
di Luigi Morsello
È proprio il caso di affermare che a Eboli risplendono di luce propria ormai solo gli ottuagenari, o quasi.
Vincenzo Mottola, classe 1929, è uno di essi.
L’immagine fotografica qui di lato, a sinistra, parla da sé e racconta di un uomo dai lineamenti scolpiti dal passare del tempo, che ripreso da chi scrive allo scopo di utilizzarla per questo ritratto, riesce ad accennare appena un sorriso.
Ma rende anche l’idea, l’impressione di un uomo dotato di una forza di carattere notevole, orgoglioso (di un orgoglio luciferino), del suo vissuto, delle sue conquiste e della sua travolgente passione.
Non alludo naturalmente al gentil sesso, non ve n’è necessità, si vede che gradisce.
Alludo invece alla sua passione per la meccanica, per i gioielli della meccanica, quelle macchine bellissime che sono i fonografi e i grammofoni meccanici, i dischi di bachelite, ad una sola facciata, proprio quelli dell’inizio della storia dell’imprigionamento dei suoni nella materia e delle tecniche di riproduzione degli stessi, fin dagli albori.
Infatti il pezzo della sua collezione-mostra del grammofono e dei dischi d’epoca del quale va più orgoglioso è il fonografo di Edison.
Il fonografo è uno dei primissimi strumenti pensati per poter registrare e riprodurre il suono, progettato da Thomas Edison, l'inventore della lampadina.
Non si vuole qui tracciare un profilo della storia di questa geniale invenzione.
Basti sapere che il 19 febbraio 1878 Edison ottenne il brevetto della propria invenzione, che consisteva in un oggetto costituito da un rullo di ottone (cilindro fonografico) di circa 10 cm. di diametro e di lunghezza, sostenuto da un asse filettato. Sul cilindro era tracciato un solco a spirale di 2,5 mm. di larghezza e la superficie del cilindro era ricoperta da un foglio di stagnola.
Durante la registrazione, il cilindro ruotava e la stagnola veniva sfiorata dalla puntina collegata alla membrana vibrante. La puntina, seguendo le oscillazioni della membrana, incideva una traccia profonda nella stagnola che, tesa sopra al solco, poteva cedere sotto la pressione.
Per la riproduzione, il processo sarebbe stato inverso, con l'unica differenza che in questo caso veniva utilizzata una seconda membrana, molto più elastica, posta all'altra estremità dell'apparecchio.
Il solco nella stagnola con le sue variazioni di profondità, faceva vibrare la membrana restituendo il suono registrato.
Il funzionamento era quindi alternativamente di registratore o riproduttore.
Edison compì molti studi e investimenti per migliorare il Fonografo: nel 1889 venne inventato da un altro inventore l'"Industructible Cylinder Record" un cilindro di grande resistenza meccanica. Poi fu adottata una tromba che consentiva l'ascolto collettivo. Nel 1908 arrivò il cilindro "Amberol", in una speciale mescola di celluloide e prodotti fenolici che permetteva di ridurre il passo del solco e raddoppiare la durata dell'incisione. Nel 1912 un ulteriore miglioramento arrivò con una nuova puntina di diamante che permetteva di ottenere una qualità del suono decisamente superiore a quella del disco.
Mi fermo qui, accennando solo che paralleli agli studi di Edison correvano quelli del concorrente (i laboratori Bell) e che successivamente, a metà degli anni 1880, un ingegnere tedesco che aveva lavorato ai laboratori Bell, Emil Berliner pensò di utilizzare un disco al posto del cilindro in cui la puntina invece di oscillare verso l'alto e il basso, oscilla a destra e a sinistra. Tale invenzione venne chiamata Grammofono e il brevetto venne ottenuto da Berliner nel novembre 1887.
L'incisione laterale consentiva di evitare che la forza di gravità smorzasse le oscillazioni della puntina e quindi garantiva una migliore qualità di riproduzione; d'altro canto il disco aveva il difetto della velocità angolare costante e la conseguente variabilità della velocità lineare. Questo impediva la corretta riproduzione delle frequenze più alte, che necessitavano di un'elevata velocità di oscillazione della puntina, ma che al centro del disco non poteva avvenire data la ridotta velocità lineare.
