
Sono questi i due campioni made in Italy che sfidano, questo fine settimana, un blockbuster come
Hancock, con Will Smith protagonista; il dramma Le tre scimmie di Nuri Bilge Ceylan; e il cartoon Piccolo grande eroe, che porta la firma del compianto Christopher Reeve.Ambientato nella Bologna fascista,
Il papà di Giovanna ha per protagonista uno straordinario Silvio Orlando, insegnante di disegno con moglie bella e rancorosa (Francesca Neri) e figlia un po' strana (Alba Rorhwacher). Quando una compagna di liceo della ragazza viene trovata morta a scuola, in un lago di sangue, i sospetti finiscono per concentrarsi proprio su Giovanna: e a nulla serviranno i tentativi dell'amorosissimo padre, e nemmeno del vicino di casa poliziotto (Ezio Greggio), l'assassina finisce in manicomio criminale. Proprio mentre la guerra, e poi la Resistenza, cambiano completamente il paesaggio in cui si muovono i protagonisti...
Forte della bravura dei suoi interpreti (anche Greggio se la cava bene), per nulla nostalgico ma sicuramente un po' bonario verso il Ventennio, il film è una sorta di inno all'amore di un padre verso la propria figlia. Apprezzato dalla critica, al suo passaggio a Venezia, si sottopone adesso alla prova delle sale.
Atmosfere decisamente diverse - e per una buona fetta di pubblico anche una boccata di aria fresca - in Machan, esordio alla regia del produttore Uberto Pasolini (l'artefice di Full Monty, tanto per capirci). Che racconta quello che è forse il tema dei temi della nostra contemporaneità - l'immigrazione - da un'ottica che più originale, e meno banale, non si può. La storia infatti è quella di alcuni giovani dello Sri Lanka, che vivono nella bidonville di Colombo e che sognano, come ovvio, di uscire dalla loro disperazione, e dunque di emigrare. E l'escamotage arriva sotto forma di una improbabilissima nazionale di pallamano, che potrebbe partecipare a un torneo che si svolge in Baviera.
Un film che ha convinto ed emozionato il popolo della Mostra di Venezia, tradizionalmente severo con le opere made in Italy. Ma che quest'anno ha premiato - in termini di entusiasmo, code chilometriche per asssistere alla proiezioni, giudizi positivi post-visione - proprio le pellicole al di fuori della selezione ufficiale. Come Machan, appunto.

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