lunedì 20 ottobre 2008

Il Papa a Pompei attacca l'anticlericalismo ma non parla di camorra. «Una scelta»



IL CORRIERE DELLA SERA

POMPEI - Ha attaccato l'anticlericalismo contro la Chiesa, ma non ha mai pronunciato la parola «camorra» il Papa, nella sua visita al santuario della Beata Vergine del Rosario a Pompei, dove ha celebrato una messa sul sagrato davanti a trentamila persone.
RISPETTO VERSO GLI ONESTI - Una scelta «fatta di proposito», spiega poi Ciro Benedettini, vicedirettore della sala stampa vaticana, per «rispetto» verso la maggioranza dei campani che sono persone oneste e non camorristi. Inoltre - aggiunge Benedettini - si tratta di un pellegrinaggio, quindi a dimensione strettamente spirituale. Infine Ratzinger ha preferito suggerire in positivo quali sono le energie attraverso cui si può sconfiggere la camorra, invitando a essere fermento sociale, a non cedere ai compromessi, a difendere la famiglia, a combattere contro ogni violenza. «È meglio accendere una candela che maledire l'oscurita» ha concluso l'addetto stampa, ricordando che il Papa aveva denunciato con forza la criminalità organizzata durante il viaggio a Napoli dell'anno scorso.
RISCATTO DEL TERRITORIO - Durante la messa Ratinger ha detto che Pompei, con le sue «opere sociali», non è una «cattedrale nel deserto», ma «è inserita nel territorio della valle per riscattarlo e promuoverlo». Ricordando le opere sociali della cittadina, molte collegate alla attività della Chiesa, Benedetto XVI ha definito Pompei «una cittadella di Maria e della carità, non però isolata dal mondo, non, come si suol dire una 'cattedrale nel deserto', ma inserita nel territorio di questa valle per riscattarlo e promuoverlo. La storia della Chiesa, grazie a Dio, è ricca di esperienze di questo tipo, e anche oggi se ne contano parecchie in ogni parte della terra. Sono esperienze di fraternità, che mostrano il volto di una società diversa, posta come fermento all'interno del contesto civile».
LA STORIA DI LONGO - Ricordando Bartolo Longo, fondatore del santuario, trasformatosi come san Paolo «da persecutore in apostolo», il Papa ha poi osservato che anche ai nostri giorni «non mancano simili tendenze». «La vicenda della sua crisi spirituale e della sua conversione - ha detto nell'omelia della messa celebrata sul sagrato del santuario, davanti a circa trentamila persone - appare oggi di grande attualità»: da studente, «influenzato da filosofi immanentisti e positivisti, si era allontanato dalla fede cristiana diventando un militante anticlericale e dandosi anche a pratiche spiritistiche e superstiziose».
DIO TRASFORMA IL MONDO - Poi la conversione, che «contiene un messaggio molto eloquente per noi, perché purtroppo simili tendenze non mancano nei nostri giorni. In questo Anno Paolino - ha aggiunto - mi piace sottolineare che anche Bartolo Longo, come san Paolo, fu trasformato da persecutore in apostolo: apostolo della fede cristiana, del culto mariano e, in particolare, del Rosario, in cui egli trovò una sintesi di tutto il Vangelo. Questa città, da lui rifondata, è dunque una dimostrazione storica di come Dio trasforma il mondo: ricolmando di carità il cuore dell'uomo e facendone un 'motore' di rinnovamento religioso e sociale».


19 ottobre 2008

3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Che razza di scelta è quella di andare in un paese di camorra e non parlarne affatto per rispetto ai cittadini onesti ?
ùUn scelta del cavolo è !

Unknown ha detto...

alla morte di Giovanni Paolo II pensavo di farmi cattolica (sono stata cresciuta atea), ma questo Papa fa passare la voglia...
Carolina

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Come ti comprendo Carolina !