Tuttavia i vantaggi derivati dall'utilizzo del disco, sopperivano decisamente a questo svantaggio.
Tra questi è da ricordare il fatto che il disco poteva essere riprodotto in più copie identiche in maniera molto più semplice di quanto si potesse fare con i cilindri di Edison.
Vincenzo Mottola possiede un esemplare del fonografo di Edison, con i relativi rulli, che risale al periodo 1895/1905.
Come nasce questa passione per fonografi, grammofoni, dischi d’epoca?
Vincenzo Mottola la fa risalire al lavoro del padre Adolfo (meccanico di automobili e non solo) del quale occorre parlare per capire e far capire.
Adolfo Mottola, un bell’uomo ed uomo di altri tempi (Vincenzo ne conserva una fotografia nel suo Museo), lavorava con le funzioni di caporeparto del parco automobili dell’industria conserviera (lavorazione del pomodoro) Baratta di Battipaglia, società oggi scomparsa.
La famiglia, ebolitana d.o.c., si trasferiva a Battipaglia e Vincenzo, nato il 19 giugno 1929, trascorreva la sua infanzia lì, fino al 1940, quando la dichiarazione di guerra italiana del 10 giugno 1940 faceva entrare l’Italia nel conflitto della II^ guerra mondiale.
Vincenzo era stato, come d’obbligo, Balilla ed era Avanguardista allo scoppio del conflitto mondiale, che motivava il padre Adolfo a lasciare la ditta Baratta per essere assunto all’Alfa Romeo di Pomigliano D’arco, in provincia di Napoli, mentre la famiglia continuava a vivere a Battipaglia.
Nel 1943, fra bombardamenti della zona industriale napoletana e riduzione di personale Adolfo lascia L’Alfa Romeo ed apre in proprio una officina meccanica, in località Scorzo nel comune di Sicignano degli Alburni e la famiglia trasloca da Battipaglia a Sicignano.
Vincenzo ha 14 anni, consegue il diploma di scuola media inferiore e inizia a lavorare a fianco del padre. L’attività dell’officina si conclude nel 1946, per motivi di salute del padre Adolfo, la famiglia fa finalmente ritorno a Eboli, mentre Adolfo riprende il suo lavoro, con le stesse mansioni, presso la ditta Baratta, lavoro che svolge fino al 1950, data sotto la quale lascia la ditta Baratta ed apre in Eboli una Officina Meccanica, con alterne fortune.
Prima di procedere oltre occorre riferire che Adolfo Mottola non solo riparava i grammofoni ma vi apportava anche modifiche e migliorie nella meccanica. Il giovane Vincenzo guardava ed apprendeva, sia nel campo della meccanica automobilistica che in quello che poi è divenuta una sua passione dominante: i grammofoni d’epoca.
Adolfo viene meno alla sua famiglia a febbraio dell’anno 1954, Vincenzo continua l’attività del padre, ma le cose non vanno bene, i clienti scarseggiano e tardano a pagare, quando non pagano affatto.
Però la passione per la meccanica non viene meno e, collateralmente, quella per i grammofoni, dei quali lo affascina anche l’acustica.
La famiglia si componeva di quattro figli, con un unico maschio, Vincenzo.
A maggio 1954 Vincenzo viene assunto dall’Ente Riforma Fondiaria, dipendente dal Ministero dell’Agricoltura, svolge il proprio lavoro nel territorio comunale ebolitano.
Ebbene cosa fa ? Si diverte a costruire una automobilina con componenti di fortuna, che somiglia moltissimo ad un Go-Kart, nato negli U.S.A. nel 1956, ma importato in Italia nei primi anni sessanta, come si vede nella foto.
Correva l’anno 1961, la costruzione veniva realizzata nel mese di settemb
re e l’officina era in località Cioffi.
Alla guida nella foto è Vincenzo Mottola.
Questa attività lavorativa si svolge fino all’anno 1961.
