martedì 2 settembre 2008

Evasori in alto mare


Marco Lillo
L'Espresso
1 settembre 2008
False intestazioni. Triangolazioni dall'estero. Società di charter fittizie. Dai controlli della Finanza i mille trucchi dei proprietari di yacht per non pagare le tasse

Dalla lotta per il posto di lavoro a quella per il posto barca. C'è anche un lavoratore socialmente utile nelle liste dei presunti evasori stilate dalla Guardia di finanza in queste ore dopo la raffica di controlli delle settimane passate. È un aderente a una delle tante cooperative che spesso bloccano il traffico di Napoli per ottenere dalla Regione un contrattino trimestrale. Tra un lavoretto e un sit-in, il cooperante si distraeva sul suo dodici metri a motore.

Anche lui, come centinaia di presunti mariuoli fiscali, sarà chiamato a spiegare la distanza abissale tra i suoi redditi da fame e il lusso della sua barca. L'ordine di arrembaggio delle Fiamme gialle contro gli yacht è partito dal Comando generale di Roma all'inizio dell'anno ma in questi giorni di estate, quando anche l'evasore più attento cede alla tentazione di mettere il suo legno in acqua, sta dando i suoi frutti.

Tra luglio e agosto sono stati controllati circa 3 mila natanti e più della metà sono stati giudicati "incongrui": i loro proprietari presto saranno chiamati a rendere conto dei propri redditi. La piccola tempesta che si è scatenata dopo una lunga bonaccia nei controlli è uno degli effetti più visibili del cambio di strategia imposto dal comandante generale Cosimo D'Arrigo: oltre ai controlli a tavolino basati sulle banche dati, per stanare gli evasori senza partita Iva e senza un passato fiscale ci vuole un ritorno agli 'indicatori di ricchezza'.

Dall'inizio dell'anno sono già 10 mila i rilevamenti fiscali sui beni di lusso: auto, immobili e grandi imbarcazioni. Le Ferrari fermate sulle strade e i Benetti da 20 metri avvistati nei mari hanno permesso di scovare 16 miliardi di euro di ricchezza nascosta. In questi mesi caldi l'attenzione è concentrata sui porti. Centinaia di finanzieri spulciano i registri navali, perlustrano capitanerie e ormeggi. Le Fiamme gialle non vogliono criminalizzare uno dei pochi settori in crescita eppure, a leggere i risultati della campagna d'estate, sembra che il diportista italiano si destreggi bene nel nero dei bilanci come nel blu del mare.


Capitan leasing

La Finanza di Salerno, guidata da Angelo Matassa, ha ispezionato 750 imbarcazioni in 18 porti negli ultimi giorni di luglio. Ne vien fuori un campionario dei sistemi per nascondere il vero proprietario delle barche al fisco: "Sono il leasing, il charter e l'intestazione fittizia", spiega il maggiore Francesco Mazzotta che ha eseguito l'operazione. Il leasing è usato soprattutto per ammortizzare in un tempo più lungo il pagamento delle grandi barche ma anche perché scherma la proprietà. "L'intestatario è la società di leasing", continua Mazzotta, "e l'unico modo per risalire al vero utilizzatore è salire a bordo".

Il secondo sistema usato per celarsi al fisco, la tradizionale intestazione fittizia del prestanome, è sempre meno usata, mentre va di moda l'acquisto tramite una società di charter creata ad hoc che poi noleggia l'imbarcazione al proprietario. Le vere società di charter comprano per affittare i loro mezzi ai turisti e, per questa ragione, possono scaricare i costi e non pagano le imposte sul carburante. Un vantaggio che, con il prezzo del gasolio alle stelle, fa gola anche ai ricchi navigatori. Uno yacht superveloce consuma quanto un traghetto. Per avere un'idea, la Finanza di Chiavari ha scoperto un 42 metri che ha evaso in pochi mesi imposte per 100 mila euro consumando 142 mila litri di gasolio.

Anche un ex ambasciatore americano che conserva uno stretto rapporto con l'Italia, pur essendo residente a Londra, aveva basato in Gran Bretagna la sua società di charter che era solo formalmente proprietaria del suo 35 metri. Secondo la Finanza di Genova, in pochi anni, tra accise sul carburante e minori imposte, l'ambasciatore ha risparmiato grazie al trucchetto del charter 2 milioni di euro. Spesi magari per comprare i rubinetti d'oro e i quadri d'autore che abbelliscono la piccola nave.

Nullatenenti al timone

Indagando dietro le intestazioni fittizie, le Fiamme gialle di Salerno hanno scoperto situazioni grottesche. C'è l'avvocato del napoletano che dichiara 150 euro (non 150 mila) di reddito (annuo non mensile). Questo povero azzeccagarbugli dovrà ora chiarire come fa a pagare 3 mila euro di rata mensile per il leasing. Stesso problema per l'imprenditore che dichiara meno di 800 euro al mese (lordi) e paga un leasing da 4 mila euro per il suo 14 metri nuovo di zecca e per il grossista della provincia di Napoli con un reddito imponibile di 33 mila euro che sfreccia su un cabinato da 15 metri per il quale paga 6 mila e 500 euro al mese. Per non parlare della casalinga nullafacente e nullatenente, a parte una barca di 14 metri.


