
Sebastiano Messina
La Repubblica
9 agosto 2008
ROMA - Dovrebbe essere felice, Giuliano Amato, per la nascita della commissione sul futuro di Roma che sarà inevitabilmente battezzata "commissione Amato". Invece, il giorno dopo l'annuncio, l'ex presidente del Consiglio confessa di essere "amareggiato e sbalordito".
Perché, professor Amato?
"Sono sbalordito per l'indole che trovo un po' surreale di questa discussione su un oggetto che non c'è. Ho capito che si discute sul fatto se sia bene o male che io presieda una commissione del Comune di Roma...".
Lei giovedì ha sottolineato che la commissione nasce dalla collaborazione bipartisan tra Regione, Provincia e Comune. Eppure ci sarà un motivo se anche l'Unità ieri titolava: "Amato dà una mano ad Alemanno". O no?
"Ma cosa posso farci, se si ignora anche l'evidenza dei fatti? Io esprimo amarezza. Ma non per me. Esprimo amarezza per altri, e sono costretto, da vecchio, a dire: o tempora, o mores. Un centrosinistra che riesce a chiudersi in questo malanimo, e non riesce a cogliere la dimensione politica di quanto qui è accaduto...".
"Ma cosa posso farci, se si ignora anche l'evidenza dei fatti? Io esprimo amarezza. Ma non per me. Esprimo amarezza per altri, e sono costretto, da vecchio, a dire: o tempora, o mores. Un centrosinistra che riesce a chiudersi in questo malanimo, e non riesce a cogliere la dimensione politica di quanto qui è accaduto...".
Un momento, professore. Che l'idea della commissione sia stata di Alemanno è un dato di fatto, non un'invenzione...
"Certo. Il Comune di Roma voleva dare una visione bipartisan di una commissione sul futuro di Roma".
E Alemanno ha offerto a lei la presidenza.
"Ma io gli ho risposto che la commissione avrebbe potuto essere bipartisan solo se fosse stata espressiva di cooperazione istituzionale tra i tre enti interessati al futuro di Roma. Il sindaco questo l'ha accettato. E hanno convenuto anche il presidente della Provincia e il presidente della Regione. Quindi si è ottenuto un risultato: una commissione ideata dal Comune di Roma è diventata una commissione che lavorerà sotto l'egida di Comune, Provincia e Regione alla ricerca di una visione futura di Roma che in fondo riguarda tutti. E' sbagliato questo? Io vorrei che, se possibile, si discutesse della realtà".
Eppure a Rosy Bindi tutto questo non piace. Per dialogare, ha detto, c'è già il Parlamento, non è necessario venire a patti con gli avversari...
"Queste sono parole. Parole che vedo viaggiare nell'irrealtà, rispetto a questa vicenda. Ho capito che da noi il Truman Show fa premio su tutto: quando uno è entrato nel Truman Show, una volta che l'ha capito non ne esce. Preferisce restarci, come ha fatto qualche altro autorevole giornale italiano".
Non le è venuto il dubbio che all'origine di tutto ci sia il paragone con la commissione Attali? Lì c'era il consigliere di un presidente socialista, Mitterrand, chiamato a guidare un comitato di esperti da un presidente di segno opposto come Sarkozy... Affiancare le due iniziative avrà certamente giovato ad Alemanno, ma forse non a lei.
"D'accordo, l'idea iniziale era quella. Però io l'ho completamente cambiata. E se oggi avessi degli studenti che cadono nell'irrealtà per una cosa simile, dubito che supererebbero un esame con me".
Ma allora dovrebbe bocciare anche Alemanno, che ancora giovedì la definiva, scherzando ma non troppo, "l'Attali de noantri"....
"Vabbe'... Però che la commissione sia interistituzionale, lui almeno lo sa. Qui sta nascendo una commissione che cercherà di definire progetti utili per il futuro di Roma. Perché un Paese deve avere un'idea univoca il più possibile di dove sta andando. Bisogna essere ciechi per non vederlo".
Ma allora non crede che sarebbe stata più appropriata, anche da noi, una commissione Attali vera e propria, nominata da Berlusconi?
"Sarebbe stato ancora più bello che il presidente del Consiglio avesse sentito questa esigenza. Ma il fatto che essa sia stata sentita in sede locale, dovrebbe indurre a dire "ohibò", e quindi sprezzantemente rifiutarla? Ma perché? Serve a tutti".
E se invece Berlusconi le avesse proposto di presiedere la "commissione Attali" italiana, lei avrebbe accettato?
"Gli avrei posto lo stesso problema. Mi sarebbe stato meno semplice trovare la soluzione, ma credo che alla fine sarebbe stato possibile dar vita alla commissione. Perché no?".
Certo, il fatto che una commissione bipartisan nasca mentre i rapporti tra maggioranza e opposizione sono così burrascosi ne fa un caso. Non mi dica che non se l'aspettava.
"Io vedo in queste occasioni un'opportunità. Poi se qualcuno dice: ma così stiamo dimostrando che anche il centrodestra pensa... beh non ho commenti. Io non ho mai pensato che la differenza tra destra e sinistra sia che la sinistra pensa e la destra no. Ho sempre rivendicato, da persona di sinistra, che rispetto a molte cose noi sappiamo pensare meglio. Ma questo non è vero in assoluto e il mondo non si divide così, o bianco o nero".
Anche a destra la sua nomina ha provocato delle polemiche. Storace non ha gradito.
"Meno male. Vuol dire che anche le ragioni di tristezza sono bipartisan".
"Meno male. Vuol dire che anche le ragioni di tristezza sono bipartisan".
Intanto il vicesindaco Cutrufo ha inviato a Provincia e Regione una bozza di legge per Roma capitale. Lo sapeva?
"Sì, assolutamente. La bozza era già nella cartella di documenti che mi è stata consegnata. Entrerà nel lavoro della commissione".
Il professor Bassanini, l'unico politico italiano che faceva parte della commissione Attali e che dovrebbe far parte anche della commissione Amato, ha detto che prima di accettare vuol sapere se si potrà discutere anche di proposte sgradite al sindaco di Roma, come la liberalizzazione dei taxi. Si potrà?
"E' evidente che si potrà. La commissione sarà assolutamente libera, non ho il minimo dubbio. Del resto non la presiederei io se non lo fosse".
COMMENTO
Della serie: cacciato via dalla porta rientra dalla finestra.

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