Vincenzo frequenta a Genova un corso triennale presso la Scuola Meccanica e consegue il diploma di insegnante di meccanica, tecnologia e disegno.
Fa domanda e viene chiamato a svolgere la sua nuova professione di insegnante a Napoli, presso la Scuola di Formazione Professionale dell’IRI, per tre anni.
Quindi viene assegnato presso l’Istituto Nazionale per l’addestramento professionale dei lavoratori dell’Industria (I.N.A.P.L.I.) di Salerno dove presta la sua attività di insegnante fino alla pensione. Correva l’anno 1995.
Intanto, la sua passione per fonografi, grammofoni e dischi d’epoca cresce ed egli sostiene notevoli spese e fa grandi sacrifici economici, non solo e non tanto per l’acquisizione degli stessi, ma anche per il restauro cui molti di essi devono essere sottoposti. Ma qui (si fa per dire) ha buon gioco, è la sua professione, è il suo campo, la sua manualità mescolata all’ingegno, ereditati dal padre Adolfo, gli fanno capire se e quanto i “pezzi”, che cadono sotto la sua osservazione e suscitano il suo interesse, sono recuperabili.
Non si perde d’animo, con pazienza, perizia e grande forza di volontà mette assieme una ragguardevole collezione, che si amplia via via fino all’attuale dimensione e che meriterebbe un intervento sia dell’autorità comunale di Eboli che di quella provinciale di Salerno. Invece, non solo non ha ricevuto nessuna sovvenzione (aspetta ancora un misero contributo di 250 (dico duecentocinquanta) euro dovuti in base ad impegno formale per la partecipazione con una mostra di grammofoni e dischi d’epoca nell’ambito dell’annuale manifestazione culturale EBURUM-EBOLI sponsorizzata dal comune ebolitano: una vergogna ! Sopratutto se confrontata con il fiume di denari spesi in manifestazioni promozionali come quella dei giorni scorsi, che è apparsa, e non solo ai miei occhi, del tutto inconsistente ed inutile.
Il Sindaco Melchionda sembra del tutto impermeabile alla cultura del bello, segnatamente dello storicamente bello.
Ma tant’è, sono in buona compagnia, a tutti i livelli, nazionale, regionale e, perché no, provinciale e comunale, vivaddio !
Torniamo a Vincenzo Mottola, che non approva queste mie riflessioni e coltiva ancora la speranza che il comune trovi una sala in cui collocare la sua preziosa collezione, esposta al pubblico ed a visite guidate.
Dubito che accadrà.
Adesso devo descrivere altri due gioielli della collezione di Vincenzo Mottola.
Sono:
1. un grammofono portatile a cofanetto dell’epoca 1935/1940, rivestito in pelle, chiamato “Peter Pan” dal produttore, che si compone di una macchina a molla singola, di una tromba retrattile ad anelli conici in alluminio leggero, con piatto portadischi snodabile (sono quattro segmenti in croce, incernierati);
2. un grammofono a tromba esterna Victor, costruito su brevetto del 1906 a Camden, New Jersy, U.S.A., accompagnato da una serie di altre macchine similari di incomparabile bellezza.
Per concludere devo tornare sul fonografo di Edison, per descriverlo meglio.
È una macchina a molla singola, con tromba esterna di ottone, cilindro del diametro di 50 mm., costruito negli U.S.A. nel periodo 1895/1905.
E poi vi sono i dischi d’epoca ! Una vera goduria, dischi in bachelite, anche da 30 centimetri di diametro, incisi agli inizi del secolo scorso su una sola facciata, che hanno imprigionato le voci dei grandi cantanti di allora, per tutti Enrico Caruso, ma anche Titta Ruffo, Adelina Galli Curci ed altri ancora, tanti altri, una lista lunghissima di artisti dei quali le generazioni di oggi sono del tutto immemori.
Vi sono circa 3.000 dischi da catalogare. Un vero patrimonio da tutelare, salvaguardare.
