
Paolo Flores d’Arcais
Micromega
12 settembre 2008
Con l’incriminazione di Sabina Guzzanti per il suo “vilipendio” di Papa Ratzinger l’Italia della legge diseguale per tutti compie però un passo ulteriore. Un passo nel ridicolo, che renderà l’Italia zimbello inevitabile di satira in tutto il mondo occidentale, quando il processo si svolgerà davvero, perché i giornalisti stranieri hanno la pessima abitudine, in maggioranza, di fare i giornalisti, raccontare le cose scomode, chiamarle con il loro nome, e dunque meravigliarsi e indignarsi per i residui tragico-grotteschi di medioevo ovunque si presentino.
Ma forse a Sabina toccherà anche la beffa di essere “perdonata” paternalisticamente dagli “ambienti vaticani”. Già ci sono le prime avvisaglie. E così l’aggressione contro la sua libertà sarà doppia. La sua libertà, cioè la libertà di tutti. A dire la propria senza autocensure si rischiano multe e galera, e la ciliegina del “benevolo perdono” è solo una violenza in più.
Tutto questo fa schifo. Ma chiamare schifo lo schifo, non cercare di renderselo più sopportabile, non assuefarsi, non conformarsi, è la prima irrinunciabile forma di resistenza. Individualmente e collettivamente. E combatterlo, questo schifo, individualmente e collettivamente, è il minimo democratico per chi non considera democrazia solo un flatus vocis. C’è una stagione di lotte per le libertà – libertà ormai più che a repentaglio – già annunciata e che comincia l’11 ottobre, e che è l’inderogabile impegno morale di chiunque non abbia già scelto per la servitù volontaria.

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