mercoledì 15 ottobre 2008

Quando il bisturi ti fa brutta



MARINA VERNA
LA STAMPA
15 OTTOBRE 2008


Quando alla cassa del teatro le offrirono lo sconto-anziani, Elizabeth James, avvocatessa londinese cinquantenne, decise che era tempo di procedere a un lifting. Si affidò a un buon specialista, concordò i dettagli e, ha raccontato al «Daily Mail», «per mesi sono stata molto soddisfatta: avevo un viso davvero stupendo».

Poi però la pelle ricominciò a cedere e il chirurgo consigliò un secondo intervento. Cinque anni e 14 mila sterline dopo, Mrs. James ha così riassunto la sua condizione: «Fronte e zigomi più o meno tengono, ma la zona intorno alla bocca è peggio di prima. Sono molto delusa. Purtroppo nessun chirurgo plastico ti dice che gli effetti durano poco, che i rischi sono alti e che non esistono garanzie di riuscita».

La signora James, forse, non farà causa al suo medico, prassi per altro frequente, ma certo si inserisce a pieno titolo in quella crescente categoria di donne - quattro su cinque, secondo il dottor Michael Prager, dell’Associazione britannica chirughi estetici - scontente di aver cercato di ritardare l’invecchiamento con il bisturi. Anche Penelope Christoforou, che aveva 40 anni quando si affidò al chirurgo plastico per una liposuzione al ventre, se potesse tornare indietro, si terrebbe il suo ventre sciupato dalle tre gravidanze. Invece, voleva rimettere il bikini, cosa che riuscì a fare nei primi quattro anni dopo l’intervento. Poi, però, la situazione precipitò: «Vestita sto bene, ho una bella linea. Ma non posso più mettere la pancia a nudo. Dove c’è stato il taglio, la pelle è diventata scura, vecchia e grumosa. Tende alla buccia d’arancia ed è visibilmente diversa che nel resto del corpo».

In America e in Francia, dove lifting e liposuzioni sono in voga da decenni, sembra che, a lungo termine, stiano apparendo effetti sgradevoli, con molti medici che devono ammettere di aver ottenuto il risultato contrario alle intenzioni, accelerando l’invecchiamento. Un medico come il dottor Sam Hamran, basato a Dallas, si sta guadagnando una fortuna con interventi correttivi dei lifting. «Per qualche mese - ha detto al “Daily Mail” - il viso, effettivamente, ha un aspetto migliore, più disteso, più giovane. Ma già dopo un anno il risultato è assai meno bello: molte zone del viso danno segni di cedimento, la pelle tira, gli occhi sembrano cavi. Appare una progressiva disarmonia, perché il processo di invecchiamento continua, indipendentemente dai freni che gli si mettono».

Secondo il dottor George Roman - due studi, a Parigi e Londra, specializzati in trattamenti non invasivi - anche se in Gran Bretagna i lifting sono aumentati in un solo anno del 37 per cento, le avanguardie femminili più attente lo stanno rifiutando: «Fino a non molto tempo fa si pensava che la chirugia funzionasse da prevenzione e che, quanto prima si iniziavano i trattamenti anti-invecchiamento, tanto migliori sarebbero stati i risultati. Adesso, però, abbiamo un’ampia casistica di interventi fatti negli Anni 80 e 90 e possiamo dire che i danni a lungo termine sono evidenti. Dove passa il bisturi, l’invecchiamento è più veloce».

Finirà l’epoca dei lifting, sostituiti da interventi meno invasivi? Il professor Simone Teich Alasia, pioniere della chirurgia plastica, è molto meno drastico. «Se il chirurgo è garbato, il lifting dura sei-sette anni e lo si può ripetere anche tre volte. Certo, occorre intervenire bene: sollevare la cute, riappoggiarla e togliere soltanto l’eccedenza, senza fare la minima trazione. Così si ottiene un ottimo risultato, che dura nel tempo». L’essenziale, dice, è non lasciarsi tentare dalla paziente che chiede: «Tiri più che può!». Invece no.

«Solo l’eccedenza! Un centimetro, 12 millimetri, 15 al massimo, ma niente di più. In questo modo io ho sempre avuto risultati meravigliosi. E quando c’è di nuovo un rilassamento, si ripete la stessa procedura». A quanti anni consiglia di cominciare? «Quando compare un rilassamento all’altezza del collo, quando ci sono i primi segni di doppio mento, le prime rughe sul collo. Diciamo intorno ai 45-50 anni, dipende da come si vive, da quanto ci si trucca. Il trucco un po’ traumatizza la pelle, non è sempre innocuo».

Ma è vero che, quando si incide, si provoca un processo di invecchiamento altrimenti più lento? «L’invecchiamento procede comunque. Ma, se lo scollamento della pelle viene fatto in modo garbato, se si lede poco la cute e la si chiude bene per evitare i piccoli sanguimenti sotto, allora il lifting è un successo. Ripetendolo tre volte, si coprono 20 anni d vita». E a quel punto ci si può rassegnare.


3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Le signore (danarose) sono avvertite.

Anonimo ha detto...

Ma che assurda tendenza! Non riesco a capire questa follia collettiva dell'eterna giovinezza. Siamo stato creati così, e dobbiamo aspettarci, dopo la nascita, di crescere, riprodurci, avviarci verso il tramonto, e infine morire. Lo fa il sole, ogni giorno, e non è detto che un'alba sia più bella di un tramonto.
Forse il lifting ci regala le aspettative gioiose ed i sogni dell'adolescenza? A me quelle persone(uomini e donne) che si travestono da giovincelli sembrano penosamente ridicole e senza risorse: la vita è passata su di loro senza lasciare tracce nelle loro teste che aspettano ancora un futuro che è già passato.
rossana

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

E' la vanità che muove, donne e uomini, a queste assurde pratiche, che rimpinguano il portafoglio dei chirurghi estetici.
La vanità, non la necessità.
Io ammetto la chirurgia estetica per rimediare a guasti, di madre natura o dell'uomo. C'è su Sky un programma di chirurgia estetica estrema, che io seguo talvolta, e sono felice nel vedere povere creature godere, finalmente, di un po' di benessere e la felicità dipingersi sul loro volto, nel loro sorriso.
Gli altri casi, di bellissime e bellissimi che vogliono restare tali nonostante l'incedere inesorabile degli anni, mi fanno solo pena.