E poi, ascoltare Titta Ruffo (toscano, definito “una cooperativa di baritoni” per la versatilità della sua voce, che insieme a Caruso e Chaliapin sono i tre più grandi interpreti del primo novecento), com’è accaduto a chi scrive proprio quando acquisivo le notizie necessarie per tracciare questo ritratto, cantare la cavatina di Figaro nel Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, immaginate quale privilegio è questo, che potrebbe diventare una possibilità per tutti, per i giovani di oggi che vivono una vita superficiale, anonima, senza valori, nell’ignoranza e nell’indifferenza.
È dovere dei pubblici amministratori farsi carico di un tentativo di recupero, promuovendo, reclamizzando, agevolando.
Se non sentono questa esigenza, questo dovere morale, che ci stanno fare lì, in quelle cariche elettive ?
Che vadano a casa ! Altrimenti si diano da fare, in Eboli non è rimasto granché da valorizzare, se ne facciano carico.
A Vincenzo Mottola va un sentimento di gratitudine per la sua preziosa, paziente e costosa opera di raccolta in collezione, che egli espone al pubblico in via Francesco Romano n. 15, in un locale di proprietà della figlia Luigina, diploma in flauto al Conservatorio di Salerno.
Naturalmente le spese sono tutte a carico suo.
Vincenzo Mottola, classe 1929, è uno di essi.
L’immagine fotografica qui di lato, a sinistra, parla da sé e racconta di un uomo dai lineamenti scolpiti dal passare del tempo, che ripreso da chi scrive allo scopo di utilizzarla per questo ritratto, riesce ad accennare appena un sorriso.
Ma rende anche l’idea, l’impressione di un uomo dotato di una forza di carattere notevole, orgoglioso (di un orgoglio luciferino), del suo vissuto, delle sue conquiste e della sua travolgente passione.
Non alludo naturalmente al gentil sesso, non ve n’è necessità, si vede che gradisce.
Alludo invece alla sua passione per la meccanica, per i gioielli della meccanica, quelle macchine bellissime che sono i fonografi e i grammofoni meccanici, i dischi di bachelite, ad una sola facciata, proprio quelli dell’inizio della storia dell’imprigionamento dei suoni nella materia e delle tecniche di riproduzione degli stessi, fin dagli albori.
Infatti il pezzo della sua collezione-mostra del grammofono e dei dischi d’epoca del quale va più orgoglioso è il fonografo di Edison.
Il fonografo è uno dei primissimi strumenti pensati per poter registrare e riprodurre il suono, progettato da Thomas Edison, l'inventore della lampadina.
Non si vuole qui tracciare un profilo della storia di questa geniale invenzione.
Basti sapere che il 19 febbraio 1878 Edison ottenne il brevetto della propria invenzione, che consisteva in un oggetto costituito da un rullo di ottone (cilindro fonografico) di circa 10 cm. di diametro e di lunghezza, sostenuto da un asse filettato. Sul cilindro era tracciato un solco a spirale di 2,5 mm. di larghezza e la superficie del cilindro era ricoperta da un foglio di stagnola.
Durante la registrazione, il cilindro ruotava e la stagnola veniva sfiorata dalla puntina collegata alla membrana vibrante. La puntina, seguendo le oscillazioni della membrana, incideva una traccia profonda nella stagnola che, tesa sopra al solco, poteva cedere sotto la pressione.
Per la riproduzione, il processo sarebbe stato inverso, con l'unica differenza che in questo caso veniva utilizzata una seconda membrana, molto più elastica, posta all'altra estremità dell'apparecchio.
Il solco nella stagnola con le sue variazioni di profondità, faceva vibrare la membrana restituendo il suono registrato.
Il funzionamento era quindi alternativamente di registratore o riproduttore.
Edison compì molti studi e investimenti per migliorare il Fonografo: nel 1889 venne inventato da un altro inventore l'"Industructible Cylinder Record" un cilindro di grande resistenza meccanica. Poi fu adottata una tromba che consentiva l'ascolto collettivo. Nel 1908 arrivò il cilindro "Amberol", in una speciale mescola di celluloide e prodotti fenolici che permetteva di ridurre il passo del solco e raddoppiare la durata dell'incisione. Nel 1912 un ulteriore miglioramento arrivò con una nuova puntina di diamante che permetteva di ottenere una qualità del suono decisamente superiore a quella del disco.