Impressionante anche il risultato dei controlli eseguiti a Napoli su disposizione del comandante provinciale Giuseppe Bottillo sulle 500 imbarcazioni ispezionate in tutti i porti della provincia. Da Mergellina e Ischia, 20 erano intestati a nullatenenti e più di 250 sono usate da persone con redditi "incongrui". Il comandante Bottillo ha chiesto ai suoi uomini di non fermarsi all'intestazione formale e di chiedere invece chi pagava l'affitto dell'ormeggio. Mossa vincente: sono saltati fuori così cinque camorristi che pagavano il molo ed erano gli utilizzatori di cinque yacht intestati a società insospettabili. Oltre a loro, grazie alle indagini si è scoperto un napoletano di 45 anni, nullatenente, in grado però di pagare i 12.500 euro necessari per l'affitto del posto barca.

Anche una signora romana è finita nel mirino della Finanza: con un reddito dichiarato di 12 mila euro, è sembrata sospetta la spesa, solo per l'ormeggio del suo 22 metri, di 26 mila euro. A Capri i finanzieri si sono imbattuti in due disoccupati, un uomo e una donna, che, pur senza lavoro, erano in possesso di due imbarcazioni rispettivamente di 17 e 16 metri. Sempre nell'isola della Grotta Azzurra gli inquirenti hanno trovato un agente di Borsa che sfrecciava sul suo 12 metri, nonostante la crisi di Piazza Affari gli avesse ridotto il reddito a 7 mila euro. Annui. Al molo di via Caracciolo era invece ormeggiato il 12 metri di un dipendente dell'ospedale di Napoli. Stipendio? Milletrecento euro al mese.

Treviso come Napoli

Difficile immaginare due città più diverse e lontane di Napoli e Treviso eppure c'è qualcosa che le tiene unite: la passione per il mare e per l'evasione fiscale. Lo ha scoperto il comandante provinciale Claudio Pascucci quando ha deciso di fare una ricerca sui diportisti trevigiani. Invece di partire dalle barche alla rada a Iesolo, Pascucci ha monitorato i 111 fortunati che in quella provincia hanno comprato barche per un valore dichiarato di oltre 100 mila euro negli ultimi tre anni. Risultato? Gli evasori totali di Treviso sono il 10 per cento dei titolari di grandi barche, esattamente come a Napoli.

C'è l'imprenditore tessile con fabbrichetta in Ungheria che non paga le tasse in Italia anche se la barca e la famiglia sono in Veneto. C'è il ristoratore di Mogliano che dichiara zero e ha comprato un cabinato da 130 mila euro. C'è il titolare di un'agenzia pubblicitaria di Villorba che nel 2005 paga zero al fisco e 20 mila euro al mese alla banca per il leasing della sua barchetta e c'è l'ingegnere che dichiara 7 mila euro lordi all'anno e compra una barca da 160 mila, due Bmw e un'Alfa Romeo per altri 200 mila euro, che si aggiungono ai suoi 45 immobili, compresa una splendida villa veneta.

Mondi sommersi

Dalle verifiche della Finanza sugli yacht non sono saltati fuori solo i redditi nascosti. Tutto il ciclo economico dal noleggio all'ormeggio, dal pieno all'equipaggio, si svolge spesso nel segno del sommerso. A partire dall'acquisto. Le agenzie come accade per gli immobili, hanno diritto a una commissione, ma da quello che ha accertato la Finanza nei porti, da Lavagna a Olbia, quasi nessuno versa un euro al fisco. In alcuni casi la società che intermedia permette anche di risparmiare le tasse con un giochino ingegnoso: la triangolazione all'estero.

Il 17 agosto scorso la Guardia di Finanza di Gorizia ha contestato un milione e mezzo di euro a un ricco imprenditore di Grado. Aveva ordinato un cabinato da 27 metri a un cantiere italiano, ma a comprare formalmente si era presentata una società maltese, che aveva pagato le tasse dichiarando un prezzo di soli 400 mila euro per poi rivendere al vero proprietario al valore reale di 3 milioni, allo scopo di pagare le tasse sulla plusvalenza all'estero, dove si versa molto meno.

Clandestini a bordo

Quando salgono sulla barca i finanzieri controllano tutti i documenti, compresi quelli del personale di bordo. Le vacanze si accorciano anche per i ricchi e qualcuno preferisce rischiare la multa che pagare l'assicurazione per i danni ai terzi o i contributi per il personale. Si confida sulla rarità dei controlli e si salpa senza una sola carta in regola. Il comandante del reparto navale di Livorno, Luca De Paolis, tra l'Argentario e l'isola d'Elba ha identificato nove persone assunte in nero. Colf e baby sitter straniere, ma anche professionisti che garantiscono la sicurezza in mare come lo skipper e l'addetto macchine.


La Guardia di Finanza di Olbia invece ha messo nel mirino un altro comparto sommerso della grande economia che gira intorno alle barche: i posti barca. Nei giorni di Ferragosto, confusi fra i turisti in calzoncini, i finanzieri si aggiravano tra gli ormeggi della Costa Semeralda. L'operazione Black Coast, ordinata dal comandante Cesare Antuofermo, mirava a verificare quanto costa l'affitto di un posto barca e soprattutto se le società che li vendono e li gestiscono pagano le tasse. L'arrivo in massa dei miliardari russi ha fatto esplodere il mercato.

A Porto Cervo e Porto Rotondo in determinati periodi dell'anno i mega-yacht fanno a gara per attraccare e un posto barca da 45 metri vale 4 mila euro al giorno. Inutile dire che molti dei proprietari erano sconosciuti al fisco e non dichiaravano un euro. È stato controllato anche il molo dove attraccano le barche del padrone del Chelsea, Roman Abrahmovic. Appena è sbarcato in Costa Smeralda ha comprato tre posti barca in un colpo solo. Un gesto eclatante ma le tasse sono state pagate fino all'ultimo euro.

ha collaborato Mariaveronica Orrigoni

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