C'era una volta una cittadina in provincia di Salerno.
Quello che non esiste più, invece, è il suo centro storico.
La qualità urbana, a Eboli, non esiste, siamo spiacenti di doverlo constatare.
Eboli, nel ventunesimo secolo, è decisamente, e senza mezzi termini, brutta.
Non esiste la millantata qualità nel centro urbano contemporaneo, dove gli edifici costruiti dopo il terremoto gareggiano in bizzarrie lessicali-architettoniche, finendo col somigliare un po' tutti a degli esperimenti con i mattonicini lego di un bambino di quattro anni; non esiste nel centro storico, dove gli ultimi interventi edilizi non sono all'altezza del peggiore piano-zona 167, ed hanno di fatto tolto il diritto del centro della città di chiamarsi "storico"; non esiste nel rifacimento degli spazi pubblici, quali la piazza principale della città, Piazza della Repubblica, che fino a pochi anni fa sfoggiava un dignitosissimo disegno dei primi del novecento, mentre ora è ridotta ad un lastricato con "invenzioni" illuminotecniche simil-discotecàre, dove non si è nemmeno riuscito a far combaciare i varchi della pavimentazione con le strisce pedonali per attraversare la strada (e stiamo parlando di una piazza pedonale con un'arteria stradale cittadina molto trafficata che le gira attorno...).
Ed è perciò veramente grottesco vedere organizzato un convegno che parli di qualità urbana proprio in un luogo dove essa non c'è. Sarebbe come organizzare un banchetto di nozze tra due ricchi europei in un villaggio
[foto d'epoca: Archivio Luigi Gallotta]
(Giorgia Meschini)
L’arch. Giorgia Meschini, sia pure per rapide pennellate, ma con linguaggio tecnico estraneo a chi scrive e purtuttavia comprensibile, denuncia un fatto gravissimo: lo scempio che è stato fatto del centro storico e della piazza della Repubblica.
Questa ricostruzione-rifacimento sembra sia avvenuto all’insegna del pressappochismo, che tange non solo la progettazione dei lavori, nella fattispecie relativi a (piazza della Repubblica, centro conventuale S. Francesco), ma e di riflesso anche il c.d. “centro storico” (da via del Castello a piazza Porta Dogana, via via verso piazza Pendino e ramificazioni collaterali), che di “centro storico”, per conseguenza, conserva solo il nome ma non le caratteristiche.
Questo intervento dell’arch. Meschini deve essere sfuggito all’amministrazione comunale pro-tempore o, probabilmente, è stato volutamente ignorato.
Certo è che in nome del terremoto del 1980 e a carico dei finanziamenti “a pioggia” che furono varati per tale infausto evento naturale sembra siano stati perpetrati danni (ormai, credo, non più dimostrabili) nel rifacimento di edifici che la “vox populi” indicava come non attinti dal movimento tellurico.
Di ciò l’attuale amministrazione comunale, specificatamente il sig. Sindaco avv. Martino Melchionda che è un pubblico ufficiale, deve prendere atto e segnalare alla sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Campania (via Piedigrotta n. 63, 80122 Napoli, tel. N. 081/24.65.111 – fax n. 081/76.11.782), chiamando in causa il suo predecessore e tutto l’apparato tecnico del comune che a suo tempo presiedette alla gestione tecnico-economica dei fondi statuali e, probabilmente, anche di lavori finanziati da proprietari.
Il danno economico e di immagine all’Erario per responsabilità amministrativa sembra abbastanza evidente.
Luigi Morsello
Ispettore generale dell'Amministrazione penitenziaria
1 commento:
Ovviamente, questo contributo è stato segnalato alle "autorità competenti".
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