di Marco Travaglio
Eravamo decisi ad assegnare il Leccone d’Oro 2011 al primatista mondiale Sallusti, per lo scatto finale di cui ha
dato prova ieri, col memorabile titolone sul Giornale: ‘“Silvio non mi ha
pagato’. Mills lo scagiona in aula: ‘Ho inventato tutto per ingraziarmi i Pm’. Scoperto
il bluff. Il processo che doveva dimostrare la corruzione del Cav finisce nel
nulla”.
L'idea che un tizio giudicato colpevole in Cassazione (Sallusti
lo definisce strepitosamente “assolto per prescrizione”) di esser stato
corrotto da B. in cambio di due false testimonianze ne faccia una terza per
negare di essere stato corrotto e venga creduto da qualcuno, già ci pareva
affascinante.
E ancora più avvincente ci sembrava il movente usato per
spiegare perché avesse scritto al commercialista e confermato ai pm di essere
stato corrotto da B.: voleva salvare un certo Diego Attanasio e non aveva trovato di meglio che accusare il
premier italiano.
Ma ciò che trovavamo
davvero irresistibile era che Sallusti potesse immaginare che i giudici, fra
una verità accertata in Cassazione e la bugia di un imputato colpevole, credano
alla seconda.
Insomma, ci eravamo convinti che il Leccone d’Oro lo meritasse lui, alla
carriera.
Poi però, sul Corriere, è uscita un’intervista di Aldo Cazzullo al cardinale ciellino Angelo Scola, arcivescovo di Milano. E abbiamo
dovuto arrenderci: di fronte a cotanta lingua, Sallusti è un dilettante.
Quella di Cazzullo non è un’intervista: è una via di mezzo fra
il terzo grado e il corpo a corpo.
Un crescendo rossiniano: “Teme davvero il ritorno alla
violenza?”, “Ritiene che il primo passo verso il risveglio dei cattolici si sia
compiuto con la formazione di questo governo?”, “Sta dicendo che c’è un deficit
della politica che i tecnici non possono colmare?”. Lavorato ai fianchi, Sua
Eminenza vacilla: “Sì, ho questo timore”, “È solo un segnale”, “Certo”. Gancio
destro in pieno volto: “Qual è il suo giudizio sull’era Berlusconi? La Chiesa
gli ha concesso un credito eccessivo?”.
Il presule si aggrappa alle corde del ring per non finire al
tappeto: “Presto per dare un giudizio complessivo”. In effetti sono trascorsi
solo 18 anni, ne riparliamo nella prossima era geologica. Però si può già dire
che “la casa brucia”. Un intervistatore qualunque ne profitterebbe per
ricordare che sulle sue, di case, la Chiesa non paga l’Ici. Ma Cazzullo è
speciale. Lo previene il porporato, facendosi la domanda e dandosi la risposta:
“Si sta facendo un gran polverone sull’Ici”.
Ecco, un gran polverone. “Lei – incalza il Cazzullo – proviene
da Cl. Non teme che, tra i quasi 17 anni di potere di Formigoni, gli affari,
gli scandali, Cl sia caduta in qualche eccesso?”.
In effetti trovare un leader ciellino rimasto a piede libero è
arduo: concetto che cazzullescamente si traduce in “qualche eccesso”.
Risposta: “Conosco Formigoni da quando aveva 14 anni, anche se
da tempo ci si vedeva di rado. Se è stato eletto 4 volte consecutive, ci sarà
pure una ragione”. È quel che si domandano i pm che
indagano sulle firme false della lista e sui bilanci falsi del San Raffaele.
E infatti ecco l’uppercut cazzullesco: “Che idea s’è fatto del
caso San Raffaele?”.
Scola: “Mi mancano troppi elementi per formulare un giudizio”.
Mancherebbero pure un paio di miliardi nelle casse del San
Raffaele, ma non sottilizziamo. Ben altro allarma Sua Eminenza: “Qualche
interrogativo è nato talvolta dalla ricerca biotecnologica”: ecco il guaio
del San Raffaele, la ricerca biotecnologica.
Assalto finale: “Lei è nato a Lecco e si è formato a Milano:
come l’ha ritrovata?”. Magari col Tom-Tom? No, ce l’ha portato l’autista.
Alla parola “Lecco” pronunciata da un invidioso Cazzullo, che
invece è solo di Cuneo, il cardinale ha l’istinto di farla finita: “La formula
del mio ‘ritorno a casa’ è vera. Sarà forse un anticipo del crepuscolo dovuto
all’età...”.
E Cazzullo, affranto ma pronto: “Non dica così, lei ha appena
compiuto settant’anni”. Così giovane e
già così cardinale.
Poche storie: Leccone d’Oro honoris causa.
2 commenti:
Concordo,ma qui bisogna aumentare i trofei,troppi candidati eccellenti.
Ciao Luigi.
A me Cazzullo non è mai piaciuto. Adesso ho capito perché!
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