Mi fermo qui, accennando solo che paralleli agli studi di Edison correvano quelli del concorrente (i laboratori Bell) e che successivamente, a metà degli anni 1880, un ingegnere tedesco che aveva lavorato ai laboratori Bell, Emil Berliner pensò di utilizzare un disco al posto del cilindro in cui la puntina invece di oscillare verso l'alto e il basso, oscilla a destra e a sinistra. Tale invenzione venne chiamata Grammofono e il brevetto venne ottenuto da Berliner nel novembre 1887.
L'incisione laterale consentiva di evitare che la forza di gravità smorzasse le oscillazioni della puntina e quindi garantiva una migliore qualità di riproduzione; d'altro canto il disco aveva il difetto della velocità angolare costante e la conseguente variabilità della velocità lineare. Questo impediva la corretta riproduzione delle frequenze più alte, che necessitavano di un'elevata velocità di oscillazione della puntina, ma che al centro del disco non poteva avvenire data la ridotta velocità lineare.
Tuttavia i vantaggi derivati dall'utilizzo del disco, sopperivano decisamente a questo svantaggio.
Tra questi è da ricordare il fatto che il disco poteva essere riprodotto in più copie identiche in maniera molto più semplice di quanto si potesse fare con i cilindri di Edison.
Vincenzo Mottola possiede un esemplare del fonografo di Edison, con i relativi rulli, che risale al periodo 1895/1905.
Come nasce questa passione per fonografi, grammofoni, dischi d’epoca?
Vincenzo Mottola la fa risalire al lavoro del padre Adolfo (meccanico di automobili e non solo) del quale occorre parlare per capire e far capire.
Adolfo Mottola, un bell’uomo ed uomo di altri tempi (Vincenzo ne conserva una fotografia nel suo Museo), lavorava con le funzioni di caporeparto del parco automobili dell’industria conserviera (lavorazione del pomodoro) Baratta di Battipaglia, società oggi scomparsa.
La famiglia, ebolitana d.o.c., si trasferiva a Battipaglia e Vincenzo, nato il 19 giugno 1929, trascorreva la sua infanzia lì, fino al 1940, quando la dichiarazione di guerra italiana del 10 giugno 1940 faceva entrare l’Italia nel conflitto della II^ guerra mondiale.
Vincenzo era stato, come d’obbligo, Balilla ed era Avanguardista allo scoppio del conflitto mondiale, che motivava il padre Adolfo a lasciare la ditta Baratta per essere assunto all’Alfa Romeo di Pomigliano D’arco, in provincia di Napoli, mentre la famiglia continuava a vivere a Battipaglia.
Nel 1943, fra bombardamenti della zona industriale napoletana e riduzione di personale Adolfo lascia L’Alfa Romeo ed apre in proprio una officina meccanica, in località Scorzo nel comune di Sicignano degli Alburni e la famiglia trasloca da Battipaglia a Sicignano.
Vincenzo ha 14 anni, consegue il diploma di scuola media inferiore e inizia a lavorare a fianco del padre. L’attività dell’officina si conclude nel 1946, per motivi di salute del padre Adolfo, la famiglia fa finalmente ritorno a Eboli, mentre Adolfo riprende il suo lavoro, con le stesse mansioni, presso la ditta Baratta, lavoro che svolge fino al 1950, data sotto la quale lascia la ditta Baratta ed apre in Eboli una Officina Meccanica, con alterne fortune.
Prima di procedere oltre occorre riferire che Adolfo Mottola non solo riparava i grammofoni ma vi apportava anche modifiche e migliorie nella meccanica. Il giovane Vincenzo guardava ed apprendeva, sia nel campo della meccanica automobilistica che in quello che poi è divenuta una sua passione dominante: i grammofoni d’epoca.
Adolfo viene meno alla sua famiglia a febbraio dell’anno 1954, Vincenzo continua l’attività del padre, ma le cose non vanno bene, i clienti scarseggiano e tardano a pagare, quando non pagano affatto.
