
Antonella Sparvoli
Il Corriere della Sera
26 luglio 2008
«Allungare» l’articolazione per allontanare la protesi?
Secondo un nuovo studio la «distensione»chirurgica del ginocchio può giovare in forme gravi di artrosi
Allontanando chirurgicamente i capi articolari del ginocchio con dei fissatori esterni si può contrastare l’artrosi grave e ritardare il più possibile il ricorso alla protesi. Almeno questo suggerisce uno studio presentato al Congresso annuale dell’European League Against Rheumatism, coordinato da Floris Lafeber dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi.
RISULTATI PRELIMINARI – Nello studio sono stati considerati 19 pazienti sotto i 60 anni con un’artrosi del ginocchio grave. Tutti sono stati trattati con la tecnica di “distensione” articolare: in pratica i capi dell’articolazione del ginocchio sono stati allontanati utilizzando dei fissatori esterni, dotati di particolari molle, allungati di circa 5 millimetri nell’arco dei due mesi in cui sono stati tenuti. Il tutto con l’obiettivo di favorire la riparazione della cartilagine, rimuovendo lo stress meccanico sul ginocchio e lo sfregamento tra le superfici articolari. In effetti, nei due anni successivi al trattamento i pazienti hanno visto dei benefici: il dolore è diminuito ed è migliorata la funzionalità. Non solo, l’analisi del ginocchio con la risonanza magnetica e i raggi X, prima e un anno dopo il trattamento, ha evidenziato un aumento del volume (50 per cento) e dello spessore della cartilagine (5 per cento), nonché un aumento del 40 per cento della superficie ossea subcondrale (cioè la porzione ossea che sta sotto la cartilagine) coperta da cartilagine. «Siamo molto soddisfatti dei risultati che abbiamo ottenuto – dice il professor Floris Lafeber, coordinatore dello studio -. Gli effetti positivi sono rimasti stabili per più di due anni, suggerendo che questa tecnica ha le potenzialità per ritardare il ricorso alla protesi di ginocchio in pazienti relativamente giovani. Il prossimo passo che abbiamo intenzione di fare è confermare questi risultati su un campione più ampio di pazienti».
CAUTELA - «Questo tipo di approccio è già stato sperimentato qualche anno fa, per altro senza grandi risultati, sull’articolazione della caviglia – riferisce Roberto D’Anchise, primario dell’Unità operativa di chirurgia del ginocchio I, dell’Irccs Istituto ortopedico Galeazzi di Milano –. Allontanare i capi articolari con dei fissatori esterni, nel caso del ginocchio può probabilmente servire per ridurre l’attrito e lo stress meccanico sul ginocchio, dando quindi qualche beneficio. Ma dubito che questa strategia chirurgica possa veramente favorire la crescita di nuova cartilagine. Non bisogna poi sottovalutare che l’uso di fissatori esterni comporta un rischio di infezione a livello dei punti in cui viene bucato l’osso. Non solo, il pericolo di infezione sussiste anche nel caso in cui, in un secondo momento si decidesse di ricorrere a una protesi di ginocchio, compromettendo la buona riuscita di questo intervento». Insomma non è facile valutare i reali benefici di questo genere di tecniche, tanto più se si considera che i pazienti trattati sono ancora pochi. «Oggi le moderne protesi di ginocchio danno buoni risultati, anche in pazienti relativamente giovani – puntualizza D’Anchise -. Non va quindi esclusa a priori la possibilità di ricorrervi. Certo ci sono anche pazienti che non possono o non vogliono metterle nei quali tecniche alternative, come quella citata nello studio, possono rappresentare un’opzione, a patto però che efficacia e sicurezza vengano chiaramente dimostrate su casistiche consistenti».
RISULTATI PRELIMINARI – Nello studio sono stati considerati 19 pazienti sotto i 60 anni con un’artrosi del ginocchio grave. Tutti sono stati trattati con la tecnica di “distensione” articolare: in pratica i capi dell’articolazione del ginocchio sono stati allontanati utilizzando dei fissatori esterni, dotati di particolari molle, allungati di circa 5 millimetri nell’arco dei due mesi in cui sono stati tenuti. Il tutto con l’obiettivo di favorire la riparazione della cartilagine, rimuovendo lo stress meccanico sul ginocchio e lo sfregamento tra le superfici articolari. In effetti, nei due anni successivi al trattamento i pazienti hanno visto dei benefici: il dolore è diminuito ed è migliorata la funzionalità. Non solo, l’analisi del ginocchio con la risonanza magnetica e i raggi X, prima e un anno dopo il trattamento, ha evidenziato un aumento del volume (50 per cento) e dello spessore della cartilagine (5 per cento), nonché un aumento del 40 per cento della superficie ossea subcondrale (cioè la porzione ossea che sta sotto la cartilagine) coperta da cartilagine. «Siamo molto soddisfatti dei risultati che abbiamo ottenuto – dice il professor Floris Lafeber, coordinatore dello studio -. Gli effetti positivi sono rimasti stabili per più di due anni, suggerendo che questa tecnica ha le potenzialità per ritardare il ricorso alla protesi di ginocchio in pazienti relativamente giovani. Il prossimo passo che abbiamo intenzione di fare è confermare questi risultati su un campione più ampio di pazienti».
CAUTELA - «Questo tipo di approccio è già stato sperimentato qualche anno fa, per altro senza grandi risultati, sull’articolazione della caviglia – riferisce Roberto D’Anchise, primario dell’Unità operativa di chirurgia del ginocchio I, dell’Irccs Istituto ortopedico Galeazzi di Milano –. Allontanare i capi articolari con dei fissatori esterni, nel caso del ginocchio può probabilmente servire per ridurre l’attrito e lo stress meccanico sul ginocchio, dando quindi qualche beneficio. Ma dubito che questa strategia chirurgica possa veramente favorire la crescita di nuova cartilagine. Non bisogna poi sottovalutare che l’uso di fissatori esterni comporta un rischio di infezione a livello dei punti in cui viene bucato l’osso. Non solo, il pericolo di infezione sussiste anche nel caso in cui, in un secondo momento si decidesse di ricorrere a una protesi di ginocchio, compromettendo la buona riuscita di questo intervento». Insomma non è facile valutare i reali benefici di questo genere di tecniche, tanto più se si considera che i pazienti trattati sono ancora pochi. «Oggi le moderne protesi di ginocchio danno buoni risultati, anche in pazienti relativamente giovani – puntualizza D’Anchise -. Non va quindi esclusa a priori la possibilità di ricorrervi. Certo ci sono anche pazienti che non possono o non vogliono metterle nei quali tecniche alternative, come quella citata nello studio, possono rappresentare un’opzione, a patto però che efficacia e sicurezza vengano chiaramente dimostrate su casistiche consistenti».

2 commenti:
Scommetto che avrete dato un’occhiata distratta ed annoiata a questo post.
E invece no ! Dovreste, dovete leggere attentamente !
Ricordate che i malanni da vecchi hanno origine dalla fesserie fatte da giovani.
Certo il pancino e il sederino scoperti fanno piacere, a lui e a lei, anche quando sono pancioni e sederoni.
Come anche, finestrini aperti, braccio del guidatore proteso fuori a rinfrescarsi (che cosa visto che oggi non c’è auto che non abbia aria condizionata ?), senza pensare alla possibilità di una sfiancata con macchina in senso contrario e addio braccio !
Macchine scoperte, capelli al vento: che goduria, vero ?
Oggi, ma domani ?
Poveri noi!
Ma qual è la causa prima dell'artrosi?
Magari me lo vado a cercare con Google...
Ciao
Madda
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