mercoledì 15 ottobre 2008

"La colpa è degli ebrei" La saga delle boiate



JACOPO IACOBONI
LA STAMPA


Ti pareva: la colpa è degli ebrei. È partita la caccia al colpevole, stavolta della crisi finanziaria globale, e l’Italia come al solito brilla. Anche gli altri, però. È da un po’ che sul crollo delle Borse sentiamo e leggiamo ogni genere di teorie bislacche, assurdità, leggende metropolitane, mischiate a interpretazioni spacciate per verità assolute che scaricano sempre sugli altri - chiunque, purché non noi - la colpa di quello che sta succedendo ai nostri risparmi. Chi ci guadagna? Chi ci ha fregato? Chi tramava nell’ombra? L’America. La destra. La sinistra. La globalizzazione. La lobby ebraica. Anzi, plutogiudaica. I terroristi. No, Cindia (Cina e India). I derivati. I futures. Gli speculatori. Il denaro. L’ingordigia. Oh, quella. I sette vizi capitali. Internet. I maschi contro le femmine. Lo shampoo, avrebbe detto il grande Giorgio Gaber.

Perché c’è sempre una mano intelligente, una spiegazione sapiente, un colpevole incipiente; un protocollo di qualche savio da far girare su Internet per abbindolare chi ci crede, un anchor-man dall’interpretazione pronta, un articolista dietrologo, e il gioco è fatto, la leggenda servita, la panzana sfornata. È la saga delle boiate pazzesche, l’ultima e più tragica è anche la più vecchia, il caos dei mercati è colpa della lobby ebraica. Un fogliaccio che gira su moltissimi siti Internet sostiene che poco prima del crollo Lehman Brothers ha trasferito 400 miliardi di dollari indovinate dove? Ma certo, in Israele. Ovvio, dice, Lehman fu fondata dagli ebrei tedeschi nel 1850, no? La tesi è dettagliata, eccovi le tre banche israeliane che hanno inguattato i soldi, naturalmente gli americani sapevano tutto. Jeff Rens - un ex giornalista già noto propalatore di teorie del complotto - l’ha svelto svelto rilanciata, qualcuno ha anche cercato di postarla nei forum di giornali rispettabili, The Huffington Post, negli Stati Uniti, o l’Independent, in Inghilterra.

E ha voglia l’Anti-Defamation League ebraica in America a denunciare la bufala, chissà quanti l’hanno già presa come oro colato. Hamas di certo, quando parla di «pessimo sistema bancario messo in piedi e controllato dalla lobby ebraica». Ahmadinejad al confronto è parso misurato: la colpa della crisi «è dei costi delle guerre americane». O Vladimir Putin, oggi liberomercatista, dopo gli anni al Kgb: tutto quello che vediamo nasce negli Stati Uniti, non si tratta dell’irresponsabilità di un singolo, la colpa è di un sistema che manca di leadership. E sarà la boiata tra le boiate quella sulla lobby ebraica - oltretutto rischiosa, roba che evoca la Russia zarista - ma anche altri, che hanno una qualche responsabilità pubblica, a volte soggetti o istituti rispettabilissimi, non riescono ad astenersi dal rito della spiegazione facile, se non proprio dell'interpretazione risibile o del colpevole portatile (ne abbiamo sempre pronto uno, nel taschino). Banca Etica: la crisi è colpa dei derivati, noi siamo sani perché non investiamo.

Il cardinal Martino: la colpa è del denaro e dell'ingordigia. Veltroni in tv: la colpa è della destra, del suo mito della deregulation («ovviamente non solo della destra italiana», e meno male). D’Alema: la colpa è dell’ultraliberismo, una stagione che si avvia a finire. Bossi (uguale pari pari a Toni Negri da Gad Lerner): no, la colpa è della globalizzazione, per Bossi però «sostenuta in maniera particolare dalla sinistra». E sì, ce li vedi, tutti nei salotti, col neo premio Nobel Paul Krugman. Magari coi grembiulini. Se la crisi finanziaria è partita nel mondo anglosassone, è naturale rifarsi alle colpe di Calvino, non Italo, ma il riformatore, che avrebbe benedetto anche le opzioni put. Ha subito protestato, figurarsi, una sedicente «società calvinista».

Julia Noakes, una psicologa che lavora nella City a Londra con quei poveri tipi che s’agitano e fanno segni strani con le mani, si è fatta contagiare: la colpa è del maschilismo, «il problema del settore finanziario è che è troppo orientato verso l’individualismo e non abbastanza verso la femminilità». Heather McGregor, cacciatrice di teste, ritiene che la banca inglese sopravvissuta meglio alla crisi è quella che più ha spinto le donne ai vertici, la Lloyds. Bruno Vespa (scherzando ma non si sa mai): la colpa è di Oscar Giannino (presente in studio), e di quelli come lui. Speculatori, non eravate voi la salvezza del capitale? Ci vorrebbe la sobrietà del Cavaliere, in questa vicenda (a parte un accenno di colpetta attribuita ai media, che deformano sempre le sue parole, in questo caso quelle sulla «sospensione dei mercati», poi smentite); non come quando disse che la colpa del fallimento della trattativa Alitalia era dei comunisti. Affidiamoci, in assenza, a Emilio Fede, che in tv ha ipotizzato: vien quasi da pensare che dietro tutto questo ci sia la mano dei terroristi. Già, quasi.

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