PIero Ignazi
L'Espresso
22 agosto 2008
La tolleranza zero dei nostri neoconservatori alla vaccinara diventa razzismo e repressione del dissenso
Nella visione del mondo dei conservatori classici il law and order, l'imposizione di norme severe e rigorose per far rigar dritto criminali e devianti, racchiudeva l'essenza stessa del vivere ordinato, civile, rispettoso delle leggi. Oggi, nell'epoca del neoconservatorismo populista, il legame organico tra ordine e legalità proprio dei vecchi conservatori si è allentato fin quasi a sciogliersi. I neo-cons trionfanti, soprattutto quelli nostrani, alla vaccinara, non 'vedono' nemmeno il rapporto tra il law and order e l'omaggio assoluto, rigoroso, quasi automatico al primato della legge in quanto tale. Quando le attuali più alte cariche governative sostengono che le leggi vanno interpretate politicamente, e chi non si attiene al nuovo 'benpensare' berlusconiano viene additato come un nemico del popolo, esse rivelano la loro propensione all'utilizzo strumentale - e in prospettiva pericoloso - della potestà normativa.
Una politica di tolleranza zero contro il crimine, come quella lanciata a suo tempo dal sindaco di New York, Rudy Giuliani, poteva essere contestata sulla base della sua efficacia (e infatti gli studi condotti sul caso newyorkese hanno mostrato che il calo dei reati violenti dipendeva da una diversa distribuzione anagrafica della popolazione: diminuendo drasticamente i giovani, i reati calavano in rapporto); ma non rappresentava un problema di legalità perché non veniva messo in discussione il primato della legge, la rule of law. E infatti i casi di abuso di potere della polizia hanno riempito le pagine dei giornali, infiammato il dibattito e costretto le autorità a intervenire per rimediare ai danni. Nessuno si è alzato a sostenere che il sindaco e i suoi poliziotti avevano comunque ragione perché eletti dal popolo. Evidentemente, c'erano dei 'giudici' a New York. Ed erano rispettati. L'11 settembre 2001 e la vittoria dei neoconservatori hanno modificato anche negli Stati Uniti il concetto di Stato di diritto, imponendo una visione emergenziale e d'eccezione a molti aspetti della vita civile. Ma, assorbito lo shock delle Torri Gemelle, l'America è ritornata nell'alveo della tradizione: la cultura liberale sta infatti imponendosi di nuovo.
In Italia, invece, il rischio di travolgere la rule of law agitando gli spettri delle invasioni rumeno-tzigane o berbero-saracene si è innalzato con la vittoria del centrodestra. Per la semplice ragione che i nostri neocons alla vaccinara non hanno alle spalle una cultura politica liberale, nemmeno in versione ipermoderata. Hanno acquisito e assemblato alla meglio la versione più estremista e populista del neoconservatorismo, innervandola di quanto di originale ha prodotto il genio italico nel XX secolo: vitalismo futurista, strapaese qualunquista e familista, fascismo aggressivo o querulo a seconda delle occasioni. Il tutto riconfezionato sulla taglia della società postmoderna dello spettacolo e dell'infotainment di cui Silvio Berlusconi è il massimo interprete (e impresario). Questa visione del mondo ha in dispetto la divisione e il bilanciamento dei poteri, il pluralismo delle idee e degli interessi, il rispetto sempre e comunque delle norme (comprese quelle tributarie). Preferisce esprimersi con una proiezione ipertrofica del proprio ego politico.
In Italia, invece, il rischio di travolgere la rule of law agitando gli spettri delle invasioni rumeno-tzigane o berbero-saracene si è innalzato con la vittoria del centrodestra. Per la semplice ragione che i nostri neocons alla vaccinara non hanno alle spalle una cultura politica liberale, nemmeno in versione ipermoderata. Hanno acquisito e assemblato alla meglio la versione più estremista e populista del neoconservatorismo, innervandola di quanto di originale ha prodotto il genio italico nel XX secolo: vitalismo futurista, strapaese qualunquista e familista, fascismo aggressivo o querulo a seconda delle occasioni. Il tutto riconfezionato sulla taglia della società postmoderna dello spettacolo e dell'infotainment di cui Silvio Berlusconi è il massimo interprete (e impresario). Questa visione del mondo ha in dispetto la divisione e il bilanciamento dei poteri, il pluralismo delle idee e degli interessi, il rispetto sempre e comunque delle norme (comprese quelle tributarie). Preferisce esprimersi con una proiezione ipertrofica del proprio ego politico.
Di qui derivano le scelte sulla sicurezza. La ridicola messinscena di un migliaio o poco più di militari nelle città italiane a fronte della disponibilità di circa 300 mila agenti delle forze dell'ordine, numero quasi doppio di cui dispongono gli altri paesi europei, e la campagna d'odio e di discriminazione razziale lanciata contro gli zingari, servono per mantenere sotto pressione l'opinione pubblica, alimentando il circuito perverso della paura e per saggiare le reazioni all'utilizzo improprio, 'eccezionale', delle forze armate. Dato che l'efficacia di qualche militare in giro per le città è pressoché nulla, il senso di questa operazione è tutto nell'utilizzare la logica del law and order al di là e al di fuori della legalità .
3 commenti:
L'esercito per le strade è una "presa per i fondelli".
Un popolo bue, e solo quello, può credere che si tratti di un reale provvedimento di rafforzamento della sicurezza, posto che la sicurezza abbia reale necessità di essere rafforzata.
Insomma, noi italiani siamo degli imbecilli, l'ho sempre pensato.
Grande Luigi, ti vedo combattivo!! Questo articolo ha dato voce a quello che mi vien da pensare tutte le volte che vado nel malfamato Est europeo: se qualcuno dei suoi abitanti delinque quando viene in Italia, è perché impara da noi il disprezzo delle leggi.
Carolina
Ciao Carolina, ben tornata, sono andate bene le ferie di montagna ?
Il prossimo anno ci faccio un pensierino anch'io.
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