martedì 2 settembre 2008

Giustizia, allarme di Grasso - "Sulle barricate per difendere i pm"



SILVIO BUZZANCA
La Repubblica
31 agosto 2008


ROMA - L'autonomia e l'indipendenza dei magistrati va difesa. Anche a costo di fare le barricate. E lasciate stare in pace Giovanni Falcone, non strumentalizzate le sue parole. Altrimenti si rivolta nella tomba. Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, legato da grande amicizia con il magistrato ucciso dalla mafia, interviene nello scontro in atto sulla riforma della giustizia e si schiera nettamente. Davanti al pubblico della Festa democratica di Firenze dice che "occorre difendere l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e dei pm in particolare, a costo di barricate". E cerca di mettere un punto fermo sul pensiero di Falcone in materia di riforma della giustizia.

Grasso spiega che "per riportare nei giusti termini il pensiero di Falcone, per evitare che egli si rivolti nella tomba, bisogna storicizzarlo". Bisogna collocarlo, ricorda il procuratore, "nel periodo dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, cioè al momento in cui il pm in sostituzione del giudice istruttore, acquisiva i compiti di effettiva direzione e impulso delle indagini per la individuazione degli elementi di prova da utilizzare in fase di dibattimento, nel contraddittorio tra le parti".

In quel contesto, Falcone, continua, Grasso, "metteva l'accento sulla necessità di una diversa professionalità del pm in relazione alle specificità delle funzioni requirenti rispetto alle giudicanti. Dunque diversa doveva essere la formazione, la regolamentazione, l'organizzazione degli uffici, la stessa carriera, essendo necessariamente diverse rispetto al giudice le attitudini, l'abitus mentale, l'attività investigativa del pm".


Ma sulla separazione delle carriere, il magistrato assassinato, continua Grasso, diceva anche che "il punto fondamentale è avere un pm autonomo e indipendente, ma anche efficiente. Il pm deve avere una regolamentazione ordinamentale diversa rispetto a quella del giudice, non necessariamente separata. Questo non per assoggettare il pm all'esecutivo, come si afferma, ma al contrario per esaltarne l'indipendenza e l'autonomia". E sull'obbligatorietà dell'azione penale, conclude Grasso, Falcone diceva che "bisognava creare le condizioni affinché acquistasse effettività l'esercizio dell'azione penale". Nell'attesa che il ministro Angelino Alfano presenti le sue proposte di riforma nel dettaglio, l'altro grande tema di discussione sulla giustizia resta quello delle intercettazioni. A maggior ragione dopo la pubblicazione delle conversazioni di Romano Prodi pubblicate da Panorama. "Nessuno pensi al governo o in Parlamento di sfruttare la vicenda per accelerare l'approvazione di un ddl incompatibile con il diritto dovere dei giornalisti di informare e con il diritto dei cittadini a conoscere fatti di rilevanza pubblica", dice il sindacato dei giornalisti.

Il Pdl, intanto, insiste nel tentativo di coinvolgere il Pd nel varo della nuova legge sulle intercettazioni. "Bisogna trovare una soluzione condivisa per dire basta all'uso indiscriminato delle intercettazioni", dice il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi. E anche Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati, chiede al Pd di collaborare. "E' innegabile l'eccesso e l'abuso di intercettazioni in Italia, cosi come è innegabile che serva una riforma, che auspichiamo sia rapida e condivisa dal Partito democratico", dice Bocchino.

Il centrodestra trova una parziale sponda nell'avvocato Guido Calvi. L'ex senatore diessino, si dice infatti convinto che nella materia bisogna mettere le mani. Una disponibilità a discutere arriva anche da Michele Vietti, Udc. Ma i centristi vogliono vedere le proposte e chiedono al governo di presentarle in Parlamento. Infine c'è Francesco Cossiga: il presidente emerito della Repubblica ha presentato un disegno di legge costituzionale per reintrodurre l'immunità parlamentare e il divieto di intercettare senatori e deputati.

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