Il Corriere della SeraD.B.
6 agosto 2008
Perché ad alcuni la prima sigaretta fa ribrezzo e altri, invece, ne restano schiavi da subito? Per rispondere a questo interrogativo, gli studiosi dell’università canadese del Western Ontario hanno esaminato da vicino gli effetti della nicotina sul cervello, scoprendo i meccanismi neurologici che fanno la differenza.
IL CIRCUITO DEL PIACERE - «La nicotina produce un senso di gratificazione e induce dipendenza interagendo con una serie di circuiti cerebrali» ha spiegato Steve Laviolette, che ha guidato il lavoro di ricerca. In particolare, il circuito che utilizza un neurotrasmettitore chiamato dopamina serve a trasmettere i segnali legati alle proprietà piacevoli e gratificanti della nicotina. La dopamina è stata spesso definita una sorta di «anfetamina naturale» del nostro cervello, che viene rilasciata in abbondanza dal cervello ad esempio durante le fasi di innamoramento. La nicotina inalata con il fumo di sigaretta stimola il rilascio di dopamina attivando i neuroni dopaminergici in un’area del cervello chiamata mesolimbica, attraverso processi comuni ad altri tipi di dipendenza, e abuso, come quelli legati alla cocaina e all'alcol.
DIPENDENZA E AVVERSIONE - «Si sono compiuti grandi passi avanti per comprendere come il cervello elabora gli effetti della nicotina una volta che la dipendenza si è ormai stabilizzata – ha osservato Laviolette - . Ma c’è ancora molto da sapere su come il sistema dopaminergico mesolimbico può controllare la vulnerabilità iniziale alla nicotina, ovvero sul motivo per cui ci sono individui che ne diventano rapidamente dipendenti e altri per nulla, anzi, sviluppano perfino un senso di avversione».
I RECETTORI-CHIAVE - Gli scienziati canadesi hanno appunto identificato lo specifico sottotipo di recettori per la dopamina che controllano la sensibilità iniziale del cervello verso le proprietà della nicotina. Le naturali differenze tra gli individui a livello di tali recettori spiegherebbero perchè in certi casi una sola sigaretta basta per essere presi all'amo. Non solo, i ricercatori sono anche riusciti a manipolare il meccanismo, disattivando determinati recettori-chiave in topi da laboratorio, in modo da passare da una reazione di avversione ad una di gratificazione e viceversa.
UN AIUTO PER CHI VUOLE SMETTERE - La speranza, dicono gli autori dalle pagine del Journal of Neuroscience, dove hanno appena pubblicato i loro risultati, è di arrivare a nuove terapie per prevenire la dipendenza da nicotina e trattare le ricadute nei fumatori che cercano di smettere.P>
IL CIRCUITO DEL PIACERE - «La nicotina produce un senso di gratificazione e induce dipendenza interagendo con una serie di circuiti cerebrali» ha spiegato Steve Laviolette, che ha guidato il lavoro di ricerca. In particolare, il circuito che utilizza un neurotrasmettitore chiamato dopamina serve a trasmettere i segnali legati alle proprietà piacevoli e gratificanti della nicotina. La dopamina è stata spesso definita una sorta di «anfetamina naturale» del nostro cervello, che viene rilasciata in abbondanza dal cervello ad esempio durante le fasi di innamoramento. La nicotina inalata con il fumo di sigaretta stimola il rilascio di dopamina attivando i neuroni dopaminergici in un’area del cervello chiamata mesolimbica, attraverso processi comuni ad altri tipi di dipendenza, e abuso, come quelli legati alla cocaina e all'alcol.
DIPENDENZA E AVVERSIONE - «Si sono compiuti grandi passi avanti per comprendere come il cervello elabora gli effetti della nicotina una volta che la dipendenza si è ormai stabilizzata – ha osservato Laviolette - . Ma c’è ancora molto da sapere su come il sistema dopaminergico mesolimbico può controllare la vulnerabilità iniziale alla nicotina, ovvero sul motivo per cui ci sono individui che ne diventano rapidamente dipendenti e altri per nulla, anzi, sviluppano perfino un senso di avversione».
I RECETTORI-CHIAVE - Gli scienziati canadesi hanno appunto identificato lo specifico sottotipo di recettori per la dopamina che controllano la sensibilità iniziale del cervello verso le proprietà della nicotina. Le naturali differenze tra gli individui a livello di tali recettori spiegherebbero perchè in certi casi una sola sigaretta basta per essere presi all'amo. Non solo, i ricercatori sono anche riusciti a manipolare il meccanismo, disattivando determinati recettori-chiave in topi da laboratorio, in modo da passare da una reazione di avversione ad una di gratificazione e viceversa.
UN AIUTO PER CHI VUOLE SMETTERE - La speranza, dicono gli autori dalle pagine del Journal of Neuroscience, dove hanno appena pubblicato i loro risultati, è di arrivare a nuove terapie per prevenire la dipendenza da nicotina e trattare le ricadute nei fumatori che cercano di smettere.P>

6 commenti:
Non sono stato un fumatore accanito e perseverante, ma quando fumavo erano due pacchetti al giorno, oltre sigari e pipa.
Ho smesso varie volte, una per oltre 14 anni.
Ho smesso definitivamente il 29 dicembre 1997, quando mi dissi e dissi: o smetto di fumare o smetto di respirare.
Ho 70 anni.
Respiro benissimo (quasi).
Beato te che ce l'hai fatta!
:-)
Madda
Certamente ci deve essere qualche sostanza che manca o che eccede nell'organismo del fumatore. Ho fumato per cinquant'anni , in maniera perseverante ma non accanita, sempre con un lieve senso di colpa che non è mai diventato preponderante tanto da indurmi a smettere. Anzi, proprio quando avevo deciso che volevo morire "sazia" di fumo, un banale raffreddore si è portato via per sempre il mio desiderio di fumare. Sono passati quasi quattro anni e non ho mai avuto il minimo desiderio di riprendere. Qualche scienziato saprebbe spiegarmi perché?
p.s. è vero, si respira benissimo.
rossana
Però un commento su Rosalinda Celentano non me lo fa nessuno ? Ho forse già detto tutto io ?
Io l'ho fatto, ma tu non l'hai pubblicato!
Madda
Andiamo su, non è arrivato.
Perchè non avrei dovuto pubblicarlo ?
Rimandamelo, mi interessa conoscere la tua opinione.
Posta un commento