sabato 2 ottobre 2010

UNA MISTERIOSA SPARATORIA


Belpietro ancora scosso. Verifiche sul racconto del caposcorta, già coinvolto in un presunto attentato contro D’Ambrosio

di Davide Vecchi

“Sto bene, sono tranquillo. Certo, da ieri lo sono un po’ meno”. Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, ha così rassicurato quanti lo hanno chiamato per esprimergli solidarietà dopo l’agguato subìto giovedì sera. Quando, rientrato a casa poco dopo le 22, il caposcorta, che lo ha accompagnato sul pianerottolo al quinto piano di un elegante stabile in centro a Milano, ha scoperto un uomo armato ad attenderlo sulle scale. La cronaca racconta di un conflitto a fuoco. Tre colpi andati a vuoto esplosi dal caposcorta e la fuga dell’aggressore.

UN UOMO robusto, alto 1,80, di carnagione chiara, vestito con pantaloni della tuta e una camicia militare simile a quella in uso alla guardia di finanza. Questo l’identikit diffuso ieri dalla Questura di Milano. L’inchiesta è stata affidata ai pm Ferdinando Pomarici e Grazia Pradella. Al momento è stato aperto un fascicolo a carico di ignoti, per tentato omicidio ai danni dell’agente della scorta, A. N., che della vicenda è anche l’unico testimone. Lui ha fornito la ricostruzione dei fatti, che ora gli inquirenti stanno cercando di verificare per risalire all’aggressore. Il poliziotto, 45 anni, ha raccontato di aver atteso che Belpietro chiudesse il portone di casa, prima di andarsene; di essersi acceso una sigaretta e, per questo, aver imboccato le scale invece di prendere l’ascensore, per lasciare il palazzo. Scesi i primi gradini, l’agente ha raccontato di essersi trovato di fronte un uomo a volto scoperto che gli puntava la pistola contro. Ha fatto un balzo indietro e sentito la pistola dell’aggressore (una semiautomatica Beretta del tipo in uso alle forze dell’ordine) che si inceppava. Ha tentato di seguirlo ed esploso tre colpi di pistola che sono finiti sul corrimano, sul battiscopa e contro una vetrata. L’uomo è comunque riuscito a fuggire e a dileguarsi, scavalcando dal cortile interno in un giardino del condominio confinante. Questa la ricostruzione fornita dall’agente di Polizia su cui gli inquirenti stanno lavorando. E gli interrogativi aperti sono molti. Ieri, sin dal mattino, lo stabile, seppur piantonato da una pattuglia, era di facile accesso. Lungo le scale, solo al terzo piano era evidente la vetrata colpita da un proiettile e, dietro, un segno su un portone. Nessun altro rilievo è stato fatto dagli inquirenti né sul battiscopa (che è di marmo), né sui corrimano, di ferro e ricoperti con un pannello di legno alto e largo pochi centimetri. Difficile da verificare anche la via di fuga dell’aggressore. Il palazzo non ha una videosorveglianza esterna, né l’hanno quelli limitrofi. Mentre il giardino su cui sarebbe entrato l’uomo per scappare ha, contro il muro di cinta, una siepe larga oltre mezzo metro che stamani il portiere ha trovato intatta. “Ho anche cercato la pistola – racconta – pensando che scappando avrebbe potuto lasciarla cadere qui, ma non ho trovato nulla. Né impronte, né una foglia spezzata”. Scavalcata la siepe, comunque, l’uomo sarebbe uscito su via Borgonuovo. Qui ci sono le telecamere di due condomini, quelle di un residence e quelle della banca Intesa San Paolo che ha una filiale e alcuni uffici. Video che gli inquirenti hanno acquisito fin dal mattino e stanno ora vagliando. A quanto si apprende, al momento non è stato rintracciato alcun elemento rilevante.

DA ESCLUDERE che l'aggressore sia uscito dal portone principale del condominio dove vive Belpietro, perché lì c'era l'altro uomo della scorta che attendeva in auto il collega. Le indagini, spiega il questore, Vincenzo Indolfi, sono ancora a 360 gradi. Al vaglio degli inquirenti anche l'ipotesi di una rapina in un appartamento dello stabile, ponendo così dei dubbi anche sull’obiettivo. Manca, inoltre, una rivendicazione che possa avvalorare la matrice politica. Da ambienti giudiziari si è appreso che A. N. è lo stesso agente che, sempre come scorta, sventò un presunto attentato a Gerardo D'Ambrosio nell'aprile 1995. Vide un uomo, fuori dalla casa dell'allora procuratore aggiunto e coordinatore del pool di Mani pulite, armeggiare con uno strumento che sembrava un fucile. L’agente della scorta si insospettì e l’uomo, vistosi scoperto, si dileguò. Le indagini non hanno mai chiarito del tutto quell'episodio ma A. N. venne promosso ad assistente capo, ottenendo il trasferimento alla squadra mobile per qualche anno. Dopodiché ha chiesto di essere reintegrato alla sezione scorte. Il giudice D’Ambrosio, oggi senatore del Pd, lo ricorda come “uno che prendeva il suo lavoro molto sul serio. Mi sembrò strano quell’attentato, in una terribile giornata di pioggia. Sinceramente non ci ho mai creduto molto”. Intanto a Belpietro è stata raddoppiata la scorta, che già aveva dal 2003. E ieri sono arrivati messaggi di solidarietà dalla Fnsi, dall'ordine dei giornalisti, da tutte le sigle sindacali della stampa e dai colleghi dei quotidiani e periodici italiani. Solidarietà a Belpietro, “che ha vissuto un’esperienza drammatica” anche dal direttore Antonio Padellaro. “Speriamo che si capisca chi era questo signore e perché stava lì. Belpietro ha ragione, dal momento che era armato, non era lì per offrirgli un mazzo di fiori. C’è qualcosa di oscuro e preoccupante che deve essere chiarito. Il problema è quello dei mandanti: speriamo che magistratura e polizia possano chiarire al più presto se c’è un mandante o si è trattato del gesto di uno squilibrato, che sarebbe meno grave”.

2 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

CHISSA' SE ADESSO QUESTO A.N. ADESSO LO FANNO SOVRINTENDENTE. PER ME MERITA ANCHE UN BELL'OSCAR PER LA RECITAZIONE.

amalia ha detto...

comunque io mi chiedo a quale titolo viene affidata la scorta ad un giornalista, non ne paghiamo gia' abbastanza per i politici?