Massimo Riva
L'Espresso
8 agosto 2008
Se il gettito Iva nell'ultimo mese è calato del 7% non è solo colpa della congiuntura economica sfavorevole. Tremonti, cancellando le restrizioni normative di Visco, ha alimentato il ritorno all'evasione fiscale
Con toni allarmati e sorpresi, come se avesse trascorso l'ultimo anno in chissà quale lontana galassia, il presidente del Consiglio annuncia ora che la situazione economica si è fatta pesante e che la coperta dei conti pubblici è corta, anzi cortissima. Il segnale che lo avrebbe risvegliato dal suo prolungato sonno in materia è soprattutto il brusco calo (7 per cento in meno) nel gettito Iva dell'ultimo mese rispetto ai precedenti.
Dato che, oltre a incidere negativamente sulle disponibilità del bilancio statale, è letto da Silvio Berlusconi come sintomo di una preoccupante contrazione dei consumi e degli affari. Una scoperta dell'acqua calda davvero degna di nota.
Che il volume degli incassi per l'Iva sia un indicatore della vitalità del ciclo economico è innegabile, salvo che le sue oscillazioni possono dipendere anche da altri fattori. Lo prova, per esempio, il fatto che la riduzione dei consumi è in atto ormai da più di un anno e, nonostante ciò, nel 2007 e nei primi mesi del 2008 il gettito dell'imposta è stato superiore alle più rosee previsioni. C'è un solo modo per spiegare questa apparente contraddizione: la base imponibile si stava allargando non tanto per incremento delle attività, quanto per riduzione costante dell'evasione fiscale.
Come confermato anche da un altro dato: gli incassi da Iva crescevano a tassi nettamente superiori a quelli di incremento del Pil. Insomma, vuoi per le strette normative operate da Vincenzo Visco, vuoi per l'immagine di maggior rigore impersonata da quest'ultimo, la tentazione di fare i furbi con le fatture Iva era in significativo declino.
Ebbene, una delle prime mosse del governo Berlusconi è stata quella di spazzare via proprio quelle misure che erano state concepite allo specifico fine di prosciugare il terreno più fertile per l'evasione fiscale in materia, che è quello dei pagamenti in contanti. In un sol colpo, infatti, sono stati abrogati i limiti sia al saldo delle parcelle dei professionisti in denaro liquido, sia all'emissione di assegni al portatore.
Fiscalista di lungo corso, il ministro Giulio Tremonti non poteva non sapere che questa sua mossa poteva essere letta in un solo senso dalla vasta platea delle partite Iva: dal più eminente degli avvocati come dall'ultimo degli idraulici. Ovvero nel senso di un ritorno alla tolleranza delle cattive abitudini del passato: invito subito raccolto con entusiasmo, stando ai dati forniti dal medesimo Berlusconi.
Insomma, se la coperta dei conti pubblici è diventata più corta, ciò dipenderà pure dalle difficoltà della congiuntura economica generale, ma in misura rilevante anche da alcuni atti specifici del governo in carica. Che vanno dalla rinnovata benevolenza verso gli evasori fiscali alla distribuzione di benefici tributari che, come l'abolizione totale dell'Ici e la detassazione degli straordinari, hanno favorito chi una casa comunque ce l'ha ovvero le imprese che già meglio reggono sul mercato. E adesso il presidente del Consiglio ha anche la spudoratezza di dirsi allarmato perché gli incassi dell'Iva hanno avuto un crollo e i consumi non marciano? Un po' più di rispetto per l'intelligenza degli italiani non guasterebbe.
(08 agosto 2008)
Con toni allarmati e sorpresi, come se avesse trascorso l'ultimo anno in chissà quale lontana galassia, il presidente del Consiglio annuncia ora che la situazione economica si è fatta pesante e che la coperta dei conti pubblici è corta, anzi cortissima. Il segnale che lo avrebbe risvegliato dal suo prolungato sonno in materia è soprattutto il brusco calo (7 per cento in meno) nel gettito Iva dell'ultimo mese rispetto ai precedenti.
Dato che, oltre a incidere negativamente sulle disponibilità del bilancio statale, è letto da Silvio Berlusconi come sintomo di una preoccupante contrazione dei consumi e degli affari. Una scoperta dell'acqua calda davvero degna di nota.
Che il volume degli incassi per l'Iva sia un indicatore della vitalità del ciclo economico è innegabile, salvo che le sue oscillazioni possono dipendere anche da altri fattori. Lo prova, per esempio, il fatto che la riduzione dei consumi è in atto ormai da più di un anno e, nonostante ciò, nel 2007 e nei primi mesi del 2008 il gettito dell'imposta è stato superiore alle più rosee previsioni. C'è un solo modo per spiegare questa apparente contraddizione: la base imponibile si stava allargando non tanto per incremento delle attività, quanto per riduzione costante dell'evasione fiscale.
Come confermato anche da un altro dato: gli incassi da Iva crescevano a tassi nettamente superiori a quelli di incremento del Pil. Insomma, vuoi per le strette normative operate da Vincenzo Visco, vuoi per l'immagine di maggior rigore impersonata da quest'ultimo, la tentazione di fare i furbi con le fatture Iva era in significativo declino.
Ebbene, una delle prime mosse del governo Berlusconi è stata quella di spazzare via proprio quelle misure che erano state concepite allo specifico fine di prosciugare il terreno più fertile per l'evasione fiscale in materia, che è quello dei pagamenti in contanti. In un sol colpo, infatti, sono stati abrogati i limiti sia al saldo delle parcelle dei professionisti in denaro liquido, sia all'emissione di assegni al portatore.
Fiscalista di lungo corso, il ministro Giulio Tremonti non poteva non sapere che questa sua mossa poteva essere letta in un solo senso dalla vasta platea delle partite Iva: dal più eminente degli avvocati come dall'ultimo degli idraulici. Ovvero nel senso di un ritorno alla tolleranza delle cattive abitudini del passato: invito subito raccolto con entusiasmo, stando ai dati forniti dal medesimo Berlusconi.
Insomma, se la coperta dei conti pubblici è diventata più corta, ciò dipenderà pure dalle difficoltà della congiuntura economica generale, ma in misura rilevante anche da alcuni atti specifici del governo in carica. Che vanno dalla rinnovata benevolenza verso gli evasori fiscali alla distribuzione di benefici tributari che, come l'abolizione totale dell'Ici e la detassazione degli straordinari, hanno favorito chi una casa comunque ce l'ha ovvero le imprese che già meglio reggono sul mercato. E adesso il presidente del Consiglio ha anche la spudoratezza di dirsi allarmato perché gli incassi dell'Iva hanno avuto un crollo e i consumi non marciano? Un po' più di rispetto per l'intelligenza degli italiani non guasterebbe.
(08 agosto 2008)
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