squisiti. Ma dopo la sua prima esperienza parlamentare
Pietro ha cambiato radicalmente posizione, sposando il punto di vista dell'impresa,
piuttosto che quello dei lavoratori: questo è un fatto". Nei
primi anni settanta le carriere dei due Golden boy si incrociarono
nella storica sede della Cgil di Corso porta Vittoria 43. Cofferati al
secondo piano, fra i chimici. Ichino dal 1973 al primo piano, nel
"sindacato orizzontale" dopo i primi quattro anni in zona, alla
periferia nord di Milano. Ma sabato il Cinese ha colpito Ichino in un nervo
sensibile, con garbo e ferocia: "Caro Pietro, questo modello lo stanno
abbandonando e correggendo persino dove è nato, in Danimarca!". Il
giuslavorista allora si è inalberato: "Sergio, sei impazzito? Cosa stai
dicendo? È falso!". Per non dire del dibattito sul merito. Cofferati: “È
sbagliato dire che la flex security produca posti di lavoro. L'unico modo per
farlo sono gli in-ves-ti-men-ti!”. Ichino: “Dovresti ammettere, invece, che
l'unico modo per ri-occupare le persone sono i corsi di formazione e i
servizi di assistenza intensiva previsti dalla mia proposta". Per non
parlare del duello non meno spietato sui diritti, dove ad attaccare è Ichino:
"Con l'attuale sistema ad avere le tutele sono solo i lavoratori
regolari, meno della metà, mentre i giovani sono precari e
discriminati". Ribatte Cofferati: "Considero una singolare idea
dell’equità quella per cui togliendo protezioni a chi le ha si farebbe un
favore a chi non le ha". “Ma nel mio progetto – ribatte Ichino - i lavoratori
stabili regolari non vengono toccati proprio”.
ACUTO del match. Quando la professoressa Fiorella Kostoris chiede agli operai
disoccupati di Termini Imerese:
"Ma voi sareste disposti a guadagnare il 40% in meno per due anni pur di
salvare il posto?". Risposta sconcertata dell'operaio Roberto Mastrosimone: "Professoressa, ma lei lo sa che noi
guadagniamo 1.100 euro al mese?".
Ichino commenta: l’unico modo per creare domanda di lavoro e
aumentare le retribuzioni oggi è aprire il Paese agli investimenti
stranieri". Cofferati insorge: "Che si possa pensare di dimezzare lo
stipendio a un operaio che prende mille euro mi pare una follia!". Ichino
dopo il match è soddisfatto: "Primo: Cofferati ha aperto alla proposta di
Boeri ed è un passo avanti. Anche Damiano ora dice si ai tre anni di
prova". Secondo: "Prima -sorride- mi arrivavano commenti che per due
terzi erano contumelie, per un terzo sostenitori, adesso è il contrario".
Ma la linea ufficiale del Pd a chi è più vicina? Cofferati: “L'abbiamo discussa
per due anni, io per certi versi la considero troppo prudente, ma è senza
dubbio a tutela dell'articolo 18". E qui Ichino fa una ammissione e una
provocazione: "Che la posizione di Cofferati sia quella ufficiale del Pd è
indubbio. Che il Pd non si possa permettere di restare fermo su una posizione
conservatrice mentre ci si propone di voltar pagina rispetto a questo regime di
apartheid a danno dei giovani è altrettanto certo". Cofferati scuote la
testa: "Nel 2003 presentammo una proposta di riforma degli ammortizzatori
sociali. Se se la sono scordata in Parlamento non è certo colpa mia".
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