I big del settore
“Azzardo” potrebbero ottenere gratis dai Monopoli nuove licenze per slot machine
di Marco Lillo
Dopo quello delle frequenze televisive c’è un secondo beauty contest che Mario Monti
dovrebbe fermare. Sono rimaste poche ore
ma è ancora possibile far pagare il giusto ai signori del gioco. Poco prima
di Natale è circolata la voce che le concessioni per le slot machines stanno per essere assegnate, gratis. Manca ancora il decreto e c’è tempo
per impedire l’ennesimo regalo ai dieci concessionari (Bplus, Sisal e
Lottomatica in testa) del gioco, tuttora in causa con lo Stato per
decine di miliardi di euro per le loro inadempienze del passato. Non è più ammissibile in un’epoca
di sacrifici che queste società continuino a macinare utili
milionari grazie
a un quadro normativo e politico che le favorisce.
Già conosciamo l’obiezione: le concessioni dovrebbero fruttare
circa 135 milioni per il pagamento di un diritto di 15 mila
euro per ognuna delle nuove VLT (grande slot di nuova generazione) e 200
euro per ciascuna nuova slot installata.
In realtà questa cifra è una
miseria rispetto ai miliardi di euro che i re del gioco incasseranno di
qui fino al 2021. Il pallino è in mano all’Aams, l’Amministrazione Autonoma dei
Monopoli di Stato diretta da Raffaele
Ferrara. La legge del Governo Berlusconi prevede che il settore più
redditizio dell’economia sia assegnato in concessione gratuita per 9 anni. Ma
se le licenze fossero assegnate a pagamento con una gara pubblica, come si
vuole fare per le frequenze televisive, sarebbe possibile
incassare una somma vicina al miliardo di euro.
Segnate bene in mente questo numero: 42 miliardi di euro. A tanto ammonta la raccolta annuale delle slot machines
legalizzate nel nostro paese nel 2011. Parliamo di un giro di affari superiore
di dieci miliardi a quello realizzato in tutto il mondo dall’intero gruppo
Fiat. Contribuiscono a questa cifra (preoccupante per le conseguenze sociali)
due famiglie di apparecchi da intrattenimento: le piccole “new slot”
disseminate nei bar che permettono di vincere fino a 100 euro e le più grandi e
potenti VLT, presenti ormai in centinaia di grandi sale che non hanno
nulla da invidiare a un vero casinò, che permettono di vincere fino a 500 mila
euro con il jackpot. Introdotte alla fine del 2010 grazie al decreto Abruzzo
hanno raccolto da gennaio a novembre del 2011 ben 11 miliardi di euro. Mentre le vecchie “new slot” hanno
incassato poco meno di 27 miliardi. In tutto sono 38 miliardi ai quali bisogna aggiungere l’incasso previsto per dicembre per
arrivare alla cifra mostruosa di 41 miliardi.
Se si eliminano le vincite resta una cifra
comunque enorme: da gennaio a novembre sono 7 miliardi e 636 milioni di euro. Si
può prevedere che nel 2011 le slot e le vlt trattengano nelle loro casse una
cifra superiore agli 8,3 miliardi di euro. Non a caso la società italiana
cresciuta di più in borsa nel 2011 è Lottomatica, il più grande dei 10 concessionari
per dimensioni ma non per quota di mercato.
IN TESTA con un buon 25 per cento del parco
macchine, infatti, troviamo Bplus, una limited company con sede a Londra controllata da Francesco Corallo, figlio di Gaetano, vecchio amico del boss catanese Nitto Santapaola. Gaetano è stato condannato negli anni ottanta a 7 anni e 6
mesi (poi ridotti a 4 dall’indulto) per associazione a delinquere per la
scalata proprio ai casinò italiani di Sanremo e Campione. La società del figlio,
che dice di non avere nulla a che fare con il padre e che è stato prosciolto in
due inchieste della Procura di Roma (che lo vedevano indagato per traffico di
droga e riciclaggio con il padre nel 2000 e 2009), ha ottenuto la concessione per riscuotere le tasse
dello Stato italiano. Nonostante la struttura societaria della società
basata alle Antille olandesi, Corallo jr è il primo esattore delle tasse del gioco
in Italia.