Però la passione per la meccanica non viene meno e, collateralmente, quella per i grammofoni, dei quali lo affascina anche l’acustica.
La famiglia si componeva di quattro figli, con un unico maschio, Vincenzo.
A maggio 1954 Vincenzo viene assunto dall’Ente Riforma Fondiaria, dipendente dal Ministero dell’Agricoltura, svolge il proprio lavoro nel territorio comunale ebolitano.
Ebbene cosa fa ? Si diverte a costruire una automobilina con componenti di fortuna, che somiglia moltissimo ad un Go-Kart, nato negli U.S.A. nel 1956, ma importato in Italia nei primi anni sessanta, come si vede nella foto.
Correva l’anno 1961, la costruzione veniva realizzata nel mese di settemb
re e l’officina era in località Cioffi.Alla guida nella foto è Vincenzo Mottola.
Questa attività lavorativa si svolge fino all’anno 1961.
Vincenzo frequenta a Genova un corso triennale presso la Scuola Meccanica e consegue il diploma di insegnante di meccanica, tecnologia e disegno.
Fa domanda e viene chiamato a svolgere la sua nuova professione di insegnante a Napoli, presso la Scuola di Formazione Professionale dell’IRI, per tre anni.
Quindi viene assegnato presso l’Istituto Nazionale per l’addestramento professionale dei lavoratori dell’Industria (I.N.A.P.L.I.) di Salerno dove presta la sua attività di insegnante fino alla pensione. Correva l’anno 1995.
Intanto, la sua passione per fonografi, grammofoni e dischi d’epoca cresce ed egli sostiene notevoli spese e fa grandi sacrifici economici, non solo e non tanto per l’acquisizione degli stessi, ma anche per il restauro cui molti di essi devono essere sottoposti. Ma qui (si fa per dire) ha buon gioco, è la sua professione, è il suo campo, la sua manualità mescolata all’ingegno, ereditati dal padre Adolfo, gli fanno capire se e quanto i “pezzi”, che cadono sotto la sua osservazione e suscitano il suo interesse, sono recuperabili.
Non si perde d’animo, con pazienza, perizia e grande forza di volontà mette assieme una ragguardevole collezione, che si amplia via via fino all’attuale dimensione e che meriterebbe un intervento sia dell’autorità comunale di Eboli che di quella provinciale di Salerno. Invece, non solo non ha ricevuto nessuna sovvenzione (aspetta ancora un misero contributo di 250 (dico duecentocinquanta) euro dovuti in base ad impegno formale per la partecipazione con una mostra di grammofoni e dischi d’epoca nell’ambito dell’annuale manifestazione culturale EBURUM-EBOLI sponsorizzata dal comune ebolitano: una vergogna ! Sopratutto se confrontata con il fiume di denari spesi in manifestazioni promozionali come quella dei giorni scorsi, che è apparsa, e non solo ai miei occhi, del tutto inconsistente ed inutile.
Il Sindaco Melchionda sembra del tutto impermeabile alla cultura del bello, segnatamente dello storicamente bello.
Ma tant’è, sono in buona compagnia, a tutti i livelli, nazionale, regionale e, perché no, provinciale e comunale, vivaddio !
Torniamo a Vincenzo Mottola, che non approva queste mie riflessioni e coltiva ancora la speranza che il comune trovi una sala in cui collocare la sua preziosa collezione, esposta al pubblico ed a visite guidate.
Dubito che accadrà.
Adesso devo descrivere altri due gioielli della collezione di Vincenzo Mottola.
Sono:
1. un grammofono portatile a cofanetto dell’epoca 1935/1940, rivestito in pelle, chiamato “Peter Pan” dal produttore, che si compone di una macchina a molla singola, di una tromba retrattile ad anelli conici in alluminio leggero, con piatto portadischi snodabile (sono quattro segmenti in croce, incernierati);
2. un grammofono a tromba esterna Victor, costruito su brevetto del 1906 a Camden, New Jersy, U.S.A., accompagnato da una serie di altre macchine similari di incomparabile bellezza.
Per concludere devo tornare sul fonografo di Edison, per descriverlo meglio.
