lunedì 20 ottobre 2008

Depressione: funziona la cura verde

IL CORRIERE DELLA SERA

Pastiglie addio, cureremo anche la depressione grave con un’erba? Che l’iperico, o erba di San Giovanni (una pianta erbacea perenne) fosse utile nei casi di depressione lievi o di modesta entità già si sapeva, ma ora una rassegna della Cochrane Library su ben 29 studi clinici dimostrerebbe l’efficacia dell’iperico anche nei casi di depressione grave. Negli studi l’erba di San Giovanni è stata confrontata sia con placebo (farmaco inattivo), sia con farmaci antidepressivi di prima generazione (triciclici) e di più recente introduzione (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, Ssri).

MA NON E' INNOCUO - I dati ottenuti su più di 5000 pazienti indicano che questa pianta medicinale non avrebbe nulla da invidiare a triciclici e Ssri, con il vantaggio di essere meglio tollerata e comportare minori effetti collaterali. «L’estratto di iperico contiene sostanze farmacologicamente attive che agiscono sul sistema nervoso — commenta Giovanni Biggio, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia —. Si tratta di un rimedio di derivazione naturale, ma non per questo "innocuo". Fatta questa precisazione, non mi sorprende che questa erba possa funzionare anche nelle depressioni più gravi. Verosimilmente, ha effetto in pazienti nei quali avrebbero funzionato, forse anche meglio, i farmaci tradizionali. Noi oggi sappiamo che gli antidepressivi non sono efficaci in tutti: ci sono infatti individui che, probabilmente per ragioni genetiche, non rispondono alle terapie. Purtroppo in questi casi né iperico, né farmaci possono molto».

FONDAMENTALE LA TEMPESTIVITÀ - Che si ricorra all’erba di San Giovanni o ai farmaci, il segreto del successo delle cure sta nell’intervenire precocemente e evitare ricadute. «Fatta la diagnosi di depressione, la sfida è "azzeccare" il farmaco più adatto, somministrarlo nelle dosi appropriate e per il tempo necessario — fa notare Biggio —. Oggi sappiamo che nelle forme di depressione lievi la cura va protratta per almeno sei mesi, anche se già dopo poche settimane il paziente sta meglio. Nelle forme importanti, il trattamento deve invece durare almeno due anni. Gli studi su pazienti con depressione maggiore mostrano infatti che le ricadute sono circa il 10% se il paziente è curato a lungo, mentre salgono al 60-70% se la terapia viene troncata dopo sei mesi. E riprendersi dalle ricadute è difficile perché le cellule nervose tendono ad atrofizzarsi e non riescono più a recuperare». Più scettico è Carlo Altamura, direttore della Clinica psichiatrica del Policlinico di Milano: «Indubbiamente l’iperico ha un’attività psicostimolante che in alcuni casi può giovare, ma non nella depressione maggiore. Noi sappiamo che nelle forme gravi di depressione il trattamento farmacologico deve essere prolungato, ma non abbiamo dati sull’uso dell’iperico per lunghi periodi. Non sappiamo inoltre se questo genere di farmaco può portare a una remissione completa».

Antonella Sparvoli
18 ottobre 2008

3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sarà, ma io non ci credo.

Anonimo ha detto...

Per quel poco che ne so, mi sembra che i danni siano maggiori dei vantaggi, se no avrei già consumato belle quantità di iperico. Meglio, a mio parere, tenerlo in vaso per abbellire la casa.
rossana

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Concordo !