mercoledì 10 dicembre 2008

Giustizia, il piano del governo

LA STAMPA
10/12/2008


Le proposte per la separazione delle carriere tra giudici e pm e il disegno che potrebbe riformare il Csm dovrebbero arrivare in Consiglio dei ministri subito dopo Natale. Già prima delle feste, invece -ha spiegato Alfano- «speriamo di intervenire sul processo penale». Mentre Berlusconi accelera, nonostante i paletti della Lega, sulla riforma della giustizia arrivano le puntualizzazioni del ministro, che spiega i punti del progetto. «Non interverremo sul principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale, ma sul suo funzionamento» dice il Guardasigilli. «Il pm ha l’obbligo di esercitare l’azione penale, e questo principio è sacrosanto spiega -, il problema è quando le notizie di reato sono troppe e diventa quindi indispensabile una selezione -. Ne parleremo nel nuovo anno, ma si pensa ad una legge ordinaria, per individuare dei canoni di priorità». Alfano poi, ripercorre le varie tappe che porteranno al cambiamento del pianeta giustizia: prima fase, quella della riforma del processo civile, «che speriamo entri in vigore all’inizio del nuovo anno, con l’approvazione al Senato e il ripassaggio alla Camera». Poi, le modifiche del processo penale, «per una maggiore efficacia e certezza per i cittadini» con l’attuazione del «giusto processo e la questione della certezza della pena». Infine, gli interventi sulla Costituzione, con l’obiettivo «della parità» tra accusa e difesa, per la quale occorre un giudice terzo ed equidistante da entrambe le parti. «Giudice e pm fanno parte dello stesso ordine, lavorano nello stesso ufficio. Il tema concreto è la parità tra accusa e difesa» ha specificato il Guardasigilli. Di conseguenza, dunque, una riforma del Csm «con un intervento serio». La vicenda delle procure di Catanzaro e Salerno, ha detto il ministro, «dimostra la tendenza da parte di taluni magistrati a non pensare che ci si possa occupare di loro in sede disciplinare. Si è arrivati alcune volte al punto di non ritorno».

Infine, sul sistema penitenziario, il Guardasigilli ribadisce che «non ci sarà nessun indulto, nessuno sconto o amnistia: il problema delle carceri finora in Italia si è sempre risolto con l’indulto, noi invece costruiremo nuove carceri, tante quante ne serviranno perchè venga rispettata la dignità dei detenuti».

Sul tema arriva anche la puntualizzazione di La Russa: «La separazione delle funzioni, non delle carriere, tra pm e giudice, già contenuta in una proposta del centrodestra, può essere un punto di partenza. Credo che oggi non si possa escludere la separazione delle carriere, ma bisogna arrivarci non in forma vendicativa nei confronti della magistratura». Il ministro della Difesa premette che «An è sempre stata nel centrodestra l’area moderata sulla giustizia» e, per una «buona» riforma «servono equilibrio e condivisione». Ieri, intanto, dai presidenti di Camera e Senato era arrivato un invito affinché la riforma fosse «condivisa». «È necessaria una riforma che abbia come obiettivo condiviso l’efficienza del sistema giudiziario», ha detto per primo Fini. Ed è auspicabile, ha aggiunto, che si avvii una riflessione «sull’assetto della magistratura se davvero si vuole che essa sia all’altezza delle proprie funzioni costituzionali». «Confidiamo tutti che il confronto si possa realizzare» è, poi, l’appello di Schifani.

L’Udc e una parte del Pd aprono al governo. Anche se il presidente dei senatori democratici Anna Finocchiaro precisa subito che il confronto ci potrà essere, ma a due condizioni: che non si metta mano alla Costituzione e che si rendano celeri ed efficaci i processi. L’importante, incalza Piero Fassino, è che non si cerchi di «imbrigliare i magistrati», perchè altrimenti «non ci interessa». «Quando qualcosa non funziona nelle grandi democrazie – taglia corto Maurizio Lupi (Pdl) - la politica si deve assumere la responsabilità di un cambiamento».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Più guardo la fotografia e più mi sento sconsolato.