martedì 16 dicembre 2008

D'Alema, allarme ex pm Ma i veltroniani: «L'alleanza rimane»

IL CORRIERE DELLA SERA


ROMA — «Un risultato prevedibile», per Walter Veltroni, quello abruzzese. E anche se è difficile imputarlo al segretario c'è già chi contesta l'alleanza con Antonio Di Pietro. Ma, premette il leader del Pd, «era l'unica coalizione possibile in quelle condizioni». È facilmente immaginabile, però, che nella direzione di venerdì prossimo il rapporto con il leader dell'Italia dei Valori sarà oggetto di polemiche. Massimo D'Alema è dell'idea che di fronte «a un governo che comincia ad avere delle difficoltà solo Di Pietro capitalizza, prendendo anche consensi che potrebbero andare a noi». E porrà questo problema alla riunione del 19. Ovviamente non sarà il solo. Franco Marini, «dolorante» per «l'Abruzzo e per un dente tolto da poco», è convinto che il Partito democratico debba avere la sua «autonomia» dall'ex magistrato. Sulla giustizia, per esempio, aprendo un confronto con il Pdl, e «se "lui" non ci sta, noi andiamo avanti lo stesso».

Il Di Pietro mangia-tutto preoccupa anche Rifondazione comunista: «Se alle Europee non facciamo un cartello di tutte le sinistre — è il convincimento di Fausto Bertinotti — rischiamo molto. Il pericolo è quello di ritrovarci con un Prc al 2 per cento e l'Idv al 10. A quel punto è chiaro che l'unica forza a sinistra del Pd sarà proprio quella rappresentata da un uomo che di sinistra non è come Di Pietro». Dubbi e timori investono tutta l'opposizione e il rapporto tra il Pd e Di Pietro entra in crisi. Perciò, difficilmente da ora in poi il Partito democratico andrà appresso all'Italia dei Valori. Il che non significa che il segretario voglia rompere brutalmente con il leader dell'Italia dei Valori. Due degli uomini più vicini a Veltroni ritengono che sia sbagliata una lacerazione traumatica dei rapporti (che qualcuno, nel Pd, pensa sia il vero obiettivo di Di Pietro), anche se una tirata d'orecchi all'ex magistrato e al suo protagonismo solitario è ampiamente prevista. Tanto più che anche a livello nazionale il Pd è mal messo: un sondaggio riservato arrivato ai dirigenti del centrosinistra venerdì scorso lo stima al 27,5 per cento. Giorgio Tonini, ghost writer di Veltroni, la pensa così: «In Trentino è successa la stessa cosa a parti rovesciate.

Il candidato del centrodestra alla presidenza della Provincia era un leghista, il Pdl è andato male, il Carroccio no. E che cosa ha fatto Berlusconi? Ha forse rotto con la Lega? Del resto, la scelta di andare in Abruzzo con l'Idv è stata condivisa da tutti, anche da Marini». E Tonini continua il suo ragionamento: «Vorrei capire che cosa significa rompere con Di Pietro. Andare soli alle Amministrative? E pure alle Politiche? Non possiamo fare un caso dell'Abruzzo, anche se in futuro i candidati non potranno essere sempre loro e Di Pietro dovrà capire che non può pensare di giocare solo per sé». Anche il responsabile organizzativo del Pd, Beppe Fioroni, è convinto che non si possa andare allo scontro con il leader del-l'Italia dei Valori: «Non è che Di Pietro ha fatto il cattivo in Abruzzo, il risultato è frutto di tante cose. Comunque noi dovremo far capire a Tonino che da una politica di parte, fatta solo per portare voti al proprio mulino, deve passare a una politica di governo, perché noi ci candidiamo a governare». E l'ideale per raggiungere questo obiettivo, secondo Fioroni, «sarebbe riuscire a rendere compatibili Italia dei Valori e l'Udc». Insomma Di Pietro, ma anche Casini.

Maria Teresa Meli
16 dicembre 2008

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Certo che non impareranno mai !
C'è da rabbrividire nel leggere le varie dichiarazioni delle varie "teste d'uovo" del PD: così al governo non ci tornerammo mai !
Si meritano il terzo: VAFFANCULO !