Il beauty contest del gioco è stato indetto
anche per sanare questa situazione paradossale ma il prezzo è troppo caro. Lo
Stato italiano, dopo avere assegnato il compito di riscuotere miliardi di euro
di imposte a società che non hanno rispettato gli impegni (come dimostra la
storia dell’indagine della Corte dei Conti descritta da Sansa, qui a fianco) e
che talvolta non si sa nemmeno a chi appartengono, ha deciso di donare loro una
concessione novennale.
L’ENNESIMO regalo di una storia che inizia nel
2004. Quando Berlusconi decide di fare emergere questo enorme settore sommerso affida
ai dieci concessionari il compito di collegare le slot in rete con il computer
della Sogei e di controllare il rispetto delle regole. I requisiti per
selezionare questi esattori e controllori del gioco erano però superficiali.
Nessuno chiese informative prefettizie per conoscere nel dettaglio la storia degli
amministratori né tanto meno fu imposta una struttura societaria italiana
trasparente. Le dieci concessioni dovevano scadere nel 2008 ma sono state
prorogate, sempre gratis, per tre volte, l’ultima pochi giorni fa fino
all’aprile del 2012.
Non solo. Anche le nuove Vlt, molto più
redditizie, sono state affidate senza gara ai dieci concessionari nella misura
arbitraria di 14 vlt per ogni 100 esistenti nel parco macchine singolo
concessionario. In tal modo lo Stato ha perpetuato il regalo del 2004
mantenendo intatte le quote di mercato anche nel nuovo settore delle vlt. A
ottobre finalmente è arrivata la gara per le nuove concessioni. Un po’ come nel
beauty contest delle tv però sono stati privilegiati i concessionari attuali
che potranno conservare le loro slot e vlt se rispetteranno i criteri stabiliti
per legge, tra i quali finalmente c’è anche l’obbligo di far sapere chi è il
proprietario. Mentre i tre nuovi entranti qualificati saranno costretti a
crearsi prima una rete di vecchie slot per potere poi chiedere di entrare
(sempre in ragione di 14 nuove VLT per ogni cento macchinette) nel nuovo
mercato.
È difficile fare una stima del valore delle 13
concessioni in assegnazione. L’incasso netto delle vecchie slot si può stimare
in 600 milioni di euro all’anno. Mentre l’importo che resta in cassa a
Bplus, Lottomatica, Sisal e compagni per le vlt è più piccolo in valori
assoluti ma molto più elevato in termini percentuali. Le grandi slot hanno
trattenuto in cassa dopo il pagamento dei premi “solo” 1,2 miliardi di euro nel
2011. Ma lo Stato si è accontentato di una tassazione pari solo al 2 per cento
contro l’11,5 per cento dell’aliquota chiesta alle vecchie slot. L’aliquota
generosa (portata solo da pochi mesi al 4 per cento) è stata giustificata con
un versamento una tantum di 15 mila euro per ogni macchina.
IN REALTÀ quel versamento si ripaga al massimo
in un paio di anni mentre la concessione dura 9 anni. Se il trend si mantiene
simile a quello della fine del 2011, si può stimare che per 7 anni almeno i
concessionari incasseranno un miliardo all’anno dalle vlt al netto delle tasse .
E altri 600 milioni di euro dalle slot, stavolta per nove anni. In tutto l’arco
della concessione gli introiti potrebbero superare i 12 miliardi di euro. Anche considerando i costi fissi per
l’affitto delle sale, per le macchine e per il personale, la concessione resta
un ottimo affare, un asset che i tredici concessionari iscriveranno nel loro
bilancio e che non c’è alcuna ragione che non paghino a caro prezzo.
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