giovedì 16 ottobre 2008

PROVE TECNICHE DI SUICIDIO



PETER GOMEZ

Gli ultimi sondaggi dicono che tra gli elettori la fiducia nel Partito Democratico è scesa sotto la soglia del 30 per cento. Quella nel Pdl e in Berlusconi invece continua a volare anche se, quando si esaminano le intenzioni di voto, il Pd pare aver arrestato l'emorragia di consensi. Di Pietro e la Lega invece furoreggiano e, di settimana in settimana, guadagnano nuovo terreno. Non è difficile capire perché accada tutto questo. Mentre scrivo i vertici del partito di Veltroni hanno appena rifiutato lo scambio proposto dal centro-destra su Rai e Consulta: sì all'elezione di Leoluca Orlando alla testa della commissione parlamentare di vigilanza, ma solo come contropartita alla nomina dell'ex avvocato difensore del premier, Gaetano Pecorella, a giudice della Corte Costituzionale.

Il no del centro-sinistra è una buona notizia, anche se il fatto che ci sia voluto un giorno e mezzo per bocciare la proposta spiega perché la fiducia nel Pd sia in continuo calo.

Al contrario di quanto molti credono, in politica infatti i valori contano. Una delle componenti (ma non l'unica) che spinge a votare per uno schieramento piuttosto che per un altro sta proprio qui: nell'avere dei principi chiari, immediatamente percepibili e ricordati di continuo. Dei principi in cui l'elettore può identificarsi.

Non per niente anche Silvio Berlusconi si presenta come un portatore di valori: la libertà d'impresa, le libertà dell'individuo, la sicurezza dei cittadini e via dicendo. E così molte delle sue battaglie in favore di sé stesso e dei suoi amici vengono contrabbandate dal premier come battaglie sui principi: pensate solo alla guerra alle intercettazioni telefoniche ingaggiata al grido della difesa della privacy. Viene insomma lanciato un messaggio positivo per nascondere una scelta che nei fatti è negativa per la collettività.

Per questo la discussione sul nome di Pecorella è stato l'ennesimo passo verso il suicidio della sinistra moderata italiana. L'ex difensore di Berlusconi, come è noto, è da tempo imputato di favoreggiamento nei confronti del presunto stragista Delfo Zorzi (bomba di Piazza della Loggia a Brescia). Secondo i pm avrebbe pagato un pentito perché ritrattasse le sue accuse. Prima ancora del suo conflitto d'interessi (un ex avvocato del premier chiamato a pronunciarsi su leggi che interessano il premier) questo era un motivo sufficiente per rispedire immediatamente al mittente ogni ipotesi di accordo. E invece per tutta la serata di martedì 14 ottobre il Pd e i suoi capogruppo si sono limitati a sottolineare l'esistenza di «una delicata questione» (senza nominarla) che avrebbe sconsigliato l'elezione di Pecorella. Come se dire chiaramente che un imputato, anche se innocente fino a prova contraria, non può sedere alla Consulta, fosse qualcosa di cui vergognarsi e non la riaffermazione di un principio.

Questi sbandamenti l'elettorato li percepisce benissimo. E ormai sono sempre di più i cittadini che si chiedono in quali valori si riconosca realmente il Pd e soprattutto quanti siano gli esponenti di quel partito disposti a battersi per essi.


1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Davvero incomprensibile ed incommentabile l'insipienza dei vertici del PD, Veltroni in testa, ma anche Antonello Soro non scherza.
Stanno replicando il 14 giugno 1924, quando i socialisti, a causa dell'omicidio di Giacomo Matteotti ed ancor prima che ne fosse trovato il corpo, si ritirarano dal Parlamento ufficiale per cosituirsi in unico parlamento legittimo in un'altra sala.
Un errore clamoroso che spianò la strada al fascismo.
E adesso ?
Ma come, cala il consenso sotto il 30% e non reagiscono, ancora con questa melassa !
Intanto Berlusconi vola al massimo storico, il 62%, mentre Di Pietro è secondo con il 46%.
Cambiate mestiere, ammesso che sappiate fare uno !
Questo non fa più per voi !