Marco Travaglio
Ora d'aria
L'Unità
2 settembre 2008
Ora d'aria
L'Unità
2 settembre 2008
Dice bene Anna Finocchiaro all’Unità: “Il Pd non deve andare a rimorchio di Berlusconi”. L’agenda delle priorità e delle emergenze, finora, l’ha dettata Al Tappone, che se le canta e se le suona (anzi, ce le suona) grazie a tv e giornalisti al seguito. Resta allora da capire perché mai il Pd si sia affrettato a presentare in Parlamento un ddl sulle intercettazioni, visto che nessun italiano onesto e sano di mente ne avverte il bisogno. In Italia ogni anno vengono intercettate 15-20 mila persone, lo 0,02% della popolazione. Se si pensa che ogni anno nei tribunali giungono 3 milioni di notizie di reato, se ne deduce facilmente che le intercettazioni sono troppo poche, non troppe. Il Pd, per differenziarsi dal Pdl, sostiene che i magistrati devono continuare a farle con le regole attuali (per i reati puniti con pene superiori ai 4 anni, mentre il Pdl porta il tetto a 10 anni, con durata massima di 3 mesi). E, fin qui, ok. Ma aggiunge che bisogna impedire di pubblicarle fino al processo, non è chiaro se tutte o solo quelle che riguardano persone non indagate.
Il programma elettorale del Pd copiava pari pari la legge Mastella (approvata da destra e sinistra un anno fa alla Camera): fino a 100 mila euro di multa a chiunque pubblichi atti di indagine, anche non segreti (intercettazioni comprese), prima del processo. Ora il ddl sembra restringere il divieto alle intercettazioni che riguardano persone estranee all’inchiesta. E’ già qualcosa, ma non basta. Intercettazioni o altri atti investigativi possono contenere notizie interessanti su vicende pubbliche di personaggi pubblici che magari non costituiscono reato, ma che i cittadini han diritto di conoscere e i giornalisti hanno il dovere di raccontare. Come dice il lettore citato nell’ultimo editoriale di Concita De Gregorio, “male non fare, paura non avere”. Se un estraneo alle indagini viene intercettato indirettamente a colloquio con un indagato, e non dice e non fa nulla di male, nell’eventualità che la conversazione venga pubblicata risulterà che s’è comportato bene. E morta lì. Il caso Prodi è emblematico: non è indagato, qualche sua telefonata col consulente Ovi (intercettato) viene ascoltata e finisce sui giornali, ma lui ci fa un’ottima figura: amici e i parenti che chiedevano favori non hanno avuto alcun favore. Tant’è che lui stesso ha chiesto di pubblicare tutto: una richiesta che può essere avanzata solo da chi se lo può permettere. Dunque, per dire, non Al Tappone.
Nell’inchiesta Abu Omar, la spia del Sismi Marco Mancini tenta di salvarsi dai magistrati raccomandandosi a due ex capi dello Stato, Cossiga e Scalfaro. Cossiga, contattato direttamente, si mobilita subito attaccando e denunciando a Brescia i pm Pomarici e Spataro che indagano sul sequestro. Scalfaro, contattato tramite un amico agente di scorta, non muove un dito: anzi fa sapere a Mancini che, se ha qualcosa da dire, lo riferisca ai magistrati, che lo ascolteranno. Forse che Scalfaro si lamenterà perché, pur non essendo indagato, ha visto pubblicate le sue conversazioni? No, perché s’è comportato bene, da vero uomo delle istituzioni.
Nell’inchiesta campana sui coniugi Mastella, il consuocero della coppia è accusato di aver pilotato il concorso per l’assunzione di geologi in un consorzio, vinto da alcuni somari raccomandati, grazie all’esclusione truffaldina di un giovane geologo molto competente, risultato il migliore all’esame e dunque bocciato. Si chiama Vittorio Emanuele Iervolino (omonimo della sindaca di Napoli). Il quale non solo non è indagato, ma è addirittura vittima del reato. La sua vicenda finisce nelle intercettazioni e dunque, quando le carte diventano pubbliche, sui giornali. Lui potrebbe lagnarsi per il suo nome sbattuto in prima pagina. Invece è felicissimo. Non ha fatto nulla di male, anzi ha subìto un abuso e ora tutti sanno che era il più bravo. Tant’è che ha ricevuto diverse offerte di lavoro da aziende private (il settore pubblico quelli bravi non li vuole). Fosse già in vigore la legge del Pd, non sapremmo nulla di lui, di Scalfaro, di Prodi. Ma sapremmo che sono stati intercettati o citati nelle intercettazioni senza conoscerle, così un alone di sospetto li avvolgerebbe ingiustamente per anni, fino al processo a carico degli indagati. Insomma, la vecchia normativa va bene così: la privacy è già tutelata dalla legge sulla privacy, il segreto investigativo e la reputazione già preservati dal Codice penale. Se Al Tappone vuol intervenire, lo faccia senza proposte “migliorative” del Pd. Più le sue leggi sono incostituzionali, più aumentano le speranze che la Consulta le rada al suolo.
