mercoledì 4 agosto 2010

L'ultimo diktat sull'informazione tv


di GIOVANNI VALENTINI

Con la brutalità e la rozzezza connaturate alla sua identità, il regime televisivo non poteva escogitare uno strumento migliore del diktat estivo sui talk-show della Rai per dimostrare quanto sia fondato l'allarme sulla libertà d'informazione in Italia. Nel mezzo della sua crisi più grave, il governo Berlusconi impone un nuovo black-out al servizio pubblico, dopo quello pre-elettorale delle ultime regionali, nel disperato tentativo di occultare la propria debolezza e precarietà. Un'altra operazione di censura preventiva, attuata con la compiacenza del vertice di viale Mazzini, per mettere la sordina ai dissensi e alle critiche, per impedire il confronto alla luce del sole e quindi per escludere gran parte dell'opinione pubblica dal dibattito democratico.

Nel Paese dei cittadini teledipendenti, si realizza così il paradosso che la Rai affigge il cartello "chiuso per ferie" sulle trasmissioni di approfondimento, abdicando al suo obbligo istituzionale di informare gli elettori nella maniera più ampia e corretta, proprio nel momento in cui il governo attraversa il cerchio di fuoco della questione morale e non si sa ancora se e come ne uscirà. Contro le regole fondamentali del giornalismo, contro la missione della tv pubblica e contro lo stesso contratto di servizio con lo Stato, la direzione di viale Mazzini decide d'imperio di rinchiudere la crisi politica nel perimetro più ristretto e fidato dei telegiornali, rinunciando in un colpo al pluralismo e alla concorrenza, agli ascolti e alla pubblicità. Manca solo che il coordinamento generale di questo palinsesto speciale venga affidato al solerte direttore del Tg1, Augusto Minzolini, in modo da fornire una programmazione a reti unificate.

È dunque un'informazione sotto sorveglianza, in libertà vigilata, quella che la Rai sceglie di adottare in questa estate rovente, per rappresentare una realtà edulcorata, senza eccessive contrapposizioni e polemiche. Quale mezzo più efficace della televisione di Stato per ammannire agli italiani in vacanza una comunicazione di regime? Per il resto, in forza dell'irreversibile conflitto di interessi, saranno le reti dello stesso presidente del Consiglio a fare la loro parte.

Ma non c'è solo l'arroganza o la protervia della videocrazia in questa deriva illiberale. C'è soprattutto l'impotenza di un governo che sente ormai franare il terreno sotto i piedi, chiuso nel bunker del proprio isolamento, vacillante sul vulcano delle tensioni interne alla sua ex maggioranza, nell'angoscia esistenziale degli ultimi giorni di Pompei. E allora, tenere il più possibile all'oscuro il popolo della libertà negata diventa allo stesso tempo un bisogno e un'illusione, un bisogno di sopravvivenza e un'illusione di forza estrema.
Siamo evidentemente all'epilogo, insieme drammatico e grottesco, di una stagione della vita politica italiana che è durata fin troppo. Può anche darsi che questa fase di logoramento ed esaurimento duri ancora per qualche tempo, oltre l'estate o magari oltre l'autunno. È chiaro, tuttavia, che la fine è già cominciata e prima arriverà meglio sarà per il Paese e per tutti noi.

Con i detriti del malcostume e della corruzione, l'agonia del berlusconismo minaccia ora di trascinare con sé l'economia nazionale, l'assetto democratico dello Stato, l'equilibrio tra i poteri istituzionali. E di travolgere perfino quel tanto di etica civile che ancora ispira buona parte della popolazione, di destra o di sinistra. Non c'è black-out televisivo che possa nascondere a lungo un tale degrado: prima o poi, i riflettori si accenderanno fatalmente sulla crisi di un sistema di potere incline a fare politica per fare affari e più volentieri malaffari.

Un regime fondato sulla televisione, sul controllo dell'informazione o disinformazione televisiva, tenta dunque di ricorrere in extremis prima al bavaglio per la stampa e poi al silenzio della stessa tv per ingannare ancora una volta i cittadini, condizionare l'opinione pubblica e manomettere il consenso popolare. Ma in estate - si sa - fortunatamente la gente in vacanza legge di più i giornali e guarda meno la televisione. E forse avrà anche più tempo per riflettere e giudicare con maggiore libertà.

(04 agosto 2010)

4 commenti:

Francy274 ha detto...

Glielo dicevo io che quel ddl. sarebbe stata la zappa su i auoi piedi..mai toccare internet.. mossa sbagliata!!
Normale che avrebbe oscurato la sua cara e amata TV affinchè non divulghi che il re.. è in agonia.. quasi quasi gli mando un talismano per affrettare le cose, la sofferenza la trovo disumana :))

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Che fai, riti voodu?

Francy274 ha detto...

Sono poliedrica e mi dico sempre che non è mai troppo tardi per imparare cose nuove.. o no??

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

GIUSTO!