È una macchina a molla singola, con tromba esterna di ottone, cilindro del diametro di 50 mm., costruito negli U.S.A. nel periodo 1895/1905.
E poi vi sono i dischi d’epoca ! Una vera goduria, dischi in bachelite, anche da 30 centimetri di diametro, incisi agli inizi del secolo scorso su una sola facciata, che hanno imprigionato le voci dei grandi cantanti di allora, per tutti Enrico Caruso, ma anche Titta Ruffo, Adelina Galli Curci ed altri ancora, tanti altri, una lista lunghissima di artisti dei quali le generazioni di oggi sono del tutto immemori.
Vi sono circa 3.000 dischi da catalogare. Un vero patrimonio da tutelare, salvaguardare.
E poi, ascoltare Titta Ruffo (toscano, definito “una cooperativa di baritoni” per la versatilità della sua voce, che insieme a Caruso e Chaliapin sono i tre più grandi interpreti del primo novecento), com’è accaduto a chi scrive proprio quando acquisivo le notizie necessarie per tracciare questo ritratto, cantare la cavatina di Figaro nel Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, immaginate quale privilegio è questo, che potrebbe diventare una possibilità per tutti, per i giovani di oggi che vivono una vita superficiale, anonima, senza valori, nell’ignoranza e nell’indifferenza.
È dovere dei pubblici amministratori farsi carico di un tentativo di recupero, promuovendo, reclamizzando, agevolando.
Se non sentono questa esigenza, questo dovere morale, che ci stanno fare lì, in quelle cariche elettive ?
Che vadano a casa ! Altrimenti si diano da fare, in Eboli non è rimasto granché da valorizzare, se ne facciano carico.
A Vincenzo Mottola va un sentimento di gratitudine per la sua preziosa, paziente e costosa opera di raccolta in collezione, che egli espone al pubblico in via Francesco Romano n. 15, in un locale di proprietà della figlia Luigina, diploma in flauto al Conservatorio di Salerno.
Naturalmente le spese sono tutte a carico suo.


4 commenti:
Il commento che segue è di Rossana, mi ha chiesto di inserirlo in sua vece: "Ma perché i nostri amministratori sono così disattenti nei confronti di chi si dedica, con tanta passione e competenza, alla raccolta di pezzi che ci raccontano l'evoluzione della tecnologia in favore della diffusione della cultura musicale? In un paese dove si spreca denaro pubblico per installare fontane esteticamente discutibili (spesso lasciate all'asciutto) e per infelici rifacimenti"di restauro", non si trovano 250 euro né un locale per ospitare l'interessantissima raccolta di Vincenzo Mottola?
rossana"
Gentile Sig. Morsello,
mi permetto di attingere alla sua passione per i grammofoni, realizzata in una collezione così preziosa, per avere delle informazioni sull'argomento che, ahimè, mi vede impreparata.
Sto conducendo una ricerca nell'ambito del turismo industriale in collaborazione con il Comune di Milano; brevemente si tratta di un evento sui Musei d'impresa presenti sul territorio lombardo, divisi per aree tematiche. Mi piacerebbe inserire anche il comparto Grammofoni - Radio.
A tal proposito, mi sa Lei indicare marche italiane di produziobne di grammofoni? Di modo che io andrei a verificare l'esistenza di un eventuale museo annesso.
In attesa di un riscontro La ringrazio, anche per la conoscenza che trasmette.
Laura
Cara Laura,
credo che solo il titolare del museo ebolitano (io no) sia in grado di darti utili informazioni al riguardo, essendo un appassionato del settore da molti decenni, come avrai letto.
Gli ho telefonato ed ho concordato con lui di darti i suoi riferimenti telefonici che, però, per motivi di riservatezza, ritengo opportuno darti tramite posta elettronica.
Per evitare che la tua mail vada a giro per il mondo, ti invito a cercare nel mio profilo la mia mail da utilizzare per mandarmi un messaggio, al quale io risponderò comunicandoti telefono fisso e cellulare del prof. Vincenzo Mottola.
Grazie per gli apprezzamenti.
Ciao.
luigi
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