
Toni De Marchi
L'Unità
14 settembre 2008
Perché con Chrome (ma è solo un simbolo, la cui immanenza è determinata dal nome che lo propone: in realtà c'è già tutto un mondo in silenzioso movimento che sfugge ai più) l'informatica delle macchine, dei programmi chiusi, pesanti centinaia di milioni di byte, delle applicazioni desktop sta per essere immersa e travolta da una nuvola. Il "cloud computing", che si può spiegare in tanti modi ma che non si può esattamente definire, è il prossimo paradigma dell'informatica nella sua declinazione quotidiana e pratica.
Nella nuvola già ci siamo, e da tempo. Senza che ce ne accorgessimo, anche se il transito è epocale sia pure nel tempo sincopato dell'informatica. Senza volersi troppo arrischiare in paragoni imparagonabili, potremmo però dire che equivale al passaggio dal telegrafo al telefono, dalla comunicazione punto a punto alla comunicazione dal punto al tutto.
La nuvola è naturalmente Internet, la Rete. Quella rete che sta ormai esaurendo il numero degli indirizzi disponibili (e dovrà dunque riorganizzarsi in fretta) proprio mentre è sempre più vicino l'avvento dell' Internet of Things, l'Internet delle cose, dove ogni oggetto - dall'orologio al telefono al forno a microonde - sarà interconnesso e capace di comunicare con il resto della rete.
La nuvola, dove già oggi avvengono cose che noi umani non avremmo neppure potuto immaginare solo dieci anni fa, quando un browser era ancora un browser. Perché una volta, ai tempi di Mosaic, di Netscape, dei primi Internet Explorer, il "navigatore" internet era appunto solo un browser, letteralmente uno sfogliatore, un modo per passare velocemente da una pagina a un'altra del web.
Pensateci: neppure più il giornale, una volta atterrato su Internet, si può più sfogliare. Passi per i video, passi per le gallerie fotografiche. Ma i sondaggi, l'invia parere, e tutto il resto presuppongono un'interattività, uno scambio di informazioni e di dati. E che dite della banca, o degli aerei. Persino i treni: parti dando i numeri al controllore, quelli della tua prenotazione che ti è arrivata grazie a Internet.
Macché sfogliare, ormai: siamo ad un livello di interazione con il mondo che diventa ogni giorno più spinto. E tuttavia tutto si fa ancora con un computer (dunque un sistema operativo), con dei programmi per scrivere e far di conto, con un browser per mettersi in relazione con la Rete. Tre strati, affastellati l'uno sull'altro: con il loro carico di incompatibilità, di complessità e di ridondanze.
L'idea che sta alla base di Chrome è che bisogna buttare via il browser e sostituirlo con qualcosa che sappia fare bene tutto quello che il browser fa oggi piuttosto male. Per Google è arrivato il momento che le web application abbiano un loro ecosistema dove poter girare al meglio, dove esprimere tutte le potenzialità per ora compresse.
Insomma, tra non molto potremmo prescindere dal sistema operativo e da programmi scritti per girare su un computer specifico e sostituirli con un oggetto che assomiglia ad un browser, ma che browser non è, e può funzionare ovunque. Ecco perché Chrome si comporta come fosse un vero e proprio sistema operativo. Spieghiamoci: se oggi aprite cinque pagine con un browser e una di queste si blocca, l'unico modo per ripristinare le funzionalità è di chiudere il browser e perdere tutto il lavoro. Con Chrome ogni pagina diventa autonoma. Si blocca? La si chiude senza che interferisca con le altre.Naturalmente ognuna di queste pagine può essere indifferentemente una pagina di un giornale o un foglio di calcolo tipo excel, una pagina di prenotazione dei voli o un sito di social networking.
Sono anni che Google lavora con applicazioni che stanno in Internet. Hanno realizzato persino il loro Office. Ma le applicazioni tradizionali hanno avuto sinora poca fortuna nel passaggio al web proprio perché i browser sono nati per sfogliare pagine, non per scriverle. Da oggi le scriveranno e Microsoft potrebbe finire in una nuvola.

1 commento:
Ho installato Explorere 7, scaricato gratuitamente dalla Microsoft e il mio P.C., vecchio di sei-sette anni, è diventato velocissimo !
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