7 commenti:
Sì. Il difetto di quest'articolo è che ripone una fiducia quasi politica nella Consulta. I pregi comunque sono tanti, il primo dei quali è quello di tenere ben viva l'attenzione sui comportamenti del premier.
Carolina
No, Carolina, mi spiace ma non sono d'accordo con te.
Per due motivi.
Il primo. Marco Travaglio ha una eccellente formazione giuridica, pur non essendo laureato in giurisprudenza e sa quello che scrive.
Il secondo. Anch'io mi difendo bene e so, per averne commentata qualcuna, che le sentenze della Corte Costituzionale non sono mai stata ispirate dalla politica, anzi.
Per esempio, in materia di frequenze televisive la politica, di destra e di sinistra, non ha obbedito alle sentenze emanate al riguardo dalla Corte cost.
Mi risulta che il PdL, oltre e a riformare la giustizia e il CSM, vuole riformare anche al Corte Cost., politicizzandola.
Anche qui lo può fare a colpi di maggioranza, pur essendo necessaria una legge costituzionale.
Il PdL ha ormai una tale presa sul popolo bue ed ignorante, da non temere nemmeno un referendum popolare, necessario quando una riforma costituzionale viene adottata, in seconda lettura, con la maggioranza assoluta (50% + 1) e non con la maggioranza qualificat dei due terzi del Parlamento.
Le istituzioni repubblicane soto state espropriate dal PdL ed anche il capo dello Stato sembra incapace di tutelare adeguatamente la Costituzione repubblicana.
ciao.
Non ho detto che la Corte Costituzionale sia politicizzata, ho solo detto che secondo me Travaglio si augura che lo sia in senso più favorevole alle sue opinioni. Che poi oggi le sue opinioni ci siano care perché sono di onesta e fondata opposizione è un'altra storia, io comunque non trovo giusto nemmeno il "partito pro giudici".
Carolina
Cara Carolina, non voglio fare l'esegesi del tuo commento, per il quale ti ringrazio, così come ogni volta che mi arrivano commenti (in verità pochini) da altri blogger.
Mi limito quindi a dire che è del tutto legittimo augurarsi, come fa Travaglio, il quale, invero, in questo post ha un po' semplificato il suo pensiero, che la/le decisioni della Corte cost. sulle leggi-vergogna di questo Berlusconi IV collimino con le sue opinioni, ma le stesse non sono più favorevoli ad una tesi piuttosto che all'altra, sono sentenze a seguito di un vero e proprio dibattimento giurisdizionale.
Però devo riconoscere che il pensiero di Travaglio non è fondato solo su argoentazioni giuridiche ma anche su idee politiche, che, mi pare, noi condividiamo.
sì, in linea di massima le condividiamo anche se Travaglio in un Paese civile sarebbe candidamente schierato per una destra civile. Io non so, in un Paese civile, ma presumo sarei sempre di sinistra (civile :-)). Se ti interessa, nel mio blog al post "Rabbrividisco" c'è un commento di Homer che ti chiama in causa.
Carolina
Definire Travaglio con l'avverbio "candidamente" proprio no.
Certo è che io l'ho sentito definirsi, in una trasmissione televisiva "un liberale", rivendicando una autonomia di giudizio da qualsiasi formazione politica, di destra, di sinistra e di centro.
Oggi poi le ideologie sono state affossate sia da destra (la nostra destra è becera e illiberale), sia da sinistra (guarda cos'è oggi il PD, una manica di politicamente balbuzienti, che non sanno fare altro, intenti a combattersi l'un l'altro all'interno della stessa formazione politica e fra formazioni politiche c.d. "di sinistra", che sono tutte fuori dal Parlamento), per cui a mio giudizio l'unico discrimine è la difesa della Costituzione repubblicana (il cui stravolgimento è il passo ulteriore verso una "dittatura dolce") e della legalità in genere.
Non dimentichiamo che la c.d. "legge bavaglio" nei confronti della stampa ed il guinzaglio che si vuole mettere alla magistratura, in tema di intercettazioni, è caldeggiato anche nel PD (vedi le recenti prese di posizione del sen. Guido Calvi (PD - ex DS, ex PDS - ex PCI).
Come si fa stare a sinistra, con questa sinistra (PD, PRC, PDCI, VERDI)che non è quella di Berlinguer (tanto per citare l'ultimo grande del PCI) ?
Difendiamo almeno i principi costituzionali, della prima parte della costituzione, che riguardano le libertà e le tutele fondamentali degli italiani.
Certo.
Carolina
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