venerdì 31 ottobre 2008

Cassazione: privacy, ammesse foto di moglie e amante in cortile



ROBERTO ORMANNI

Roma, 30 ott (Velino) - Una foto scattata di nascosto alla moglie e al suo amante nel cortile di casa non è una violazione della privacy. Perché il cortile, anche se appartiene ad un “luogo di privata dimora” non è tutelato dalle norme sulla privacy se “è visibile liberamente dagli estranei”. La Cassazione ha così sancito oggi in una sentenza ciò che il cinema ha dimostrato nel 1954 con il film “La finestra sul cortile”.

I giudici della sesta sezione penale hanno infatti escluso ogni giustificazione per l’aggressione di Mauro F., amante della signora Daniela B., al marito tradito della donna che aveva sorpreso i due amanti nel cortile di casa ma era stato a sua volta scoperto mentre scattava foto che documentassero il tradimento.

Secondo il ricorso della difesa, Mauro F. aveva “reagito ad un atto di interferenza illecita nella vita privata”. Il marito di Daniela B. avrebbe quindi leso il diritto alla riservatezza violando un luogo “annesso” al domicilio. (segue)

Una tesi che già non aveva convinto la Corte d’appello di Bologna che, nel 2005, senza riconoscere alcun tipo di esimenti o giustificazioni, aveva condannato Mauro F. a nove mesi di reclusione per l’aggressione. E la Cassazione, con la sentenza 40677, ha dato ragione ai giudici di secondo grado perché “la ripresa fotografica da parte di terzi lede la riservatezza della vita privata a patto che vengano ripresi comportamenti sottratti alla normale osservazione dall'esterno, essendo la tutela del domicilio limitata a ciò che si compie in luoghi di privata dimora in condizioni tali da renderlo tendenzialmente non visibile a terzi”.

A questo proposito i giudici aggiungono anche che “se l'azione, pur svolgendosi nei luoghi di privata dimora, può essere liberamente osservata dagli estranei, senza ricorrere a particolari accorgimenti, il titolare del domicilio non può accampare una pretesa alla riservatezza”. Proprio come accadeva nel film di Hitchcock dove il fotografo James Stewart, dalla sua finestra sul cortile, “interferiva” nella vita dei vicini. In questo caso, conclude la Cassazione, “riprese fotografiche o con videocamera non si differenziano da quelle realizzate in luogo pubblico o aperto al pubblico”. Forse è per questo che James Stewart non venne denunciato.

30 ott 2008

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