PONTE DI LEGNO (Brescia) — «La prima cosa che mi è venuta in mente è la grande sofferenza che deve aver provato quell’uomo lì». Umberto Bossi contempla le fiamme del gran camino che riscalda la sala dell’Aquila a Castelpoggio, il castello di Bruno Caparini immerso nella neve dell’alta Val Camonica. Di sottofondo, si sente lo scrosciare dell’Oglio appena nato. «Quell’uomo lì» è Antonio Di Pietro, il leader dell’Italia dei valori, il cui figlio Cristiano è coinvolto nell’inchiesta napoletana su Alfredo Romeo.
Ha davvero pensato al dolore di Di Pietro?
«Ma sì. Uno passa la vita a costruirsi una faccia. E poi... mai, io credo, si sarebbe aspettato che il casino gli sarebbe scoppiato in casa, per un figlio ».
Cristiano Di Pietro ha dato le dimissioni dal partito paterno.
«Beh, erano quasi inevitabili... ».
Qualcuno a volte la paragona a Di Pietro. Linguaggio diretto, distanza dalla «casta», il rivolgersi agli elettori senza troppi giri di parole...
«Io ho un altro progetto».
Delle volte, sembra comunque che lei abbia una certa stima per il leader Idv.
«Di Pietro si muove bene, un piccolo partito solo facendosi vedere cresce in forza e in voti. Certo, dato che è costretto ad attaccare sempre, delle volte Di Pietro esagera. Però, è anche preparato: conosce la magistratura, sa quel che è necessario dire e sa quali tasti toccare per farsi capire».
Fin troppo, secondo qualcuno. C’è chi immagina sia il regista della raffica di inchieste che stanno tormentando il Pd.
«Io non credo. Se lei mi chiede come mai venga fuori tutto questo adesso, non so rispondere. Certo, la sinistra prima poteva fare tutto, ora sembra che le vada tutto storto».
Altri sostengono che le inchieste siano un altolà al Pd contro possibili accordi con la maggioranza sulla Giustizia.
«Ma che mi vuol far dire?».
Berlusconi ha detto di averla convinta sulla necessità di vietare le intercettazioni anche per i reati contro la pubblica amministrazione.
«Convinto... non so. Però Berlusconi non ha tutti i torti, dice cose che fanno riflettere. Non possiamo più avere magistrati che, attraverso le intercettazioni, buttano la rete per procacciarsi il processo. Devono prima ricevere la segnalazione di un reato dalla polizia giudiziaria. Altrimenti, anche fatti che non hanno nulla di penale, vengono utilizzati a fini politici ».
In che senso?
«Prenda le amanti, i comportamenti privati. Vengon fuori, ed è fango su una persona. Questo è un obiettivo politico, non un’altra cosa. E poi, la gente non vuole le intercettazioni, pensa che quel che deve pagare in termini di privacy sia troppo rispetto all’obiettivo».
Negli ultimi mesi, si è avuta la sensazione che ci fosse qualche incomprensione tra lei e Tremonti.
«Giulio Tremonti è un amico. Certo, forse è più facile essergli amico quando non è ministro. Ma è una persona di una saggezza straordinaria. E vede molto più lontano di tutti gli altri. È una fortuna che lui abbia tenuto ben chiusi i cordoni della borsa, altrimenti oggi non avremmo potuto pagare le casse integrazioni e i provvedimenti straordinari per l’economia».
E Mariastella Gelmini? Lei era stato abbastanza secco nei suoi confronti.
«Sì, ma devo dire che si è molto raddrizzata. È stata brava, ha fatto cose importanti: soprattutto ha fatto capire che si può cambiare anche quel che sembrava intoccabile. Dare questa sensazione, è un segno politico fondamentale».
Marco Cremonesi
30 dicembre 2008
Ha davvero pensato al dolore di Di Pietro?
«Ma sì. Uno passa la vita a costruirsi una faccia. E poi... mai, io credo, si sarebbe aspettato che il casino gli sarebbe scoppiato in casa, per un figlio ».
Cristiano Di Pietro ha dato le dimissioni dal partito paterno.
«Beh, erano quasi inevitabili... ».
Qualcuno a volte la paragona a Di Pietro. Linguaggio diretto, distanza dalla «casta», il rivolgersi agli elettori senza troppi giri di parole...
«Io ho un altro progetto».
Delle volte, sembra comunque che lei abbia una certa stima per il leader Idv.
«Di Pietro si muove bene, un piccolo partito solo facendosi vedere cresce in forza e in voti. Certo, dato che è costretto ad attaccare sempre, delle volte Di Pietro esagera. Però, è anche preparato: conosce la magistratura, sa quel che è necessario dire e sa quali tasti toccare per farsi capire».
Fin troppo, secondo qualcuno. C’è chi immagina sia il regista della raffica di inchieste che stanno tormentando il Pd.
«Io non credo. Se lei mi chiede come mai venga fuori tutto questo adesso, non so rispondere. Certo, la sinistra prima poteva fare tutto, ora sembra che le vada tutto storto».
Altri sostengono che le inchieste siano un altolà al Pd contro possibili accordi con la maggioranza sulla Giustizia.
«Ma che mi vuol far dire?».
Berlusconi ha detto di averla convinta sulla necessità di vietare le intercettazioni anche per i reati contro la pubblica amministrazione.
«Convinto... non so. Però Berlusconi non ha tutti i torti, dice cose che fanno riflettere. Non possiamo più avere magistrati che, attraverso le intercettazioni, buttano la rete per procacciarsi il processo. Devono prima ricevere la segnalazione di un reato dalla polizia giudiziaria. Altrimenti, anche fatti che non hanno nulla di penale, vengono utilizzati a fini politici ».
In che senso?
«Prenda le amanti, i comportamenti privati. Vengon fuori, ed è fango su una persona. Questo è un obiettivo politico, non un’altra cosa. E poi, la gente non vuole le intercettazioni, pensa che quel che deve pagare in termini di privacy sia troppo rispetto all’obiettivo».
Negli ultimi mesi, si è avuta la sensazione che ci fosse qualche incomprensione tra lei e Tremonti.
«Giulio Tremonti è un amico. Certo, forse è più facile essergli amico quando non è ministro. Ma è una persona di una saggezza straordinaria. E vede molto più lontano di tutti gli altri. È una fortuna che lui abbia tenuto ben chiusi i cordoni della borsa, altrimenti oggi non avremmo potuto pagare le casse integrazioni e i provvedimenti straordinari per l’economia».
E Mariastella Gelmini? Lei era stato abbastanza secco nei suoi confronti.
«Sì, ma devo dire che si è molto raddrizzata. È stata brava, ha fatto cose importanti: soprattutto ha fatto capire che si può cambiare anche quel che sembrava intoccabile. Dare questa sensazione, è un segno politico fondamentale».
Marco Cremonesi
30 dicembre 2008
1 commento:
Bah ! Sono perplesso. Penso che vi sia in atto un ampio disegno, una strategia, della quale Bossi fa sicuramente parte.
Non so quale, e voi ?
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