Liana Milella
La Repubblica
30 agosto 2008
Ma Lega e An si mettono di traverso: quel testo non si tocca
ROMA - Era ancora luglio. Un tavolo riservato a casa di Berlusconi per discutere di giustizia e di intercettazioni. Lui, il Cavaliere, scatenato, continuava a ripetere: "Dovete darmi retta. Questo disegno di legge va cambiato. In consiglio dei ministri mi avete forzato la mano. Ma io non sono per niente soddisfatto. Avete voluto a tutti i costi prevedere una lista ampia di reati. Così non va bene. I magistrati continueranno a massacrarci. Finiremo sempre sui giornali. Dobbiamo limitare la possibilità di ascoltare le telefonate solo ai delitti gravi, la mafia e il terrorismo. E basta. Perché...".
D'improvviso, fatto non proprio usuale quando parla il Cavaliere, lo interrompe Bobo Maroni: "Silvio, scusami. Ma hai per caso qualche altro problema che ti assilla?". Angoscia giudiziaria, ovviamente, ma il fair play impone di non chiamare le cose col loro nome. Il premier si fa una risata e replica: "Problemi? Io? Altre inchieste? Proprio no. Che io sappia non ne ho. Ma è il sistema che fa schifo. Ieri è toccato a me, domani toccherà a un altro. Qui non si salva nessuno. Prima o poi finiamo tutti sulla graticola, sputtanati sui e dai giornali. Per questo, e non finirò mai di ripetervelo, i reati sulla pubblica amministrazione non devono essere più ascoltati dai giudici. Capito?".
Ma la Lega di Maroni e An con Giulia Borgiorno non si sono spostate di un centimetro. "La corruzione è intercettabile, e tale deve restare" disse allora, e ripete ancora oggi, la delegata di Fini al tavolo della giustizia. Il Carroccio era ed è altrettanto irremovibile.
Sicché Berlusconi, quando l'altra sera gli hanno messo sul tavolo l'anteprima della copertina di Panorama col servizio su Prodi, ha avuto buon gioco ad esplodere: "Eccoci qua. È disgustoso. Ieri ero io la vittima, adesso è lui. Qui non si salva nessuno. Questi comportamenti non sono più tollerabili. Bisogna approvare la legge il più presto possibile. E bisogna stringere sulla lista dei reati".
Ha chiamato Niccolò Ghedini, il suo avvocato e consigliere giuridico. Con lui s'è lamentato con forza per "quella legge troppo morbida" che però Ghedini difende. "Berlusconi ha dato delle indicazioni, il ministro della Giustizia Alfano ha presentato un testo, ne abbiamo discusso, il consiglio dei ministri l'ha approvata, il premier stesso l'ha firmata, ora è in Parlamento.
Non ci sono accelerazioni particolari da imporre, il testo farà il suo iter, che non sarà certo breve, ma alla fine sarà approvato". E l'opposizione che oggi accusa Berlusconi di aver provocato e quasi ordinato lo scoop di Panorama per poi sfruttarlo politicamente e imporre il voto su una legge che in realtà serve soprattutto lui? Ghedini esplode in un mezzo moccolo: "Abbiamo una maggioranza fortissima. La legge ce la possiamo votare da soli. Che ce ne importa di Prodi? La verità è che Berlusconi ha scritto esattamente quello che provava. Fastidio, esasperazione, condanna per pubblicazioni inaccettabili".
Silvio sincero? Silvio autentico? Silvio che arriva a contrirsi per l'ex premier e l'ex avversario? Ghedini giura che è proprio così: "Berlusconi non sapeva nulla del servizio del settimanale. Se ne fossimo stati informati avremmo tentato di dire che stavano per fare una cosa pazzesca, anche perché si tratta di un comportamento penalmente rilevante". Avreste censurato Panorama? "Berlusconi non lo fa mai. E non lo avrebbe fatto nemmeno in questo caso. Ma la sua reazione è stata di indignazione profonda".
Quella che ieri mattina, a ridosso dell'incontro con Napolitano che lodava i risultati bipartisan sulla Georgia ottenuti dopo il confronto Frattini-Fassino, gli ha fatto dettare alle agenzie una nota decisamente a favore di Prodi.
Ma alla versione di Ghedini s'oppone quella del Pd e di Di Pietro. Solidarietà "pelosa". Come sospetta Marco Minniti, solo "una manovra architettata". Che serve a Berlusconi come pezza d'appoggio per giustificare non solo la stretta sulle intercettazioni, ma più in generale quella contro i giudici. Ma un fatto è certo. Nell'incontro tra il premier e il Guardasigilli Alfano a palazzo Grazioli, appena due giorni fa, il capo del governo ha detto al suo ministro: "E poi, Angelino, mi raccomando le intercettazioni. Segui la legge a ogni passo. E dammi retta. Limate quella lista dei reati".
Via la corruzione, la concussione, gli abusi. È l'unica preoccupazione del Cavaliere. Non il carcere per i giornalisti, ché quello vuole eliminarlo. Non la durata degli ascolti, ché non lo preoccupa. Ma la "lista". È quello il vero problema su cui vorrebbe che almeno i benpensanti della sinistra stessero dalla sua parte.
2 commenti:
L'unico che poteva, e può, tenere testa a Berlusconi è Romano Prodi e ce lo siamo giocato come dei veri fessi.
E adesso pover'uomo ?
Hai perfettamente ragione, le colpe all'interno della sinistra sono enormi e Veltroni si dimostra una sciagura assoluta, un vero fallimento . Spero che alle elezioni europee il PD subisca una batosta talmente grande da dare finalmente spazio all'Italia dei Valori come unica e vera opposizione
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